L'impatto delle etichette psicologiche sugli adolescenti

Cosa sono le etichette psicologiche e qual è il loro impatto sulla salute mentale dei più giovani? La guida di psicologia

L'impatto delle etichette psicologiche sugli adolescenti
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Le etichette psicologiche: introduzione

L'impatto delle etichette psicologiche sugli adolescenti
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La sempre più ampia possibilità di parlare apertamente di salute mentale offre molti benefici ma porta con sé delle conseguenze, tra le quali, la tendenza a generalizzare e ad utilizzare in modo incorretto le etichette psicologiche alterandone la funzione e producendo, talvolta, ulteriori danni e sofferenze.

Cosa sono e a cosa servono le etichette psicologiche

Le etichette psicologiche fanno riferimento ai termini diagnostici utilizzati per descrivere condizioni mentali come, ad esempio, l’ansia, la depressione, i disturbi del comportamento alimentare, i disturbi di personalità e molte altre. Queste etichette vengono assegnate dai professionisti della salute mentale, cioè psichiatri e psicologi, a seguito di una valutazione diagnostica e possono essere utili per comprendere meglio le difficoltà di una persona, offrire trattamenti appropriati, ma anche per validare la sofferenza. Inoltre, sono utili per utilizzare un linguaggio condiviso tra professionisti e per dare un nome ai vissuti dell’individuo e poterlo quindi comunicare a chi gli sta accanto.

Ricevere una diagnosi può dare molto sollievo a chi soffre, perché finalmente si capisce che cosa succede e può dare una spiegazione a certi comportamenti o emozioni. Sapere di non essere soli in queste esperienze può inoltre creare un senso di appartenenza, permettendo a chi soffre di confrontarsi con altri che vivono situazioni simili.

L'impatto delle etichette psicologiche sulla salute mentale

Nonostante i sopracitati benefici, l’utilizzo delle etichette psicologiche può anche comportare delle conseguenze negative, specialmente per i più giovani. Uno dei rischi principali è quello dell’identificazione con il disturbo, per cui la complessità dell’individuo si riduce ad un solo termine, aggravandone i sintomi e rendendone più complesso il trattamento.

Un altro rischio è quello della stigmatizzazione che deriva dagli stereotipi ancora legati alle malattie mentali, che può comportare esclusione, bullismo e giudizio da parte dei pari e della società, generando una barriera che rende ancora più difficile la richiesta di supporto e l’espressione della propria identità.

L'uso scorretto o esagerato delle etichette, soprattutto sui social media, può inoltre far passare alcuni disturbi come "una moda" banalizzandone le reali difficoltà che comportano. Questo fenomeno rischia di creare quindi molta confusione tra ciò che è una condizione di sofferenza reale e una semplice fluttuazione dell'umore, la percezione più intensa di alcune emozioni o la messa in atto di alcuni comportamenti.

Infine, l’utilizzo di queste etichette può innescare la cosiddetta profezia che si autoavvera, per cui l’individuo sano che si addossa, o a cui vengono addossati erroneamente determinati disturbi mentali, inizia a plasmarsi sempre più all’etichetta finendo per aggravare ed irrigidire i sintomi a tal punto da rientrare poi realmente nella categoria diagnostica.

L'importanza di parlare in modo corretto di salute mentale

Come abbiamo visto, le parole che usiamo per comunicare sono importanti e possono avere delle conseguenze e dei rischi non trascurabili. Per evitare i possibili danni causati dall’utilizzo incorretto delle etichette, è fondamentale quindi sviluppare un linguaggio consapevole e rispettoso attorno alla salute mentale. Ecco alcuni modi per farlo:

  • Evitare le generalizzazioni: non tutte le persone con una determinata diagnosi vivono la stessa esperienza, e non tutte le persone che vivono esperienze simili sviluppano necessariamente un disturbo mentale. È essenziale riconoscere l'individualità di ogni persona
  • Promuovere l’educazione: parlare apertamente e correttamente di salute mentale aiuta a ridurre la stigmatizzazione, evitando la creazione di miti e pregiudizi
  • Utilizzare un linguaggio inclusivo e rispettoso: è importante evitare termini che minimizzano o sminuiscono la gravità di certi disturbi o che denigrano chi ne soffre e utilizzare invece un linguaggio più empatico e consapevole, che rispetti le difficoltà vissute dalla persona
  • Ampliare il focus sul benessere complessivo: le persone non sono la loro diagnosi, per cui chi ha un disturbo mentale, non è definito unicamente da esso. Parlando di salute mentale, è fondamentale porre l'accento sull'individuo e sulle sue risorse, piuttosto che solo sui suoi problemi e le sue sofferenze
  • Supporto e ascolto attivo: è essenziale che gli adolescenti, e le persone in generale, abbiano qualcuno con cui parlare liberamente delle loro esperienze. Che si tratti di un amico, un familiare o un professionista, il dialogo aperto e l'ascolto attivo sono strumenti potentissimi per la promozione della salute mentale

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