Il comune rustico di Giosuè Carducci: testo, parafrasi e significato

Testo e significato del componimento Il comune rustico di Giosuè Carducci, contenuto nel Libro VI delle Rime nuove. Figure retoriche e parafrasi della poesia scritta nel 1885.
Il comune rustico di Giosuè Carducci: testo, parafrasi e significato
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1Le Rime nuove di Carducci

Giosuè Carducci (1835-1907)
Giosuè Carducci (1835-1907) — Fonte: getty-images

Il comune rustico è un componimento poetico contenuto nella raccolta intitolata Rime nuove, pubblicata nel 1887 e contenete le poesie scritte dal poeta dal 1861 fino a quell'anno.

Si tratta di un'opera particolare nella produzione carducciana: è composta da 105 componimenti suddivisi in nove libri, ciascuno dei quali si differenzia dall'altro per l'uso di un particolare stile poetico.

Il primo libro consiste di una solo componimento, un'ode, intitolata Alla rima e scritta in uno stile che richiama quelli di Ronsard e Chiabrera; il secondo libro contiene 34 sonetti, mentre il terzo contiene liriche scritte in stile quattrocentesco; nel quarto libro sono contenute le odi saffiche.

Di stile vario sono le liriche contenute nel libro V, dove si alternano componimenti in versi sciolti ad altri che invece adoperano le terzine in stile dantesco.

I libri VI e VIII contengono componimenti di carattere storico e mitologico, mentre il VII, più uniforme, è dedicato interamente ai sonetti di Ҫa ira che trattano della rivoluzione francese.

Il libro IX, l'ultimo, contiene come quello d'apertura una sola poesia dal titolo Congedo.

La produzione poetica carducciana tra la fine degli anni Sessanta e per tutti i Settanta e gli Ottanta risente della crisi personale che colse il poeta in seguito alla morte della madre e del figlio Dante nel 1870.

Le liriche risultano spesso venate di una certa malinconia, mentre gli argomenti trattati vanno spesso a muoversi su una prospettiva storica che spazia dalla Roma repubblicana, della quale Carducci parla con un linguaggio pomposo, al medioevo comunale che viene invece rievocato con toni idilliaci e luminosi che si distaccano da quelli oscuri tipici del romanticismo, ma che a esso si riavvicina nei riferimenti a una natura benigna capace di trasmettere la sua vitalità anche agli uomini.

Tutte queste caratteristiche si ritrovano ne Il comune rustico.

2Il comune rustico: struttura e significato della poesia

Carducci compone Il comune rustico nel 1885, durante un periodo di villeggiatura estiva in Carnia, e la poesia viene pubblicata alla fine di agosto sul supplemento domenicale Domenica del Fracassa con il titolo Senza storia, in riferimento alla scarsa conoscenza sulla storia di questa regione.

  • Dal punto di vista strettamente compositivo è composta di sei strofe di sei versi endecasillabi ciascuna, e le rime sono distribuite secondo lo schema AABCCB.
  • La prima strofa si apre con un saluto al paesaggio della Carnia e alla sua natura, che viene richiamata sin dall'invocazione iniziale;
  • la strofa si connota per la complessità della composizione sintattica, appesantita dagli enjambements campi/smeraldini (vv.1-2), giorno/morente (vv. 4-5) e, a congiungere la prima e la seconda strofa, cimitero/che tace (vv. 5-6);
  • tra le figure retoriche da rilevare in questa prima, solenne strofa c'è la metonimia del v.6, la chiesa che prega- La metonimia è una figura retorica che si basa sulla sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo un rapporto di prossimità, attuando così una traslazione del significato dal primo al secondo: in questo caso s’intende come non possa essere, letteralmente, la chiesa a pregare, quanto i fedeli radunati al suo interno, la traslazione di significato quindi avviene dal contenuto, i fedeli in preghiera, al contenitore, la chiesa.
La targa commemorativa di Giosuè Carducci dedicata dal comune di Arta Terme (Friuli Venezia Giulia) nell'anno della sua morte
La targa commemorativa di Giosuè Carducci dedicata dal comune di Arta Terme (Friuli Venezia Giulia) nell'anno della sua morte — Fonte: getty-images

Il v.7, il primo della seconda strofa, chiude la lunga invocazione introduttiva e il saluto alla Carnia.

