I vecchi e i giovani di Pirandello: commento al romanzo
I vecchi e i giovani di Luigi Pirandello: commento al romanzo storico-sociale ambientato in Sicilia negli anni 1892-1893.
I VECCHI E I GIOVANI DI PIRANDELLO: COMMENTO AL ROMANZO
I vecchi e i giovani è un romanzo storico scritto da Luigi Pirandello tra il 1906 e il 1909, pubblicato a puntate sulla “Rassegna contemporanea” nel 1909 e in volume nel 1913. Rappresenta le vicende politiche e sociali della Sicilia negli anni 1892-93. Al centro della vicenda, fittissima di personaggi, vi è una nobile famiglia di Girgenti (odierna Agrigento), i Laurentano.
Come suggerisce il titolo, l’intreccio si basa sul confronto di due generazioni: i “vecchi” sono coloro che hanno combattuto le guerre del Risorgimento e dell’epoca garibaldina, e che, tramontato il clima eroico in cui essi operano, finiscono con l’adattarsi ad una vita mediocre e di compromesso, incapaci di risolvere i secolari problemi della vita nazionale. Dei “vecchi” fanno parte Roberto Auriti, Mauro Mortara, i fratelli Ippolito, Cosmo e Caterina Laurentano, monsignor Montoro, Flaminio Salvo e Ignazio Capolino. I “giovani” sono invece coloro che credono nel rinnovamento sociale, civile e politico della nazione nuovamente ricostruitasi in unità dopo tanti secoli di divisione politica; sono la generazione educata alle idee del socialismo, che fonda in Sicilia i Fasci dei lavoratori e che spinge intere province alla rivolta. Dei “giovani” fanno parte Lando Laurentano, Dianella Salvo, Aurelio Costa ed una piccola schiera di malcontenti.
Il personaggio chiave è Cosmo Laurentano che rappresenta la figura, cara a Pirandello, del filosofo estraniato, che guarda la vita come da un’infinita lontananza. Agli occhi del vecchio le passioni degli uomini, gli ideali patriottici sono pure illusioni. Il problema eterno delle generazioni, dei padri e dei figli, dei vecchi e dei giovani, che si avvicendano senza intendersi sulla scena del mondo, è colto nel romanzo solo di scorcio e con scarsa penetrazione, in quanto il narratore sembra più attento ai fatti come sono, piuttosto che alla dinamica che li muove. Avviene così che moltissime pagine del romanzo scadono nell’analisi minuta degli avvenimenti e cioè nella cronaca, soffermandosi alla piccola folla dei mediocri protagonisti, senza riuscire a creare figure, che siano rimaste nel mondo dell’arte pirandelliana.
L’atteggiamento dell’autore è di partecipazione commossa e amara per il crollo di tante promesse e di tante speranze del Risorgimento ed è evidente la sua simpatia verso quei vecchi generosi che sono rimasti coi loro sogni ed anche, ma meno viva, verso i giovani che pure loro generosamente, e purtroppo senza fortuna a causa dell’immaturità dei tempi, vorrebbero continuare il risorgimento d’Italia nella vita sociale e morale sullo slancio dei vecchi ideali. Nel romanzo ci sono frammenti molto belli, ricchi di fine psicologia dei personaggi e delle folle, come pure le descrizioni paesistiche della campagna agrigentina. Fra i personaggi meglio tratteggiati, oltre al contadino Mortara, simpatica e cara figura sospesa tra pathos e umorismo, sono: Caterina Laurentano Auriti e Flaminio Salvo.