Il trionfo di Bacco e Arianna: spiegazione e commento
Testo argomentativo sul componimento poetico di Lorenzo de’ Medici, Il trionfo di Bacco e Arianna: spiegazione e commento
Il Trionfo di Bacco e Arianna: testo argomentativo
La voglia di vivere in modo spensierato secondo il principio del “carpe diem” e la consapevolezza del tempo che passa, sono cari a Lorenzo de’ Medici. Sviluppa il tema in un testo argomentativo che, partendo da Il Trionfo di Bacco e Arianna di Lorenzo de' Medici esaltante un sentimento comune, arrivi ad attualizzare il discorso in un personale commento. Ecco di seguito un esempio di testo argomentativo su questo argomento da cui prendere spunto per un tuo tema.
Il Trionfo di Bacco e Arianna: spiegazione e commento
Il Trionfo di Bacco e Arianna è una famosa ballata, scritta per allietare una festa, da Lorenzo de’ Medici in occasione appunto del carnevale del 1490.
Questo componimento descrive il trionfo di un carro mascherato, quello di Bacco, accompagnato da un seguito: Arianna, Sileno, il Re Mida, ninfe e satiri. Ogni personaggio gode delle gioie della vita: notiamo infatti Bacco e Arianna “l’un dell’altro ardenti” “sempre insiem stan contenti” (v.6, 8), le ninfe sono allegre (v. 10), i satiretti sono “lieti” (v. 13), Sileno nonostante sia vecchio è ebbro “ride e gode” (v. 30), Mida segue il corteo trasformando in oro tutto ciò che tocca (v. 37).
I personaggi sono di matrice classica, questo per richiamare il famoso “carpe diem”, locuzione tratta da un carmen del poeta latino Orazio (Odi 1, 11, 8). Letteralmente il termine significa “Cogli il giorno”, normalmente viene tradotta in “Cogli l’attimo”, anche se la traduzione più appropriata sarebbe “Vivi il presente”. Viene di norma citata in questa forma abbreviata, anche se sarebbe opportuno completarla con il seguito del verso oraziano: “quam minimum credula postero” (“confidando il meno possibile nel domani”).
Il messaggio di Lorenzo è chiaro infatti ci viene ribadito alla fine di ogni strofa: “Chi vuol esser lieto sia, di doman non c’è certezza”; è un invito a godere delle gioie della vita e alla spensieratezza di cui la giovinezza è simbolo. Il divertimento e i piaceri sono la cosa più importante, non si sa cosa porterà il domani quindi meglio goderne subito.
Comunque la canzone se da un lato invita a concedersi ai piaceri della vita, dall’altro è pervasa da una vena malinconica che nasce dalla consapevolezza del trascorrere inesorabile del tempo, della giovinezza che fugge e della bellezza che sfiorisce. Lo notiamo dall’enfasi dato dall’avverbio “tuttavia” che utilizza Lorenzo nel primo e secondo verso: “quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia”. Questo è un chiaro presagio della caducità umana, infatti non è in mano all’uomo il potere né di conoscere il futuro, né di determinare la fine della propria vita. Quindi l’uomo deve agire sul presente, concentrarsi sul suo agire, cogliere ogni occasione, ogni “attimo” senza alcun condizionamento derivante da ipotetiche speranze o ansiosi timori per il futuro.
Questa “filosofia di vita” viene spesso identificata con il temine edonismo, un “modus vivendi” incentrato sui piaceri materiali e fisici; che pone in primo piano la libertà dell’uomo nel gestire la sua vita.
Il famoso “Carpe Diem” ha attraversato i secoli passando dall’età classica, all’età rinascimentale sino ad arrivare a noi, dunque possiamo definirlo un tema antico ma comunque molto attuale. Sono state scritte canzoni, e girati film su di esso; ricordiamo l’omonimo “Carpe diem: L’attimo fuggente” film di Peter Weir (1989) dove il protagonista, senza lasciarsi condizionare dai timori di un prevedibile rimprovero del padre, segue il suo sogno di recitare nell’unica occasione che gli si è presentata. Il padre venutone a conoscenza litiga violentemente con il figlio e quest’ultimo preso dallo sconforto, si suicida.
Una vita fatta di privazioni, ossessioni, ricercando continuamente “la cosa giusta da fare”, soffocando la vita gioiosa, non vuol dire vivere felicemente. La paura del domani, la paura eccessiva del soppesare ogni propria azione significa condurre una vita infelice e ansiosa. Ma nello stesso tempo, si può vivere solo di godimento, di sfrenatezza, senza pensare mai alle conseguenze? Può un essere umano dotato di razionalità agire guidato solo dagli istinti come un animale?
Non è possibile né accogliere né rifiutare l’invito di Lorenzo, perché ognuno di noi debba essere gioioso del presente e accogliere le gioie che ne derivano, ma utilizzare queste gioie anche in funzione del domani, del futuro. Non bisogna vivere incurante delle conseguenze che porta il domani, e non tutto ciò che oggi è gioia poi rimarrà tale. Dunque occorre scegliere bene perché un piacere consumato oggi, domani potrebbe trasformarsi in una pena.
Non conosciamo il nostro futuro ma è possibile, come dice un famoso proverbio latino, “Faber est suae quisque fortunae” – ognuno è fabbro della propria fortuna, ognuno si costruisce il suo destino – costruirsi, almeno in parte, il proprio destino. E per far questo: dare un indirizzo alla propria vita, essere contenti della gioia passeggera ma non concentrandosi troppo imperniando l’esistenza su essa; agendo con un senso razionale, e non in base all’istinto o alla voglia momentanea, calcolando laddove sia possibile le conseguenze positive e negative delle nostre decisioni.