Il fu Mattia Pascal: scheda libro e tematiche

Il fu Mattia Pascal: scheda libro del romanzo di Luigi Pirandello. Personaggi, trama, tematiche, ambientazione, tecniche narrative e stile

Il fu Mattia Pascal: scheda libro e tematiche
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Il fu Mattia Pascal: scheda libro

Il fu Mattia Pascal: scheda libro e tematiche
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Autore e titolo: Luigi Pirandello, “Il fu Mattia Pascal”.
Casa editrice: rivista “Nuova Antologia”
Città e anno di pubblicazione: Roma (inizialmente sulla rivista “Nuova Antologia”, poi in un volume indipendente), 1904.
Genere del libro: testo narrativo in prosa, di tipo psicologico e realistico.

Personaggi

Mattia Pascal: si definisce da giovane con una faccia placida e stizzosa. Ha un occhio e strabico, e per questo per molto tempo fu obbligato a portare gli occhiali nel tentativo di raddrizzarlo, fino a quando li rifiutò lui stesso. Possiede da sempre una buona salute. Raggiunta una certa età, gli crebbe in volto un “barbone rossastro e ricciuto”, ad accompagnare un naso piuttosto piccolo ed una fronte spaziosa e grave.

Mattia Pascal, alias Adriano Meis: nuova identità assunta dal protagonista dopo che, al suo ritorno da Montecarlo, scopre come il cadavere di un suicida ritrovato nella sua vecchia proprietà sia stato scambiato per il suo. La nuova identità di Mattia si differenzia sia per l’apparenza esteriore, sia per la storia della sua vita che egli si “ricostruisce”: Adriano Meis presenta una barba molto corta, che evidenzia il mento appuntito, i capelli lunghi che ricadono sulla fronte e dei grandi occhiali colorati che nascondono in parte l’occhio strabico; figlio di genitori emigrati, poi morti, si immagina allevato dal nonno. Nel creare questa nuova identità, il protagonista si accorgere di come niente possa essere creato dal nulla, ma di come ogni più piccolo particolare della sua nuova personalità provenga da altre persone, desideri nascosti, o da ispirazioni improvvise dettate da eventi occasionali. Durante il suo soggiorno a Roma si innamora della figlia del suo padrone di casa, Adriana Paleari.

Roberto Pascal: fratello di Mattia. Come lui, da ragazzo conduce una vita da “scioperato”, senza occuparsi dell’istruzione e del risparmio. Al contrario del fratello, però, si presenta di bell’aspetto: bello di volto e di corpo, ne è pienamente consapevole, e passa il tempo a pavoneggiarsi davanti allo specchio, spendendo denaro per nuove cravatte, profumi e vestiti. Riesce a contrarre un matrimonio vantaggioso, e sente quindi con minor peso la crisi economica che si scatena alla morte della madre, grazie alla dote della moglie.

Don Eligio Pellegrinotto: prete che, assieme al protagonista, custodisce una collezione di libri lasciata in donazione al Comune da un certo Monsignore Boccamazza. Rimane accanto al protagonista mentre questi scrive il romanzo, ed è a lui che Mattia ha intenzione di affidare l’opera una volta terminata. È una figura allegra e spontanea, solita a discutere con il protagonista di libri e famosi autori (Copernico, con la sua innovazione del sistema geocentrico, ecc.).

Padre di Mattia e Roberto: muore quando Mattia ha 4 anni e mezzo, di perniciosa, mentre si trova in Corsica per lavoro, all’età di 38 anni. Possedeva una ricchezza notevole ed era riuscito a lasciarla alla moglie e a due figli, anche attraverso l’acquisto di numerosi terreni e proprietà.

Definito come sagace ed avventuroso, non ebbe mai una sede di commercio stabile, spostandosi di regione in regione, acquistando sempre nuove merci da rivendere. Alla sua morte la moglie, troppo semplice ed ingenua per gestire il patrimonio di famiglia, ne affida l’incarico a Batta Malagna, un uomo che aveva ricevuto molti favori dal padre di Mattia e che per questo lei considerava, erroneamente, degno di fiducia.

