L’amore in letteratura: tema svolto sulla visione dell’amore di Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Ludovico Ariosto e di Torquato Tasso.
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IL TEMA DELL’AMORE IN LETTERATURA

Il Canto V dell'Inferno della Divina commedia recita: "l’Amor ch'a nullo amato amar perdona"; sentimento nobilissimo e divino in Dante, è pieno di gentilezza anche nel Tasso, che come scrive Giosuè Carducci, è l’erede legittimo di Dante Alighieri: “crede, e ragiona la sua fede per filosofia; ama e commenta gli amori dottrinalmente; è artista, e scrive dialoghi di speculazioni scolastiche, che vorrebbero essere platonici; innova e teorizza. E, come Dante Alighieri, ha sempre qualcosa da rimproverarsi nella coscienza… Egli è il solo cristiano del nostro rinascimento, del quale per altro partecipa tanto, che, il sensualismo, nell’opera sua, si mescola al misticismo; ed egli se ne addolora e pente…”. La Vita Nuova è il canto della giovinezza rigenerata dall’amore, e Beatrice la giovinetta vagheggiata dal poeta, come ideale di ogni virtù, si idealizza fino ad angelicarsi e a divenire degna che di lei si dica nella Divina Commedia - “quello che non fu detto per alcuna”.
Alcuni episodi dell’Aminta e della Gerusalemme Liberata (ad esempio quello di Olindo e Sofronia) rivelano come Torquato Tasso rielabori l’insegnamento dantesco: la donna è simbolo di ideale purezza; ma con quanto struggimento, con quanta ansiosa trepidazione il poeta la contempla!
Il Francesco Petrarca, poi, pur derivando dalla scuola del Dolce Stil Novo, in cui Cino da Pistoia gli è precursore, è originale e moderno nello scrutare e riprodurre i contrasti e le intime battaglie dello spirito contrastato da un fervidissimo e costante affetto per la virtù e la reale bellezza di una donna viva, tale da suscitare una profonda passione.
Ludovico Ariosto nella grande varietà delle avventure narrate nell’Orlando Furioso e per la profonda conoscenza del cuore umano, che egli dimostra nello studiarne attentamente ogni moto e ogni passione, raffigura l’amore in ogni sua forma: gentile ed eroico in Bradamante e Ruggero, in Isabella e Zerbino, appassionato in Olimpia e volgare in Bireno, disperato e folle in Orlando, infido e malvagio in Doralice ed Origille. Fra le donne che popolano quel meraviglioso poema, vivendo ognuna di propria personalità e di una umanità vivissima, Bradamante personifica il sentimento amoroso nobile ed eletto, tenero e costante; quello semplice e spontaneo è rappresentato in Angelica, quello fedele sino all’eroismo in Isabella, quello delicato e appassionato in Ginevra e in Olimpia. I terribili effetti dell’amore infelice e geloso sono stupendamente espressi nella descrizione della pazzia di Orlando che muto dapprima, al racconto del pastore, passa dall’ansietà allo stupore, al dolore, all’angoscia, alla tremenda disperazione, alla frenesia.
Questo sentimento, che è uno dei più nobili dell’animo nostro e diede principio e vita alla nostra poesia, specialmente in Sicilia ed in Toscana, ispirò potentemente i nostri quattro maggiori poeti italiani: Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Ludovico Ariosto e Torquato Tasso.