Impero romano d'Oriente e Occidente: storia, caratteristiche, cronologia
Indice
- Impero romano d'Oriente e Occidente: premesse
- Impero romano: ascesa di Diocleziano
- Impero romano d'Oriente e Occidente: la divisione di Diocleziano
- Le riforme di Diocleziano
- Diocleziano e la Tetrarchia: significato e caratteristiche
- Costantino ed il principio dinastico
- Impero romano d'Oriente e Occidente: la divisione definitiva
- Concetti chiave
1Impero romano d'Oriente e Occidente: premesse
Siamo erroneamente abituati a considerare l’Impero Romano come un’entità unica e dotata di continuità sulla lunga durata. Allo stesso tempo, tendiamo a considerare l’Impero Romano d’Oriente come un’entità separata da quello d’Occidente. Come se non bastasse, la terminologia utilizzata dagli storici può causare confusione: ancora oggi infatti ci si riferisce all’Impero Romano d’Oriente chiamandolo “Impero Bizantino”, differenziandolo così in qualche modo dal mondo romano e dalla sua eredità.
In realtà entrambi gli imperi, di cui quello d’Oriente durò per quasi un millennio, raccolsero l’eredità dell’Antica Roma. Ma quando, e soprattutto perché l’Impero si divise in due ufficialmente? Per capirlo ci dovremo concentrare in modo particolare sull’imperatore Diocleziano (284-313 d. C.), sotto il quale avvenne la prima importante divisione, anche se soltanto amministrativa, tra Oriente ed Occidente. Faremo poi un “salto” di circa un secolo, fino alla morte di Teodosio (395), momento in cui, per convenzione, si colloca la divisione definitiva tra i due Imperi (l'impero era stato territorialmente diviso in due parti tra i due figli dell’Imperatore: ad Arcadio toccò l’Oriente, ad Onorio l’Occidente).
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2Impero romano: ascesa di Diocleziano
Nel 284 Diocle, un militare originario della Dalmazia si ritrovò alla guida di un Impero in profonda crisi. Da cinquant’anni lo sconfinato Impero Romano era funestato da continue invasioni, epidemie, una crisi monetaria ed una forte instabilità politica. Un turbolento periodo (235-284) che gli storici hanno ribattezzato Crisi del terzo secolo, o anche, in modo ancor più allarmante, Anarchia militare. In questi cinquant’anni si erano succeduti al trono 27 imperatori, quasi tutti militari, quasi tutti morti di morte violenta, spesso per mano del proprio esercito, ai quali vanno aggiunti svariati usurpatori non riconosciuti.
Anche Diocle, prima di venire acclamato Imperatore dall’esercito, era stato un brillante generale, ma a differenza dei suoi predecessori riuscì in qualche modo a riportare una certa stabilità nel suo Impero. Per prima cosa giurò la propria estraneità alla morte di Numeriano, il precedente imperatore: gli storici di oggi, abituati a non prendere alla lettera tutto ciò che ci viene tramandato dalle fonti letterarie, hanno qualche dubbio in merito. Successivamente, Diocle cambiò il proprio nome nel più latinizzante (e altisonante) Gaio Aurelio Valerio Diocleziano. Infine, poiché era stato dichiarato usurpatore da Carino, fratello maggiore di Numeriano, lo affrontò e lo annientò in Mesia nel 285.
3Impero romano d'Oriente e Occidente: la divisione di Diocleziano
L’imperatore Diocleziano capì immediatamente che lo sterminato Impero, di difficile percorrenza e costantemente minacciato ai confini da popoli ostili, aveva bisogno di un nuovo sistema di governo. Non a caso, già in passato erano sorte divisioni amministrative, con entità che tentarono di distaccarsi dall’amministrazione centrale, come l’Impero delle Gallie o il regno di Palmira.
Proprio perché gestire i vasti confini dell’Impero, costantemente sotto attacco, richiedeva la capacità di gestire i territori da vicino, Diocleziano decise di ufficializzare tendenze che erano sorte durante la crisi del 3° secolo. Così nel 286 Diocleziano divise definitivamente l’Impero in due settori amministrativi: quello Orientale, che governò personalmente, e quello Occidentale, affidato all’amico e commilitone Massimiano, nominato Cesare. Mediolanum, l’attuale Milano, divenne la capitale d’Occidente. Nicomedia (oggi Izmit in Turchia) quella d’Oriente.
