Chi sono i sette re di Roma

Sette Re di Roma: chi sono? Storia e nomi dei 7 Re di Roma in ordine cronologico a partire da Romolo, il fondatore, per finire con Tarquinio il Superbo

Chi sono i sette re di Roma
getty-images

Chi sono i sette re di Roma?

Il ratto delle Sabine
Fonte: getty-images

Conoscere le imprese dei sette re di Roma non significa solo ricordarne i nomi. Ogni sovrano è legato a racconti essenziali che hanno contribuito a formare Roma, trasformandola nella leggendaria metropoli che conosciamo oggi. Questi re, conosciuti come i sette re di Roma, hanno lasciato un segno profondo, andando oltre il semplice ruolo di governanti e fondatori. Erano abili strateghi politici, provenienti da diverse origini, e i loro regni rappresentarono momenti cruciali per la crescita e l'espansione della città. Per apprezzare davvero il loro significato, è importante esplorare le loro vicende personali e l'impronta che hanno lasciato sulla città eterna.

Romolo

Il primo Re di Roma fu Romolo (753-716 a.C.), il fondatore. Tracciato il solco primigenio e ucciso il fratello gemello Remo, il problema più incombente era di trovare le donne per la sua compagine, perché senza donne non era possibile la discendenza e nessun futuro glorioso avrebbe segnato la sorte di Roma.

Così Romolo durante una festa rapì le donne ai vicini Sabini per darle in moglie ai suoi uomini (la vicenda è nota con il nome ratto delle Sabine). Alcuni raccontano che riuscì a rapire 683 donne vergini tranne una, Ersilia, donna maritata rapita per errore, che diventò la sposa di Romolo. Dal ratto delle Sabine seguì l’inevitabile guerra tra romani e sabini che finì con il provvidenziale intervento di Ersilia: la donna si fece portavoce delle sabine rapite supplicando i contendenti di porre fine all’inutile carneficina che avrebbe portato alla morte dei padri dei loro figli. Con l’intervento di Ersilia romani e sabini smisero di combattere e decisero di stipulare un trattato di pace: il re dei sabini Tito Tazio divenne monarca alla pari di Romolo e si stabilì con il suo popolo sul Quirinale (Tito era originario di Curi e i suoi vennero chiamati quiriti).

Divisione sociale e militare sotto Romolo

A Romolo risale la prima divisione sociale delle genti romane. Il popolo venne diviso in tre etnie:

  • I Ramnes (o Ramini) di Romolo,
  • ITities (o Tizi) di Tito Tazio e 
  • I Luceres (o Luceri), tribù che raggruppava le genti di origine etrusca.

Romolo organizzò l’esercito che divise in milites e celeres, ossia in fanti e in cavalieri. In seguito formò un senato, la curia, composto da 100 (poi ampliato a 200) patres (i padri fondatori) nominati dal re, ad esclusione dei Luceri. I due reggenti, Romolo e Tito Tazio, bonificarono l’area del Campidoglio e costruirono un Foro, uno spazio attorno al quale si sarebbero affacciati la Curia, i templi delle divinità maggiori, i mercati e le botteghe degli artigiani; il centro politico, religioso ed economico della città romana.

Qualche anno più tardi Tito Tazio morì a seguito a un’imboscata, fosse tesagli da qualche città sabina limitrofa, e Romolo si trovò da solo a governare una popolazione divisa a metà.

Per arginare la crisi, Romolo divise i romani in patrizi e plebei. Ai patrizi spettavano i compiti religiosi e amministrativi mentre ai plebei l’artigianato, il commercio e il lavoro nei campi. Inoltre, proibì il matrimonio tra classi diverse.  

Romolo regnò su Roma per trentotto anni e morì in una notte di tempesta e durante un’eclissi. Il suo corpo non fu mai ritrovato. Secondo la leggenda Romolo salì in cielo sul carro di Marte per diventare il protettore dei romani col nome di Quirino (ma forse fu solo vittima di un complotto).

Numa Pompilio

Il secondo Re di Roma fu Numa Pompilio, che regnò dal 715 al 673 a.C.

Dopo la morte di Romolo seguì un periodo di confusione in cui si susseguirono alla guida di Roma dieci patrizi, mentre le stirpi sabine e romane lottavano tra di loro per la supremazia. Alla fine si decise di eleggere Numa Pompilio, di stirpe sabina e marito di Tazia, la figlia del defunto re sabino.

Numa Pompilio era un uomo al di sopra delle parti: era molto religioso e poco portato alla frenesia della vita politica, tanto che alla responsabilità del governo preferì in principio la calma di Curi. Ma i romani lo convinsero dicendogli che governando avrebbe reso un servizio a Dio.

