Il passero solitario: testo, parafrasi e analisi alla poesia di Leopardi
Indice
1Il passero solitario di Leopardi: testo e parafrasi
Testo
D’in su la vetta della torre antica, 1
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finchè non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno 5
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri, 10
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi 15
Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore, 20
Sospiro acerbo de' provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio, 25
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch'omai cede alla sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne, 30
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s'allegra. 35
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell'aria aprica 40
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.
Tu solingo augellin, venuto a sera 45
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza 50
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia voto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro, 55
Che parrà di tal voglia?
Che di quest'anni miei? Che di me stesso?
Ahi pentiromi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.
Parafrasi
2Il passero solitario di Leopardi: analisi
Risalire con precisione alla data di composizione del Passero solitario non è cosa semplice. L’idea del componimento risale certamente al 1820, ma potrebbe essere stato scritto o completato molto dopo (fra il 1829 e il 1835). Nell’ordinamento dei Canti, però, Leopardi ha scelto di collocarlo prima degli Idilli, con la funzione quasi di introduzione, tenendo conto della sua origine giovanile e forse anche di altri suoi tratti caratteristici come l’ambientazione recanatese e la forte tensione autoanalitica.
2.1Il poeta e il passero solitario
Il passero solitario è una canzone libera di tre stanze variamente rimato, talvolta anche a metà verso (rima al mezzo), strutturata in forma di dialogo con un alter ego nel quale Leopardi si riconosce, il passero solitario, una specie di uccello nota col nome scientifico di monticola solitarius.
L’avvio, descrittivo e primaverile, serve a introdurre una contrapposizione sulla quale si regge tutto il discorso: da una parte il poeta-passero solitario («Oimé, quanto somiglia / al tuo costume il mio!»), dall’altra il mondo circostante, che vive gioiosamente un momento di festa. L’analogia fra i due è fondata sulla scelta della solitudine: come il passero canta solitario, «pensoso» e «in disparte», allo stesso modo il poeta non partecipa né ai divertimenti della gioventù, né all’amore che la rende vitale e piacevole.
Ma l’analogia serve anche a fondare una differenza fra il poeta e il passero: quella che per il passero è una scelta necessaria e indolore, perché indotta dalla natura, per il poeta è una sorta di costrizione dolorosa. Lui stesso, infatti, una volta venuta meno «la beata gioventù», si pentirà di non averla saputa cogliere nel momento in cui gli si offriva.
2.2Il tema della solitudine ne Il passero solitario
Il passero solitario è dunque un ritratto di Leopardi da giovane con una ipotesi conclusiva sul Leopardi invecchiato; un autoritratto fondato sulla solitudine e nello stesso tempo sull’eccezionalità del personaggio. Il poeta è consapevole di essere diverso dagli altri ma non se ne chiede le ragioni, limitandosi ad analizzare e descrivere la propria condizione di vita e a prevederne l’inevitabile catastrofe, quando «sconsolato» non potrà che rimpiangere il passato non vissuto.
A differenza di quanto accade nei canti pisano-recanatesi, con i quali pure condivide molti tratti a partire da quello formale (canzone libera), in questa poesia l’infelicità del poeta resta un fatto individuale, una condizione di vita alla quale egli si vede costretto suo malgrado. Forse è anche per questo che Leopardi scelse di collocare il Passero solitario prima dei canti pisano-recanatesi nei quali, invece, la condizione dell’io è il punto di partenza per un discorso che coinvolge l’uomo in generale.
2.3Spiegazione del componimento
Il Passero solitario di Giacomo Leopardi rappresenta una riflessione sulla solitudine in cui si utilizza la figura del passero che si isola dagli altri uccelli come metafora della condizione esistenziale del poeta. Leopardi osserva il passero che, in disparte, canta solitario mentre gli altri uccelli si uniscono in gruppo. Questo lo porta a confrontare la vita del passero con la propria giovinezza, anch'essa vissuta in solitudine, lontano dalla socialità e dai piaceri comuni. Il poeta si interroga sul valore di questa scelta, esprimendo un senso di malinconia e di rimpianto per la vita non vissuta, ma anche accettando l'inevitabile distanza che lo separa dagli altri. La poesia è una meditazione sulla solitudine, il tempo che passa e il destino dell'uomo.
3Ascolta la lezione sulla poesia di Giacomo Leopardi
Ascolta la lezione del nostro podcast dedicata alla poesia di Giacomo Leopardi
4Il passero solitario: spiegazione video
In questo video Emanuele Bosi ci spiega nel dettaglio la struttura e il significato de Il passero solitario di Giacomo Leopardi.
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