Il ruolo di Diocleziano restava più o meno preminente, come forse testimonia il fatto che assunse il titolo di Iovio, ispirato a Giove, re di tutti gli dei. Massimiano assumeva invece il nome di Erculio, ispirato ad un guerriero leggendario come l’eroe Ercole.
4Le riforme di Diocleziano
Rispetto a Roma, da Milano e da Nicomedia era molto più facile raggiungere le zone minacciate dall’esterno. La posizione geografica dell’Italia, circondata dal Mediterraneo, e quella di Roma, al centro dell’Italia, era stata ideale per dirigere le conquiste romane. Quando però si trattava di gestire un Mediterraneo pacificato, con confini turbolenti all’esterno, la posizione di Roma si rivelava ben poco pratica. Oltre a ciò, l’antico Senato entrava spesso in contrasto con l’esercito quando si trattava di riconoscere l’autorità di un nuovo imperatore.
Per risolvere tutti questi problemi le riforme di Diocleziano includevano la divisione dell’Impero in 12 diocesi (circoscrizioni), la perdita di ogni privilegio per i cittadini in Italia, ed un deciso indebolimento politico del Senato.
5Diocleziano e la Tetrarchia: significato e caratteristiche
Nel 293, allo scopo di perfezionare ulteriormente il governo dell’Impero, Diocleziano introdusse la Tetrarchia, o governo dei quattro. C’erano già stati casi di gestioni collegiali da parte di due o tre Augusti, ma senza spartizioni chiare dei compiti e dei territori. La parte occidentale e quella orientale venivano a loro volta divise in due. I due Augusti venivano affiancati così da due Cesari, Galerio e Costanzo Cloro, l’uno Erculio come Massimiano, l’altro Giovio come Diocleziano. L’investitura avvenne probabilmente il 1° marzo del 293.
Ad entrambi venivano affidati poteri analoghi a quello imperiale, importanti prerogative militari, nonché alcune regioni da amministrare, ma nei fatti rimanevano sottoposti agli Augusti, ed ufficialmente riconosciuti come loro “figli”. Secondo i piani, dopo un ventennio i Cesari avrebbero dovuto prendere il posto degli Augusti e nominare a loro volta due nuovi Cesari. Certo, si trattava di una divisione più amministrativa che politica.
Allo scopo di rendere più efficace il controllo sul territorio venivano poi raddoppiate le province, le cariche politiche e quelle militari. Mentre i contingenti dell’esercito si accrescevano notevolmente, allo scopo di evitare nuove usurpazioni era prevista una rigorosa separazione delle cariche politiche da quelle militari. L’etichetta di corte dell’Impero si faceva inoltre più complessa: l’Imperatore, sempre più divinizzato, non era più tecnicamente il primo tra i senatori (“princeps”), ma il signore “dominus”.
6Costantino ed il principio dinastico
La Tetrarchia garantì all’Impero circa vent’anni di stabilità. Il 1° maggio del 305 i due Augusti abdicarono, ritirandosi a vita privata. Proclamati Augusti a loro volta, Galerio e Costanzo Cloro nominavano due nuovi Cesari.
Purtroppo, il sistema di successione immaginato da Diocleziano non funzionò: con la morte prematura di Costanzo Cloro in Britannia, nel 306, scoppiò una serie di guerre civili (306-324), in cui gli eserciti tornarono a proclamare imperatori, ed i generali a contendersi il comando. Nel 310 ci furono di fatto quattro augusti: Galerio, Licinio, Massimino e Costantino (figlio di Costanzo Cloro).
Pur ben congegnata, la Tetrarchia era un sistema artificioso, che entrò presto in conflitto con il principio dinastico, più familiare e naturale: ben presto i figli dei Cesari e degli Augusti, esclusi dal potere, entrarono in conflitto con chi era stato nominato. Negli anni successivi alla morte di suo padre, Costantino si impadronì gradualmente di tutto l’Impero Occidentale, sconfiggendo nel 312 Massenzio, il figlio di Massimiano escluso dalla tetrarchia, a Ponte Milvio.
A questo punto dal 313 si tornò ad una diarchia (governo di due) sostanzialmente equilibrata, con Costantino Augusto d’Occidente, e Licinio, amico e commilitone di Galerio (che era morto nel 311), Augusto d’Oriente. Ma già dopo tre anni di iniziale stabilità, nel 316 Costantino e Licinio entrarono inesorabilmente in conflitto.