Madre di Mattia: descritta come donna d’indole schiva e placida, con scarsa esperienza della vita e degli uomini. Nel suo modo di parlare assomiglia ad una bambina, con un accento nasale ed una risata particolare, come trattenuta tra le labbra. Di corporatura gracile, dopo la morte del marito inizia ad avere problemi di salute; ma non se ne lamenta mai, sopportandoli come conseguenza naturale della sciagura capitatale. Ha per i figli una tenerezza particolare, quasi morbosa: vuole averli sempre vicini, in modo da poter controllare che non succeda loro niente di male. Abituata ad essere sempre guidata dal marito, dopo la sua morte si sente come abbandonata. Non esce più di casa, tranne la domenica per andare a messa, accompagnata da due domestiche fidate. Muore nello stesso periodo della bambina di Mattia, causandogli un grande dolore.

Zia Scolastica: sorella del padre di Mattia. Definita come una zitella bisbetica, con occhi da furetto, bruna e fiera. Facilmente irascibile, nelle sue visite alla cognata si trattiene sempre brevemente, per poi fuggire irata per qualche motivo (aspetto che nel tempo ha fatto crescere nei bambini una sorta di paura e timoroso rispetto nei suoi confronti). A differenza del resto della famiglia, capisce che Batta Malagna li sta ingannando, e cerca di mettere la cognata in guardia da quest’individuo. Vorrebbe anche che la cognata si risposasse, e le presenta alcuni partiti (tra i quali Gerolamo “I” Pomino, padre di Gerolamo, un amico di Mattia e Roberto), tutti successivamente rifiutati.

Francesco o Giovanni Del Cinque (detto Pinzone): precettore dei ragazzi. Magro e molto alto di statura, è definito come una figura che incute ribrezzo, dal carattere tagliente e crudele. Era solito tradire i sotterfugi dei ragazzi, rivelandoli alla madre.

Batta Malagna: è “l’uomo di fiducia” al quale la madre di Mattia dà l’incarico di gestire il patrimonio di famiglia. In realtà lui, nonostante gli aiuti che il padre dei ragazzi gli aveva concesso in vita, inganna la famiglia, inventando continue tasse e spese inesistenti, allo scopo di giustificare prelievi di denaro a suo beneficio. Viene descritto come un uomo dal “lungo faccione”, sul quale “scivolavano” le sopracciglia e gli occhi, così come anche il naso, i baffi “melensi” e il pizzo; anche il pancione languido sembra “scivolare” sulle gambe piccole e tozze. Ha un modo di camminare lento, e una voce molle e miagolante. Si è sposato con una donna di livello sociale superiore al suo (la signora Guendalina), che gli impone uno stile di vita particolarmente agiato: il protagonista suppone come questo possa essere uno dei motivi per il quale Malagna si trova a rubare alla sua famiglia.

La signora Guendalina è presentata come una donna con un particolare male, che le impedirebbe di cibarci di alimenti elaborati, prescrizione che in ogni caso lei ignora. Malagna vorrebbe da lei un figlio, ma visto lo stato di salute della moglie non le propone mai un simile progetto. Alla sua morte, Malagna si risposa con un ragazza, Olivia, figlia di un fattore, ma inizialmente non riesce ad ottenere un figlio neanche da lei. Olivia rimane invece incinta dalla sua relazione con Mattia: il bambino viene in ogni caso fatto passare come figlio legittimo di Malagna, mentre Mattia diventa legalmente padre dell’altro suo figlio, di cui è in attesa Romilda, ragazza che lui poi sposerà.

Romilda Pescatore: è la figlia di una cugina di Batta Malagna, Maria Dondi, vedova Pescatore. La madre cerca di darla in sposa all’uomo, senza però riuscirci. Maria Dondi è descritta come una donna dalla pelle gelida, secca, nodosa e gialliccia. Romilda presenta invece un bel sorriso con uno sguardo dolce e mesto insieme: ha gli occhi verdi, cupi, intensi e ombreggiati dalle lunghe ciglia, e capelli neri come l’ebano, ondulati, che le scendono sulla fronte e sulle tempie a far meglio risaltare la carnagione bianca. Pomino, l’amico di Mattia, è innamorato di lei, e Mattia, per suo conto, inizia e vederla ed a frequentarla. Ma i due ragazzi si innamorano, e quando Romilda rimane incinta (anche se inizialmente pensa di dare il bambino a Malagna, che non ha ancora un figlio) la verità viene presto a sapersi, e Mattia è costretto a sposarla.

Anselmo Paleari: è presso la sua casa a Roma che il protagonista, stanco di viaggiare con la sua nuova identità, affitta una camera. È descritto come un uomo sui sessant’anni, dal torso ciccioso, appassionato della scuola teosofica. Con lui Matteo riesce ad instaurare un rapporto molto simile ad un’amicizia, senza aprire a lui il suo animo e senza quindi rinunciare o ridimensionare la libertà ottenuta. Tiene in casa delle sedute spiritiche, senza sapere che in realtà queste sono truccate dal genero Terenzio e dal fratello di questi, Scipione.

