Il lampo e Il tuono di Giovanni Pascoli: parafrasi, figure retoriche e commento
Il lampo e Il tuono di Giovanni Pascoli: parafrasi, figure retoriche, temi e commento dei due componimenti
Indice
Il lampo e Il tuono di Giovanni Pascoli
Il lampo e Il tuono di Giovanni Pascoli sono due componimenti strettamente collegati tra di loro, esattamente come nell’ordine naturale delle cose, ovvero prima si vede il lampo e poi si sente il tuono. Entrambi i componimenti sono stati inseriti dall'autore nella raccolta Myricae (1900). Di seguito troverai la parafrasi, l'analisi e le figure retoriche delle due liriche.
Parafrasi
Il lampo
Il cielo e la terra si mostrarono nelle loro vere forme; la terra quasi affaticata, di colore grigio piombo, pervasa da una violenta agitazione; il cielo molto nuvoloso, cupo e sconvolto; nel silenzio della tempesta appare una casa illuminata dalla luce e subito dopo scompare; come un occhio spalancato e dilatato si apre e si chiude, nella notte oscura.
Il tuono
E nella notte buia come il nulla, ad un certo punto, con il rumore di una frana, il tuono rimbombò improvvisamente; rimbombò, si ripeté, si affievolì e poi tacque, poi tornò di nuovo a rumoreggiare, poi svanì. Allora si sentì il canto dolce di una madre, e il dondolare di una culla.
I temi
Le due liriche sono strettamente collegate tra di loro, esattamente come nell’ordine naturale delle cose, ovvero prima il lampo e poi il tuono. Entrambe sono costruite su un accostamento di sensazioni: nella prima più visive; nella seconda essenzialmente uditive.
Come per molti altri testi dello stesso autore, va anche qui sottolineata la presenza del simbolismo: la rappresentazione di un fenomeno naturale serve infatti a trasmettere le impressioni e i sentimenti del poeta.
Il lampo
La luce del lampo, che illumina per un attimo il paesaggio, è come un'improvvisa e tragica rivelazione della realtà della vita. Una casa bianca (simbolo della famiglia e degli affetti) appare e poi scompare all'improvviso, inghiottita dall’oscurità del male. In questa poesia Pascoli parla di un lampo che rompe il silenzio e la notte con una luce violenta tale da mettere a nudo la vera realtà del mondo e il caos che la contraddistingue.
La sua stessa casa è scossa dalla forza del lampo e, agli occhi dell’autore, perde almeno in parte la sicurezza e il senso di protezione che aveva fino ad un momento prima, anche se, dal punto di vista simbolico, rimane descritta positivamente dal colore bianco in antitesi con il nero circostante. Ed in questa situazione d’angoscia e paura Pascoli sente la sua vita in bilico tra il voler restare in un “nido” ormai distrutto e l’affrontare una vita piena d’inganni.
In questa poesia viene descritta la casa attraverso il colore bianco, per segnarne l'aspetto positivo come rifugio di fronte al temporale. Alla casa e al colore bianco che la differenzia, si contrappone il nero della notte con sensazioni opposte di paura e angoscia. All'inizio della composizione, cielo e terra appaiono come legati ma, nel secondo verso, tra di loro si avverte una rottura.
La casa è un posto sicuro, racchiuso in un momento di stabilità nello sconvolgimento della natura e del paesaggio.
Esso è breve, in quanto dura solo per un istante e poi sparisce nelle tenebre. L’abitazione viene paragonata ad un occhio che si apre e si chiude per ricevere una tragica realtà, e mostra lo stupore ed il timore per la natura.
Il tuono
Nel tuono invece la situazione immaginata da Pascoli è successiva; il mondo è infatti già precipitato nel caos e il fragore dirompente ne è l’ultimo atto. Al tema della natura, che appare quasi minacciosa ed incombente, si contrappongono le figure della madre e della culla, legate strettamente al “nido” familiare del poeta, tragicamente devastato quando egli era giovane, che nel contesto riesce comunque a salvarsi.
Ascolta su Spreaker.Analisi delle due liriche
Le due liriche seguono uno schema metrico molto simile, che presenta la stessa struttura libera di rime (ABCBCCA), e sono entrambe divise in sette versi endecasillabi. Il lampo è formato da un solo periodo, mentre il tuono da due. Un’altra uguaglianza tra le due poesie e l’uso molto evidente della punteggiatura, con un grande uso di virgole, due punti e punti e virgola, per dare un’immagine a frammenti come lampi e tuoni.
In entrambe le liriche grande presenza di aggettivi, soprattutto nella prima, dove accentuano la contrapposizione tra il bianco della casa illuminata dal lampo ed il nero della terra immersa nel buio. Ne Il tuono invece è facilmente individuabile dal lettore il forte uso di verbi, per lo più al passato remoto. Le due poesie iniziano entrambe con la congiunzione copulativa “e”, per procurare a chi legge sensazioni di angoscia e paura contrapposte ad una falsa idea di semplicità.
Nella prima lirica le parole chiave sono tutte quelle riferite al campo visivo, ovvero bianco, luce, nero, cielo e terra, mentre nella seconda tutto ciò che è collegato al senso dell’udito, cioè tutte le caratteristiche del rumore del tuono, accentuate da climax e allitterazioni (rimbombò, rimbalzò, rotolò, rimaneggiò rinfranto) come quella della consonante “r”. I nomi sono per lo più concreti, e la maggior parte di questi ha aggettivi ad essi riferiti. Il forte uso del pronome relativo che contribuisce a rendere il discorso più scorrevole unendo due proposizioni.
Figure retoriche
In entrambe le poesie sono presenti diverse figure retoriche:
Il lampo:
- Climax ascendente: ansante, livida in sussulto; ingombro, tragico, disfatto; largo, esterrefatto;
- Anafora: bianca bianca nel tacito tumulto, una casa apparì…;
- Enjambement (v 4-5);
- Similitudine: come un occhio s’aprì si chiuse;
- Ossimoro: tacito tumulto;
- Metafora: terra ansante, cielo tragico;
- Antitesi: “apparì sparì”, nella quale i due verbi sono accostati senza nessun segno di punteggiatura
Il tuono
- Similitudine: notte nera come il nulla;
- Similitudine: col fragor d’arduo dirupo;
- Enjambement: tra i versi 6 e 7;
- Anastrofe: tra i versi 6 e 7;
- Onomatopee: rimbombò, ribalzò.