Oltre alla volontà di riunire l’Impero sotto un’unica figura, c’era anche il fatto che i due avevano due posizioni opposte rispetto al Cristianesimo. Licinio osteggiava e perseguitava i cristiani, Costantino li tollerava, anche ufficialmente in particolare a partire dal 313 con l’Editto di Milano. Il Cristianesimo, ormai diffuso per tutto l’Impero, garantiva a Costantino un controllo più esteso sul territorio, e legittimava una visione dinastica dell’Impero come riflessione dell’ordine divino.
Nel 324, Costantino sconfiggeva Licinio ad Adrianopoli, e per il momento Roma tornava nelle mani di un solo Imperatore. Alla fine della sua vita, Costantino si sarebbe definitivamente convertito. Dopo di lui, l’Impero Romano si legò indissolubilmente al cristianesimo.
Per celebrare la ritrovata unità, Costantino scelse una nuova capitale di tutto l’Impero: Bisanzio. Questa città all’imboccatura del Mar Nero, oggi conosciuta come Istanbul, venne ribattezzata Costantinopoli nel 330, diventando a tutti gli effetti una “nuova Roma”. Dopo Costantino continuarono ad essere nominati Cesari ed Augusti. Talvolta, come nel caso di Valentiniano e Valente, ci furono due imperatori allo stesso tempo, ma sempre sotto una sostanziale unità politica dei due imperi, e soprattutto in base a principi prettamente dinastici.
7Impero romano d'Oriente e Occidente: la divisione definitiva
Mentre la città di Costantinopoli fioriva, nell’Impero Occidentale la fase di progressivo decadimento andò peggiorando, in particolare per via della continua penetrazione di popolazioni barbariche ed ostili all’Impero. Nel 395, con la morte dell’imperatore Teodosio I, i suoi figli Arcadio ed Onorio ricevevano le due parti dell’Impero: al primo andava l’Oriente, al secondo l’Occidente. Da questo punto in poi la divisione si mantenne definitiva.
Ci furono due corti, due amministrazioni e due eserciti nettamente separati. L’ideologia unitaria sopravviveva, ma nei fatti veniva piegata alle concrete esigenze del presente. In ogni caso dalla nuova capitale d’Occidente, spostata da Milano a Ravenna nel 402, i contatti con Costantinopoli furono diretti e frequenti.
Inizialmente, peraltro, il tentativo di mantenere l’unità fu portato avanti dal generale Stilicone, un vandalo romanizzato, sembra per volere di Teodosio, che gli avrebbe affidato la tutela dei due figli. In un contesto di generale penetrazione delle popolazioni germaniche verso la Gallia Meridionale, in cui la Britannia si separava dall’Impero ed i Vandali penetravano in Spagna, Stilicone dovette scendere a patti con i Goti, che minacciavano l’Italia in modo diretto. La corte di Ravenna, ed in particolare lo stesso Onorio, non tollerò la sua iniziativa, e per questo venne messo a morte nel 408.
A questo punto le sorti dei due imperi si separano. L’Occidente era ormai alla mercé delle popolazioni barbariche: Alarico, re dei Goti, saccheggiava Roma nel 410. Seguirono gli Unni di Attila, che tuttavia si ritirarono nel 452. Infine, dopo il susseguirsi di una serie di imperatori d’Occidente sempre più precari e privi di poteri effettivi, nel 476, senza particolari clamori, il generale Odoacre, uno sciro, depose Romolo, detto Augustolo, restituì le insegne imperiali a Zenone, imperatore d’Oriente, e si fece proclamare re di tutte le popolazioni barbariche in Italia.
Ad Oriente il problema principale sarebbero stati principalmente, nei primi tempi, i Persiani. Ci sarebbero stati tentativi, in parte riusciti, di ristabilire il controllo sull’Occidente e sull’Italia. Tuttavia ormai la presenza di regni romano-barbarici era un fatto imprescindibile, che cambiò per sempre i territori che erano stati dell’Impero di Occidente.
L’Impero Romano sopravvisse ancora per un lunghissimo periodo a Costantinopoli, di fatto fino al 1453, anno in cui la città imperiale, conquistata da Maometto II, divenne capitale dell’Impero Ottomano. Fino a questa data, gli imperatori d’Oriente si considerarono legittimi eredi dell’Impero Romano, sia in Oriente che in Occidente.