I vv. 8 e 9, che sembrano presentare dei riferimenti all’Infinito di Leopardi con l’uso della locuzione pensier mio al v. 8, e all’Adelchi di Manzoni al v.9, introducono il vero e proprio argomento della composizione: il pensiero del poeta vaga tra i rami degli alberi descritti nei versi precedenti e immagina un antico passato di quei luoghi, che si identifica in un non ben definito, primitivo e naturalistico medioevo.

Un’epoca che Carducci immagina in una maniera del tutto diversa da quella comunemente intesa e che, per lo più, si ritrova nell’immaginario romantico, una distanza e una differenza che si esplicitano già nei versi successivi della strofa (vv. 10-12), e che si distendono fino al v. 15 della strofa successiva.

Il lungo e complesso periodo che inizia al v. 10 è retto dal verbo veggo del v.14 e spiega che in questa fantasia Carducci non vede un medioevo popolato dalla paura dei morti (v. 10), o tormentato dalla presenza di comitive di demoni e streghe dall’aspetto grottesco (vv. 10-11); al contrario, immagina un comune medievale con i suoi abitanti e le loro virtù campagnole, che durante la stagione del pascolo, cioè l’estate, riposano all’ombra di grandi alberi dopo la messa; ai vv. 12-13 un altro enjambement, quello della rustica virtù/accampata collega la seconda strofa alla terza, dove si chiude il periodo e se ne svela il verbo principale.

Oltre che dall’enjambement il senso di coesione interna della frase e la sua potenza descrittiva vengono aumentate dall’uso di due sinalefi consecutive al v. 13 che danno anche il senso dell’ampiezza degli spazi descritti rallentando il ritmo del verso.

Emerge così un ambiente medievale luminoso, naturale, dipinto con gli stessi toni e le stesse colorazioni che sono solitamente utilizzate per le ambientazioni classiciste.

Al v.16, nell’atmosfera armoniosa e idilliaca appena descritta, irrompe la figura del console. Storicamente, si tratta di una delle massime magistrature comunali che veniva nominata periodicamente alla guida della città, un ruolo di tipo politico e amministrativo che emerge anche nella fantasiosa rievocazione carducciana. 

Il poeta accresce l’autorevolezza di questa figura appena introdotta con una subordinata che si distende sui vv. 16 e 17 interrompendo il periodo principale per dire che, prima di pronunciare il discorso che inizia al v. 18, il console aveva posto le mani sopra i santi segnacoli cristiani, cioè sui sacri simboli del cristianesimo, la croce e il Vangelo: il tema religioso ritorna per la seconda volta dopo l’accenno alla messa del v. 15 e, anche in questo caso, contribuisce a dare alla descrizione una dimensione idilliaca, armoniosa e sacrale. 

Il v. 18, l’ultimo della terza strofa, apre il discorso che il console fa al popolo e che viene riportato in maniera diretta e si distende fino alla fine della quarta strofa al v. 24. Investito dell’autorità conferitagli dalla comunità, il console indica i confini entro i quali (vv. 18-19) i popolani possono spingersi per far pascolare le loro greggi di pecore e le mandrie di bovini (vv. 20-21); dopo aver elencato i diritti, dal v. 22 al v. 24 richiama i popolani al dovere della difesa della libertà della comunità (v. 24) dalle invasioni di unni e slavi (v. 22).

La penultima strofa, la quinta, volge nuovamente lo sguardo ai popolani e ne coglie le reazioni: il petto degli uomini (vv. 25-28) si riempie d’orgoglio, lo stesso sentimento che li spinge ad alzare la testa dai capelli biondi che viene così colpita dal sole (v. 26); i vv. 28 e 29 sono invece dedicati alla descrizione della reazione delle donne che, pietose, piangono di timore al pensiero di un’eventuale guerra, e invocano la Madonna. 

L’ultimo verso della strofa preannuncia la ripresa del discorso del console che parla con la man tesa, un gesto che conferisce al discorso un’ulteriore aura di solennità

La solennità del gesto si ripercuote anche sulle parole del console riportate, sempre in discorso diretto, ai vv. 31-32, in cui conclude il discorso dei vv. 18-24 esclamando che quelli sono i suoi ordini e le sue volontà, e suggellando il discorso con l’invocazione sacra a Cristo e a Maria (v. 31); a questo proclama il popolo risponde con un consenso univoco esaltato, altrettanto solennemente, dal gesto della mano alzata in segno di giuramento. 

