Ignazio Silone: vita, pensiero e opere
Indice
1L’avventurosa vita di Ignazio Silone
Figlio secondogenito di un contadino e di una tessitrice, la sua infanzia è caratterizzata da forti ristrettezze economiche che lo portano ad abbandonare gli studi subito dopo la morte del padre nel 1911. Quel lutto prematuro non è l’unico trauma della giovinezza di Silone, ben peggiore è il terremoto che sconvolge la marsica nel 1915 e in cui muore quasi tutta la sua famiglia ad eccezione del fratello minore, Romolo: il ricordo di quest’evento affiora spesso nelle sue opere.
I due fratelli vengono accolti in diversi istituti religiosi, dapprima a Roma e poi a Sanremo, qui conosce don Luigi Orione che, incuriosito dalle qualità intellettuali del ragazzo, decide di istruirlo.
Silone torna spesso a Pescina dove le condizioni di vita dei contadini sono infime per i soprusi delle autorità regie oltre che per le conseguenze del sisma; partecipa ad alcune azioni di protesta dei contadini inizia la sua politicizzazione. Nel 1917 s’iscrive alla Lega dei Contadini e nel ’19 al Partito Socialista, che si è spaccato a seguito della Rivoluzione d’Ottobre.
Silone appoggia la linea comunista di Gramsci e Bordiga, e diventa uno dei fautori della spaccatura che nel ’21 porta alla nascita del Partito Comunista d’Italia. Qui assume un ruolo di rilievo, al punto che viene inviato a Mosca come delegato e conosce Lenin e Trotzkij di cui però critica la rigidità ideologica.
Negli stessi mesi, però, in Italia cresce il potere fascista che costringe i dirigenti comunisti a spostarsi di frequente per sfuggire alla repressione; nel 1926 le leggi repressive di Mussolini impongono ai comunisti di entrare in clandestinità e Silone si rifugia in Svizzera. Dopo la morte di Lenin i comunisti italiani sposano la linea stalinista: la contrarietà di Silone è alla base della sua espulsione nel 1930.
Politicamente isolato, attraversa un periodo particolarmente cupo, in cui decide di dedicarsi alla scrittura: nel giro di pochi mesi conclude il suo primo e più importante romanzo, Fontamara. Nel ’34 pubblica un saggio intitolato Il fascismo. Origini e sviluppo; nel ’35 la raccolta di racconti Un viaggio a Parigi; nel ’36 Vino e pane, suo secondo romanzo. Per la sua fervente attività letteraria viene notato e apprezzato da intellettuali europei come Mann e Brecht.
Nel 1941 pubblica Il seme sotto la neve e si allontana definitivamente dalle idee marxiste, che critica per le sue applicazioni dogmatiche e autoritarie, avviandosi alla riscoperta degli ideali cristiani e di disobbedienza civile.
Nel 1944 ritorna in Italia dopo anni di esilio. A Roma viene accolto dal socialista Pietro Nenni, grazie al quale si riavvicina timidamente alla politica. Nel 1949 Fontamara viene pubblicato per la prima volta in Italia e anche la critica letteraria del nostro Paese si rende conto della grandezza dell’opera. Nel 1952 pubblica Una manciata di more, in cui lancia pesanti accuse; l’opera, fortemente politica, spacca la critica e vede la condanna unitaria della stampa comunista.
Ormai apprezzato intellettuale, nel 54 è presidente della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia. Nel 1956 pubblica Il segreto di Luca, nel ’60 La volpe e le camelie. Nel ’63 è addetto culturale per l’ambasciata degli USA a Roma. Nel 1965 la pubblicazione di Uscita di sicurezza lo consacra definitivamente presso la critica italiana.
Ne L’avventura di un povero cristiano (1968) racconta, romanzandola, la vita di Celestino V: in questo complesso romanzo emerge tutta la profonda riflessione siloniana sul cristianesimo e la necessità di recuperare quella tradizione di pensiero. All’inizio degli anni ’70 le sue condizioni di salute peggiorano progressivamente fino alla morte nel 1978. Nel 1981 viene pubblicato postumo Severina, l’ultimo romanzo.
2Fontamara: trama e significato
Il primo romanzo di Silone rispecchia tutta la sensibilità e l'interesse politico e sociale dell'autore in questa fase della sua vita. La storia si svolge nel 1929 in un paesino immaginario dal profetico nome di Fontamara, che l'autore pone nel natìo Abruzzo, e racconta la tragica storia dei suoi abitanti ponendosi così come libro di denuncia non solo delle violenze del regime fascista, ma anche dei soprusi che i ceti dirigenti operano verso i più deboli.