Adriana Paleari: figlia di Anselmo. Secondo la descrizione, è una donna che si presenta molto simile nell’aspetto ad una bambina, piccola e minuta, se non fosse per l’espressione già da donna adulta. Veste con uno stile quasi a lutto, con una veste da camera che la fa apparire goffa. È calma, istintivamente buona e religiosa. È amica della signorina Silvia Caporale, e si innamora successivamente di Adriano, ricambiandone le attenzioni con un timido e discreto gioco di sguardi e gesti.

Silvia Caporale: è un’insegnante di pianoforte che affitta una camera nella stessa abitazione di Anselmo Paleari. È descritta come una donna dalla faccia volgarmente brutta, da maschera carnevalesca, ma con bellissimi occhi dolenti, neri, intensi e ovati. Ha più di quarant’anni, “e anche i baffi”, sotto un naso piccolo e dalla forma a palla.

È depressa per il non avere una relazione amorosa, e sfoga la sua infelicità nell’alcool. Amica di Adriana, si innamora di Adriano, ma egli ha già diretto inconsciamente le sue attenzioni verso la giovane padrona di casa. Teme Terenzio, che vuole costringerla a convincere Adriana a sposarlo.

Terenzio Papiano: marito vedovo della sorella di Adriana. È descritto come un uomo di circa quarant’anni, alto di statura e robusto; un po’ calvo, con i baffi brizzolati e un naso grande dalle narici frementi; occhi grigi, acuti e irrequieti come le mani. Quando Adriano arriva a Roma, lui si trova inizialmente a Napoli con il fratello Scipione Papiano, occupato a ricopiare i documenti della duchessa Teresa Ravaschieri Fieschi, importanti testimonianze sulla fine del Regno delle due Sicilie, come segretario del marchese del Giglio. Vuole sposare Adriana, in modo da riottenere la dote della defunta moglie, persa non avendo avuto figli.

Ambientazione

Nel romanzo sono presentati prevalentemente ambienti chiusi. Genericamente si tratta di luoghi realmente esistenti (Nizza, Montecarlo, Torino, Milano), che sono descritti alcuni in modo oggettivo (limitandosi a fare da sfondo alla vicenda), ed altri in modo soggettivo, riflettendo le impressioni e l’impatto psicologico che la loro vista ha sul protagonista. Molti ambienti sono di tipo domestico-familiare (le case e i nuclei familiari nei quali il protagonista si trova a vivere nelle sue diverse identità), mentre altri sono più a carattere pubblico-sociale (casinò di Montecarlo, piazza San Pietro a Roma). I luoghi più importanti sono Miragno (dove il protagonista vive la prima parte della sua vita nell’identità iniziale), Nizza/Montecarlo (dove Mattia si rifugia in fuga da casa, riuscendo a vincere una fortuna al casinò), Roma (dove va ad abitare dopo aver assunto l’identità di Adriano Meis). Gli ambienti descritti spesso si limitano a fare da sfondo alla vicenda, mentre altre volte rispecchiano i sentimenti e gli stati d’animo del protagonista.

Fabula e intreccio

Il tempo della fabula e quello dell’intreccio non coincidono: tutto il racconto non è altro che un flashback del protagonista, che alla fine delle sue avventure decide di trascrivere le memorie della sua vita su carta. L’autore non fornisce particolari mirati che permettano di determinare l’esatta collocazione temporale della vicenda, ma, grazie alle informazioni che dà della città Roma (già divenuta capitale del Regno d’Italia), le avventure del protagonista possono essere collocate tra il 1870 e l’inizio del ‘900. Alcune informazioni incidenti in questo caso sono l’accenno ai tram e all’elettricità, già esistenti nel racconto. La durata della vicenda è di circa due anni e mezzo.

Trama

La storia si presenta come un flashback del protagonista, Mattia Pascal, il quale, lasciando intendere la straordinarietà della sua vita (afferma di essere già morto ormai due volte!), decide di scrivere le sue memorie in un testo che affiderà poi a don Eligio Pellegrinotto, un uomo di chiesa che custodisce una collezione di libri in una chiesa sconsacrata assieme al protagonista.

