Il Settecento | Video

Il Settecento è in tutta Europa un secolo di profonde trasformazioni: da una parte c’è una società dominata da un’aristocrazia che vive ancora di tutti i suoi privilegi. Dall'altra si va affermando una borghesia che avanza richieste sempre più ardite, fino a portare un paese intero -la Francia- alla rivoluzione. Guarda il video e scopri di più

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Nella prima metà del secolo continuano a sussistere, e anzi, vengono ulteriormente sviluppati i tratti caratteristici della espressività seicentesca, basati sulla linea ondulata, sul violento contrasto tra luce e ombra e sulle superfici curve, ricche di sporgenze e cavità.

Il Settecento è un secolo del tutto laico rispetto al precedente, ed anche l’arte riflette questo suo aspetto, contrariamente a quanto avveniva in epoca barocca, quando naque uno stile proprio per soddisfare le esigenze della corte papale.

Nella seconda metà del secolo si afferma con potenza la borghesia, che si ribella all’aristocrazia largamente privilegiata. Ecco allora che in arte si rifiutano sia il Barocco che il Rococò, proprio in quanto espressioni della corte assolutistica, e vengono formulate teorie sull’arte come scienza del bello.
Cominciano ad essere recuperati i principi classici poiché rappresentano l’espressione di rigore morale, purezza di forme e rifiuto di ogni decoratività superflua, che potessero liberare dalle sregolatezze barocche.

Nella pittura settecentesca Giovanbattista Tiepolo è uno degli artisti più rappresentativi di questo secolo. Il suo stile è grandioso e sofisticato, i colori sono squillanti, le scene rappresentate evocano un mondo dilatato. È inventivo, ironico, caricaturale, entusiasta per tutto ciò che è bello, luminoso, colorato e libero da ogni pregiudizio. Tiepolo viene definito il “maestro del colore” e insieme a Canaletto è uno dei più importanti pittori veneziani del ‘700.

Giovan Antonio Canal, detto Canaletto, fu noto soprattutto come vedutista; le sue opere uniscono architettura e natura; in esse si insiste sul valore matematico della prospettiva e nei suoi lavori si avvale della camera ottica. Il risultato è quello di un realismo che, abbandonata ogni tentazione scenografica, considera le architetture come soggetti da rappresentare e non più come semplici fondali decorativi.

In architettura i nomi più rappresentativi del '700 sono Vanvitelli e Juvarra.

Il primo, di origini olandesi, aveva iniziato la sua attività come pittore per poi dedicarsi all'architettura, diventando uno dei massimi rappresentanti del periodo che va dal barocco al neoclassicismo. La sua opera più importante è sicuramente la Reggia di Caserta di cui curò tutti i dettagli, compreso il monumentale giardino con statue e cascate che realizzò sfruttando la naturale pendenza del terreno.

Filippo Juvarra oltre ad essere noto come architetto fu anche un importante scenografo. Le maggiori sue fatiche romane sono infatti rivolte alle scene teatrali, e in tutti i progetti cercherà sempre di evidenziare l'aspetto scenografico della costruzione edilizia. Nelle realizzazioni architettoniche evidenziò tuttavia l'aspetto prospettico e pittorico, elementi tipici dell'arte barocca.
Nel 1714 arriva a Torino, invitato da Vittorio Amedeo II di cui diviene “primo architetto”. Nella capitale sabauda, che stava avendo un magnifico sviluppo urbanistico, Juvarra ha modo di esplicare il suo genio inventivo.
Notevoli anche le sue ambientazioni interne che ci danno l’impressione di essere sempre in movimento, trasformandosi secondo le diverse angolazioni della prospettiva.

Nella scultura ebbe rilievo l'attività di Giacomo Serpotta che lavorò a lungo a Palermo come decoratore in stucco d'interni di edifici sacri, in un periodo ricco di iniziative artistiche grazie al mecenatismo dei Borboni.

I suoi rilievi nascono e si dilatano dalle pareti dando vita a figure sinuose che preannunciando chiaramente lo stile rococò. Importanti i suoi lavori all'Oratorio di Santa Cita e di San Lorenzo.

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