Il sonetto: cos’è, struttura, esempio
Indice
1Il sonetto: la più diffusa delle forme metriche
Di tutti i tipi di componimento poetico, il sonetto è senza ombra di dubbio quello che, nella storia della lirica italiana, è stato maggiormente utilizzato. Il motivo del suo successo si nasconde nella combinazione di numeri pari e dispari (le quartine e le terzine), che ne garantisce la completezza formale, e nella sua brevità, che lo rende particolarmente duttile e adatto ad affrontare i temi più disparati.
Se in prevalenza, infatti, i sonetti hanno avuto (e hanno) per tema l’amore, e più in generale le emozioni e i sentimenti, non mancano esempi di questo tipo di componimento che presentano contenuti politici, filosofici, comici o civili.
2La nascita e la storia del sonetto
Il termine "sonetto" deriva dal francese sonet, che significa "breve melodia", diminutivo di son ("suono"). Nonostante l’origine francese della parola, la forma poetica è tutta italiana: essa compare nei primi decenni del XIII secolo in Italia e, più precisamente, in Sicilia.
Secondo l’ipotesi più accreditata, il primo autore di sonetti fu Giacomo Da Lentini (1210-1260), appartenente alla cosiddetta Scuola siciliana. Quest’ultima fu un movimento letterario nato nell’Italia meridionale tra il 1220 e il 1266 circa, presso la corte palermitana dell’imperatore Federico II di Svevia (1194-1250).
Ispirandosi alla lirica amorosa dei trovatori provenzali, i poeti della Scuola siciliana – tra cui i più noti, oltre a Giacomo da Lentini, furono Bonagiunta da Lucca, Arrigo Testa, Iacopo Mostacci e Pietro della Vigna – introdussero in Italia l’uso letterario della lingua volgare, scrivendo componimenti d’amore basati sul concetto di amor cortese.
Secondo alcuni studiosi, il sonetto nacque dalla fusione di due strambotti, uno di otto e l’altro di sei versi; da esso deriverebbero le due quartine e le due terzine del componimento. Secondo altri studiosi, invece, si tratterebbe di uno sviluppo di una stanza isolata della canzone, con l’aggiunta di un verso e la scelta del verso endecasillabo. Tuttavia, la cronologia dei componimenti a noi pervenuti è troppo incerta per permettere di formulare conclusioni precise sull’origine del sonetto.
Dopo l’utilizzo nei componimenti dei poeti siciliani, questa forma poetica venne adottata anche dagli esponenti della Scuola toscana e da quelli del Dolce stil novo, che la scelsero come forma prediletta per i loro versi d’amore. Per via delle sue qualità di sintesi strutturale e di varietà tematica, il sonetto riscosse un grandioso successo, destinato a rimanere immutato nei secoli.
Lo adottarono Dante Alighieri (1265-1321) prima e Francesco Petrarca (1304-1374) poi, cristallizzandolo come grande metro della poesia lirica italiana. E non solo: si diffuse rapidamente in Francia, seppur in alcuni casi con delle modifiche strutturali, in Inghilterra (come dimenticare gli straordinari sonetti di William Shakespeare?), in Germania e persino in Spagna e in Portogallo.
In Italia continuò a essere adoperato per tutto il Rinascimento e poi, sebbene meno frequentemente, nel periodo del Barocco. Conobbe una nuova stagione luminosa a partire dalla fine del Settecento e per tutto l’Ottocento, con autori come Vittorio Alfieri (1749-1803), Ugo Foscolo (1778-1827), Giosuè Carducci (1835-1907) e Giovanni Pascoli (1855-1912). Nonostante il diffondersi di una poesia più libera e meno vincolante, non mancano esempi di sonetti neanche nel Novecento e persino nel nuovo millennio.
3La struttura del sonetto
Il sonetto è una forma poetica breve che presenta una struttura abbastanza rigida. Tradizionalmente è formato da quattordici versi endecasillabi, ripartiti in due quartine e in due terzine.
Le due quartine possono presentare diverse combinazioni di rime, prevalentemente incrociata (ABBA ABBA) o alternata (ABAB ABAB). Nelle terzine, la forma originaria prevedeva rime alternate (CDC DCD), ma è possibile trovare altri schemi, come la rima ripetuta (CDE CDE) o la rima invertita (CDE EDC).
3.1Tanto gentile e tanto onesta pare di Dante Alighieri
Osserviamo gli aspetti caratteristici del sonetto leggendone insieme uno degli esempi più famosi: il componimento Tanto gentile e tanto onesta pare di Dante Alighieri.
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia, quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua devèn, tremando, muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta,
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ‘ntender no la può chi no la prova;
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.
Siamo certamente di fronte a uno dei testi più famosi della storia poesia italiana, tratto dal capitolo XXVI della Vita nova (1295), il prosimetro in cui Dante racconta i diversi stati d’animo che la donna amata, Beatrice, suscita in lui. In questo sonetto, in particolare, il poeta descrive l’incedere della donna come un evento soprannaturale, angelico, capace di portare redenzione spirituale in tutti coloro che ne sono spettatori.
A livello strutturale, si vede come Dante rispetta rigidamente tutte le caratteristiche del sonetto che abbiamo sopra elencato: il componimento, di 14 versi endecasillabi, è suddiviso in due quartine e due terzine. Le quartine presentano una rima incrociata (ABBA, ABBA), le terzine una rima invertita (CDE, EDC).