Il flusso di ricordi inizia dall’infanzia: Mattia parla della sua famiglia, della madre, del fratello Roberto e del padre, morto quando lui aveva quattro anni. Il padre lascia alla famiglia una più che discreta fortuna ma la madre, incapace di amministrarla, sceglie Batta Malagna, un uomo che suo marito aveva sempre aiutato e che quindi lei considera degno di fiducia, come “contabile” di famiglia. Quello che Mattia e Roberto non sanno è che l’uomo inventa tasse e spese fasulle, in modo da estorcere loro sempre maggiori somme di denaro. Intanto Mattia si innamora di Romilda Pescatore, figlia di una cugina di Batta Malagna; la ragazza rimane incinta, e i due giovani si sposano. A partire da questo periodo la crisi economica della famiglia Pascal inizia a mostrarsi apertamente: il fratello Roberto si sposa e si trasferisce in un’altra città, mentre Mattia inizia a vivere a casa della suocera assieme alla moglie, successivamente seguito anche dalla madre. Tra la vedova Pescatore e la madre di Mattia cominciano però a nascere litigi ed incomprensioni, il tutto aggravato dal fatto che Mattia non ha ancora un lavoro; questo contribuirà al trasferimento della madre a casa della zia Scolastica. Intanto il vecchio amico di Mattia, Pomino, gli procura un lavoro presso la biblioteca, che gli garantisce un modesto stipendio. Inizialmente felice dell’occupazione, Mattia finisce ben presto per stancarsene: si tratta di un lavoro solitario, che lo porta ad isolarsi ancora di più dalla società, lasciandogli perdere la sua identità. Nel frattempo la gravidanza di Romilda procede, e la ragazza finisce con il dare alla luce due bambine: una muore dopo pochi giorni, l’altra dopo un anno, assieme anche alla madre di Mattia. Per il protagonista tutto questo costituisce un duro colpo psicologico; Mattia lascia la casa, senza meta, e finisce con il ritrovarsi a Nizza. Incuriosito dal nuovo gioco della roulette, lo sperimenta, e grazie ad una spiccata fortuna riesce a vincere una grande somma di denaro. Decide allora di tornare a casa, per migliorare finalmente la sua vita; mentre si trova in treno però gli capita di leggere un giornale dove trova la notizia della sua morte: un uomo si era suicidato nella sua vecchia proprietà, e Romilda e la madre avevano affermato che si trattava dello scomparso Mattia Pascal. Inizialmente scosso dalla notizia, Mattia capisce invece che si tratta dell’occasione propizia per cambiare definitivamente vita, costruendosi indipendentemente una nuova identità. Con il nuovo nome di Adriano Meis, cambia aspetto e abitudini, recidendo ogni legame con il passato (episodio esemplare quello della fede di nozze, con incisi all’interno il suo nome e quello della moglie, assieme alla data, che lui abbandona nei bagni di una stazione ferroviaria), inizia a viaggiare ed a condurre una nuova esistenza, dove immancabile però comincia a farsi strada il sentimento della solitudine. Ma neanche l’opportunità di adottare un cucciolo di cane viene accolta: nessun legame può essere accettato, perché costituirebbe una restrizione troppo alta alla sua appena riscoperta libertà.