La storia comincia con la decisione delle autorità di staccare la corrente elettrica all'intero paese, i cui abitanti sono troppo poveri per pagare le bollette.
Il cav. Pelino, un imprenditore legato al PNF e che era stato nominato podestà, rassicura gli abitanti dicendo che basterà firmare un foglio in bianco per riavere l'elettricità; i contadini, analfabeti, firmano, ma in seguito scopriranno di esser stati imbrogliati e che in realtà hanno inconsapevolmente autorizzato un latifondista della zona a prendere per i suoi campi tutta l'acqua del vicino torrente lasciando all'asciutto i terreni dei cafoni.
I contadini provano a correre ai ripari cercando una mediazione col possidente attraverso i servizi di un avvocato, don Circostanza, che però è anch’esso a servizio del latifondista. Per reprimere i malumori dei contadini Pelino interviene con una squadraccia di camice nere che violentano le donne di Fontamara e schedano gli uomini.
Berardo Viola, un contadino prestante e intraprendente, decide di abbandonare il paese per cercare lavoro altrove ma, essendo stato schedato dal regime, non riesce a trovare qualcuno che lo assuma. Nelle sue peregrinazioni conosce un oppositore del regime che si fa chiamare l'Avezzanese.
I due vengono arrestati per equivoco, e in carcere Berardo sviluppa una forte coscienza politica diventando antifascista; Berardo decide, come atto estremo, di autodenunciarsi facendosi passare per un noto esponente della resistenza al regime, espediente gli costa la vita.
A Fontamara i suoi compaesani fondano un giornale, il Che fare?, in cui denunciano le loro misere condizioni di vita e l'ingiusta morte di Berardo. Di nuovo intervengono le squadre fasciste ad attaccare il paese decimandone la popolazione: i superstiti, solo tre, sono le voci narranti della vicenda.
In questo romanzo sono forti, oltre alle accuse al regime, anche gli echi dell'infanzia abruzzese e tanti altri riferimenti autobiografici.
3L'avventura di un povero cristiano
Ultimo romanzo della produzione siloniana è forse il più complesso dal punto di vista strutturale, ed è certamente uno dei più densi di contenuto. L'introduzione iniziale, articolata in quattro capitoli, prende le mosse dallo studio che l'autore fa mettendosi sulle tracce di Pietro Angelerio, il futuro Celestino V. Si riapre così il contatto con i luoghi dell'Abruzzo e con una dimensione più intima, da cui emerge il senso di una spiritualità post-marxista e di un cristianesimo lontano dal cattolicesimo.
La seconda parte dell'opera è una sorta di dramma teatrale sulle vicende di Celestino V. La trama, fitta, mostra una spaccatura dicotomica tra la Chiesa e un approccio religioso spirituale, umano, fondato sui concetti di pietà e compassione che appare quasi connaturato all’umiltà degli ultimi, dei contadini abruzzesi come anche di quei frati mendicanti che, seguendo le orme di Francesco d’Assisi, hanno scelto di vivere nella povertà gli insegnamenti di Cristo; Pietro Angelerio diventa, in maniera quasi involontaria, rappresentante di questa schiera di umili quando viene nominato papa dalla curia romana. Un ruolo che ricopre suo malgrado e per breve tempo, prima di abdicare dal soglio pontificio.
Nel dramma Silone mostra un uomo pio, un eremita, che cerca di sfuggire ai giochi di palazzo, alle politiche di potere della curia che trovano il loro maggiore rappresentante nello spregiudicato Benedetto Caetani, che qui assurge a emblema negativo, antagonista e controparte ideale di Celestino V, simbolo di una Chiesa ormai dedita all’amministrazione del potere e lontanissima da qualsiasi missione spirituale.
Questi i pilastri concettuali di un’opera in cui Silone condensa l’evoluzione intellettuale degli ultimi anni di vita: svanito il marxismo, abbraccia un cristianesimo fondato sulla semplicità degli ultimi, e che rigetta le gerarchie ecclesiastiche.
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Domande & Risposte
- A quale corrente letteraria appartiene Ignazio Silone?
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Dove si trova il paese di Fontamara?
Si tratta di un paese di montagna immaginario che Silone colloca nell'Abruzzo marsicano.
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Quando si svolgono i fatti di Fontamara?
Non ci sono riferimenti temporali precisi ma potrebbe essere l'estate del 1929.