Immigrazione | Video
Da secoli l'uomo, trovandosi in condizioni di disagio, ha deciso di spostarsi verso zone più ricche dove trovare benessere. Guarda il video e scopri di più sul fenomeno dell'immigrazione
Il fenomeno dell'immigrazione nasce infatti dalla diversa distribuzione della ricchezza nel mondo e dal diverso tasso d’incremento demografico tra le varie regioni. Emigrare significa abbandonare il proprio paese, le proprie origini e i propri affetti, per necessità o per scelta, per andare a stabilirsi in un’altra terra, spesso poco conosciuta e dalla quale non si sa cosa aspettarsi.
Lo scorso secolo moltissime persone hanno sentito l’esigenza di lasciare l’Italia, allora povera, per emigrare in altri stati, che offrivano più prospettive. L'Italia era già un Paese di antica emigrazione, basta pensare ai flussi migratori nelle Americhe tra la fine dell'Ottocento e l’inizio del Novecento, poi nel secondo dopoguerra molti giovani contadini disoccupati del Sud sono stati costretti a spostarsi nelle città industriali del Nord o nei Paesi dell’Europa centrale, in particolare in Germania, Svizzera e Belgio.
Oggi questo fenomeno esiste ancora: negli ultimi anni si è assistito ad un forte aumento dell'immigrazione clandestina, riconducibile per lo più al differente grado di benessere tra stati in via di sviluppo e stati sviluppati. Oggi gli italiani non migrano più, ma in compenso si trovano piuttosto impreparati di fronte all’arrivo inatteso di centinaia di migliaia di stranieri. Molti guardano con allarme il continuo ingresso di extracomunitari, giudicati come probabili delinquenti o insidiosi rivali nella ricerca di lavoro.
Il flusso migratorio è dovuto soprattutto alle condizioni disagiate dei Paesi del Terzo Mondo, in tanti dei quali regnano ancora fame, miseria, analfabetismo e sovraffollamento. Come sottolineano le vicende di cronaca, non c’è giorno che disperati, che non hanno nulla da perdere, provenienti da Europa Orientale, Nord Africa, Europa Occidentale, Africa Subsahariana, America Latina, America Settentrionale o da altri paesi, salgano su barche di fortuna che li porteranno non si sa dove, verso quella che credono la salvezza.
Essi sperano di trovare una terra migliore che offra loro un lavoro ed una integrazione nella società. Milioni di persone si riversano così nei Paesi dell’Occidente ricco ed industrializzato, ponendo però seri problemi di ricezione, di convivenza, di lavoro, e scatenando, nella maggior parte dei casi, reazioni di diffidenza, di ostilità, di razzismo.
Nell’ambito europeo, questo fenomeno colpisce particolarmente la nostra penisola, sicuramente favorita geograficamente, sia per la sua posizione che è più a sud-est di tutti gli altri paesi “ricchi” d’Europa, sia per la sua conformazione, che fa della maggioranza dei confini italiani un facile approdo per tutti gli altri paesi che hanno uno sbocco sul mediterraneo.
Vari sono i motivi che spingono gli extracomunitari a stabilirsi nel nostro stato: guerre che coinvolgono gli stati di provenienza, mancanza di lavoro nel proprio stato, sogno di trovare benessere nel paese di destinazione.
L’Italia è considerata come una meta da raggiungere per trovare l'agiatezza; purtroppo non è veramente questo ciò che spesso trovano una volta qui.
Spesso è la criminalità organizzata internazionale a gestire l’ingresso clandestino, e questo rende il problema ancora più drammatico, basti pensare agli immigrati che, dopo essere stati introdotti nei paesi di destinazione, vengono sfruttati come fonti di nuovi profitti illeciti, ad esempio nel campo della prostituzione, dello spaccio di droga o del lavoro nero.
La popolazione italiana a questo riguardo si spacca in due fazioni: la maggior parte vuole che i clandestini siano rimandati ai loro paesi di origine; altri credono che sia meglio trattenerli nei centri di accoglienza, in quanto ritenterebbero l’impresa non appena possibile, affrontando rischi sempre maggiori.