Dopo un anno passato a viaggiare, Adriano decide finalmente di fermarsi a Roma, dove prende in affitto una camera presso una famiglia, composta da Anselmo Paleari, la figlia Adriana, il cognato di lei, Terenzio Papiano ed il fratello di questi, Scipione; assieme a loro vive poi un’altra affittuaria, la signorina Silvia Caporale. I suoi rapporti diventano sempre più familiari con Anselmo Paleari (con il quale ha conversazioni riguardo l’anima e la morte), ed anche con le due donne della casa, che si innamorano entrambe di lui: ma mentre la signorina Caporale non è corrisposta, Adriano finisce con il provare forti sentimenti verso Adriana. Improvvisamente torna a casa Terenzio, che per il suo modo di fare insospettisce subito il protagonista: Adriano lo scopre all’inizio a parlare contro di lui con Silvia, poi, osservandolo, scopre anche come egli mostri un certo interesse verso la sorella della moglie morta, Adriana. La signorina Caporale infine gli rivela come Terenzio sia interessato alla dote di Adriana, e al solo scopo di riuscire ad ottenerla continua ad ingannare il signor Paleari, sostenendo alcuni suoi studi soprannaturali sugli spiriti che in realtà egli trucca. Intanto Adriano, a causa dell’arrivo in casa di un ricco spagnolo che aveva conosciuto a Montecarlo, e che sarebbe quindi stato in grado di riconoscerlo nella sua precedente identità di Mattia Pascal, si fa sottoporre ad un intervento che finalmente gli corregge lo strabismo dell’occhio. Durante una seduta spiritica organizzata dal signor Paleari, Terenzio, con l’aiuto del fratello Scipione, sottrae una forte somma di denaro al protagonista, e questi per nascondere ancora la sua identità, si trova impossibilitato a sporgere denuncia in via legale ed a recuperare quindi il denaro. Il protagonista prende così coscienza di come il suo cambio di identità gli abbia tolto qualsiasi possibilità di ricrearsi una vita sociale, e decide di allontanare da sé Adriana, in modo da non illuderla su un loro futuro insieme. La lite con un pittore spagnolo, che gli propone un duello, sommata agli scontri con Terenzio e all’amore senza speranza per Adriana, spingono Adriano a fingere un suicidio e a ripartire per il paese natale, con l’intenzione di riassumere l’identità di Mattia Pascal. Si reca inizialmente ad Oneglia a trovare il fratello, e poi a Miragno dalla moglie Romilda, che nel frattempo si è risposata con il suo amico Pomino, ed ha avuto una bambina. Mattia non vuole riavere una famiglia in cui già precedentemente non si trovava a suo agio, per cui rassicura la nuova coppia, e si accontenta solamente di essere riconosciuto e riabilitato nel suo ruolo sociale dal paese, per poi ritirarsi a lavorare nella vecchia biblioteca nella chiesa sconsacrata assieme a don Eligio Pellegrinotto. Ogni tanto si reca a visitare la sua tomba, portandovi una corona di fiori, e decide infine di scrivere le sue memorie nel testo in questione ed affidarlo all’amico prete, affinché lo conservi.

Tematiche

Le tematiche principali de Il fu Mattia Pascal sono le seguenti:

La forma

Mattia Pascal possiede una determinata forma e personalità, una propria identità, ma il caso lo porta a doverla abbandonare per assumerne un’altra, quella di Adriano Meis, da lui inventata. Ma quest’ultima non rimane altro che una personalità fittizia, la cui innaturalezza e falsità incide su tutta la vicenda. Concludendo il suo soggiorno a Roma, il protagonista cerca di tornare nuovamente alla sua originalità, al suo vero personaggio di Mattia Pascal: ma troppo tempo ormai è passato, e troppi eventi si sono succeduti perché l’identità primaria possa davvero essere ripristinata.

La famiglia

Il romanzo evidenzia il nucleo familiare nel suo duplice significato: sia come un nido, simboleggiato dalla famiglia d’infanzia, sia come una prigione da cui evadere, rappresentato dalla sofferta convivenza con la moglie e la suocera.

L'identità

Il tema centrale dell’opera è quello della perdita d’identità, che Mattia è costretto a cambiare per poi dover infine riassumere. L’identità è una componente fondamentale dell’individuo, che va preservata affinché il suo ricordo possa perdurare nel tempo. Privarsi della propria identità è poi difficile, perché proibisce di vivere alcuni aspetti sociali fondamentali della vita, ma anche impossibile, perché niente potrà mai far dimenticare la propria vita passata. Persino il lontano sogno del poter costruire noi una nostra identità, indipendente da tutto e comandata solo dai nostri desideri, non può essere realizzato: la crisi del protagonista è nella continua ricerca di un’identità che sia realmente “sua”, senza però mai trovarla. Alla fine del romanzo, dopo le tante avventure vissute, persino la sua identità “originale” non riesce più ad essergli adatta: da qui il nome del “fu” Mattia Pascal.

L'inettitudine

Mattia Pascal è un inetto, uno sconfitto dalla vita, costretto a viverne ai margini e con distacco. Il cambio d’identità iniziale vuole accompagnarsi alla fuga da ogni norma e regola, ma presto il protagonista capisce come avere un ruolo all’interno della società sia inevitabile nella sua esistenza. Temi del gioco d’azzardo e dello spiritismo: il gioco d’azzardo simboleggia la mancanza di punti di riferimento nella vita dell’uomo, evidenziando anche i limiti della volontà e della ragione umana di fronte al potere della sorte e del caso. Lo spiritismo (presentato dal personaggio di Anselmo Paleari) sottolinea la mancanza di certezze razionali, e il conseguente interesse per ciò che la ragione e la scienza non possono spiegare.

Tecniche narrative e stile

Il narratore è lo stesso Mattia Pascal, che racconta in prima persona le sue vicende, con una focalizzazione interna fissa. Sono frequenti i monologhi interiori, e lo stile è semplice e colloquiale.

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