3Il comune rustico, conclusione del poema

La strofa, e la poesia, si concludono ai vv. 34-36 con una nuova descrizione di un’idilliaca situazione campestre, in cui le giovani mucche guardano passare il piccolo senato (v. 35), nuovo riferimento alle istituzioni comunali che però ha la capacità di rievocare anche quelle della Roma repubblicana, alla luce del sole di mezzogiorno: una precisazione che sembra fare da contrappunto all’ombra ampia del v. 13 con cui Carducci sembra invece alludere a un momento d’inizio mattinata con la luce bassa, dando così l’idea del passare delle ore.

4Ambientazione de Il comune rustico: un medioevo poco romantico

Giosuè Carducci (26 luglio 1835 - 16 febbraio 1907) scultura che rappresenta un ritratto del Poeta e alcuni versi estrapolati dal poema "Il Comune Rustico"
Giosuè Carducci (26 luglio 1835 - 16 febbraio 1907) scultura che rappresenta un ritratto del Poeta e alcuni versi estrapolati dal poema "Il Comune Rustico" — Fonte: getty-images

Come già accennato l’ambientazione medievale de Il comune rustico differisce fortemente da quella usata e diffusa in ambiente romantico: la descrizione della luce e quella dei paesaggi naturali, arricchiti dalla presenza di animali, dipinge un quadro che ricorda molto da vicino le ambientazioni bucoliche che, solitamente, la poesia utilizza per l’ambientazione classica.

Qui, ma anche in altre poesie delle Rime nuove, Carducci tratteggia un passato armonioso e pacifico, equilibrato e ideale, un passato che può quindi ben funzionare come modello di purezza nel confronto con una modernità disgregata e conflittuale.

La dimensione politica della poesia, ancorché ideale, emerge nel discorso del console che apre a una rappresentazione del rapporto tra l’oratore e la comunità che si basa sulla piena unicità e solidità.

Il console è capo riconosciuto del comune rustico, e ne organizza la vita economica attraverso la definizione delle terre destinate al pascolo (vv. 18-21) e ne stabilisce gli oneri militari; non emerge nessuna incrinatura, nessuna tensione, nessuna spaccatura sociale: all’ordine del console (v. 32) il popolo risponde con l’assenso e il giuramento simboleggiato dal gesto della mano alzata (v. 32).

Il senso di unità è accentuato dal fatto che dalle parole del console si evince che l’unico pericolo per la comunità proviene solo dalle invasioni esterne, gli Unni e gli slavi (v. 22); un riferimento storico collocato in un momento vago ed impreciso della storia e che contribuisce a collocare questo racconto in una dimensione sospesa che acuisce il senso di idealità e vaghezza dell’ambientazione.

5Un comune rustico: parafrasi

Sia che tra i faggi e gli abeti sui campi
color verde smeraldo solitaria si stampi la fredda ombra
alla pura e limpida luce del mattino,
oppure che proietti fioca e immobile la luce
del tramonto sui casolari sparsi attorno
alla chiesa piena di fedeli o al cimitero

silenzioso, o alberi di noce della Carnia, vi dico addio!
Vaga tra i vostri rami il mio pensiero
immaginando le ombre di un passato lontano.
Non vedo timori di morti né bande
di demoni ridicoli insieme a streghe dallo strano aspetto,
ma le virtù contadine degli abitanti del comune

accampate al riparo dell'ombrosa frescura
in estate quand'è il tempo del pascolo
dopo la messa nel giorno di festa.
Dice il console, dopo aver imposto le mani
sui sacri simboli del cristianesimo:
- Ecco, io suddivido tra voi quella foresta

di abeti e pini il cui confine è segnato dall’ombra.
E su quelle montagne porterete
le mandrie di vacche e le greggi di pecore.
Ed ecco a voi, o figli, se gli Unni o gli Slavi dovessero invaderci,
le lance ed ecco le spade,
e morirete per la nostra libertà-.

Un fremito d’orgoglio riempiva i petti,
e faceva alzare le teste dai capelli biondi; e di quegli uomini scelti
il sole in alto nel cielo colpiva la fronte.
Ma le donne in lacrime sotto i veli
invocavano la Santa Madre del Cielo.
Con la mano tesa il console proseguiva:

- Questo è quanto, in nome di Cristo e di Maria,
comando e voglio che sia il destino del popolo -.
Con la mano alzata il popolo rispondeva Sì.
E le giovani vacche dal pelo rosso sul prato
vedevano passare quel piccolo senato,
mentre sugli alberi brillava il sole di mezzogiorno.