Riforme di Numa Pompilio

Il regno di Numa Pompilio si distinse per le sue riforme religiose: introdusse riti meno sanguinari, riformò il calendario portandolo da 10 a 12 mesi (aggiunse Gennaio, in onore di Giano Bifronte, e Febbraio, in precedenza l'anno seguiva il ciclo lunare e cominciava da Marzo, consacrato a Marte), i giorni dell'anno passarono da 304 a 355. Numa Pompilio fondò il collegio dei pontefici, massime cariche religiose, e suddivise la popolazione per mestieri: fabbri, vasai, carpentieri e orefici. Fu un re popolare e amato dalla plebe.

Numa Pompilio morì a ottant’anni senza aver mai fatto guerre. Il suo corpo non fu seppellito insieme ai suoi libri in un mausoleo sul Gianicolo, eretto dalle due stirpi riappacificate.

Tullo Ostilio

Tullio Ostilio (672-640 a.C.), terzo re di Roma, di origine latine, era molto diverso dal suo predecessore. Il suo nome è legato alla distruzione di Alba Longa. Per avere un casus belli che giustificasse la guerra come giusta agli occhi degli dei, istituì il collegio dei feziali, i quali avevano il compito di trovare un pretesto per ogni belligeranza.

Il regno di Tullo Ostilio

La guerra con Alba fu lunga e spietata (è qui che si svolse l'episodio degli Orazi e Curiazi). Prima di distruggere la città di Alba trasferì tutte le sue ricchezze e deportò tutti i suoi abitanti sul monte Celio; Il suo re, Mezio Fufezio, fu sventrato atrocemente, legato mani e piedi a quattro quadrighe con cavalli partite in direzioni opposte.

Durante il suo regno fece costruire una nuova sede senatoriale, la Curia Hostilia, sconfisse gli Etruschi di Veio e si verificò una terribile epidemia di peste. La leggenda diche che Tullio Ostilio morì in un incendio provocato da un fulmine scagliato da Giove, il quale pare non avesse gradito un rito sacro a lui dedicato.

Anco Marzio

Anco Marzio
Fonte: getty-images

Anco Marzio, quarto Re di Roma dal 640 al 616 a.C. e l’ultimo di origine sabina. Il suo nome viene ricordato per essere il fondatore di Ostia. Dopo aver conquistato il terreno che separava la città dalla costa fondò Ostia, così anche Roma, come si disse, potè avere il suo Pireo (il porto di Atene).

Fornita Roma di uno sbocco marittimo e migliorata la navigabilità del Tevere, aumentarono i commerci, soprattutto del sale che portò allo scavo di nuove saline. Per la sua conservazione si costruirono invece dei magazzini lungo il fiume.

Scambi commerciali sotto Anco Marzio

Il Re Anco Marzio regalò il prodotto a tutta la popolazione, il quale lo utilizzò per conservare gli alimenti. Le barche risalivano il Tevere per portare il sale nelle zone più interne e scendevano cariche di legname, facendo aumentare gli scambi e instaurando stabili rapporti d'affari con il popolo etrusco. Al re si attribuisce la costruzione del primo ponte in legno sul Tevere, il Sublicio, a sud della futura isola Tiberina, e la conquista, con abituale deportazione delle popolazioni entro le mura della città, di numerose tribù locali.

Tarquinio Prisco

Il quinto re di Roma, Tarquinio Prisco (616-578 a.C.), ebbe un ruolo molto importante nella lotta contro gli Etruschi. Figlio di Demarato, un eminente greco fuggito da Corinto e stabilitosi poi a Tarquinia. Tarquinio Prisco, che si chiamava ancora Lucumone, sposò Tanaquilla, raffinata dama etrusca che lo convinse a trasferirsi a Roma; qui divenne il braccio destro di Anco Marzio. Il re lo fece tutore dei suoi figli e lo iscrisse nella tribù dei Luceri.

Con la salita al trono, con il nome latino di Lucio Tarquinio Prisco, allargò il numero dei patres della Curia introducendo per la prima volte dei membri etruschi. Non contravvenendo agli usi romani, intraprese una serie di battaglie vittoriose nei confronti dei popoli vicini, continuando ad espandere il territorio di Roma e formando una lega di stati etruschi con reciprochi vincoli di non belligeranza.

Le riforme di Tarquinio Prisco

A Tarquinio si deve l’introduzione nel protocollo di corte i fasci littori e le più raffinate usanze etrusche: fece sfoggio di grande sfarzo durante le celebrazioni e si circondò di guardie del corpo.

La città di Roma venne ingrandita e abbellita: si lastricarono le strade, si arricchì il Foro di nuovi tempi e di nuove strutture, si costruì il Circo Massimo e si iniziò la costruzione del tempio di Giove Capitolino. A Tarquinio si attribuisce anche il generale affinamento dei riti e delle tradizioni romane sotto l'influenza della più raffinata civiltà etrusca. Tarquinio Prisco fu ucciso da sicari assoldati dai figli di Anco Marzio, che lo accusavano di aver conquistato il trono grazie al favore che godeva agli occhi del padre, nonché alle sue ricchezze.

Servio Tullio

Servio Tullio fu il sesto Re di Roma dal 578 al 534 a.C. Viene ricordato per essere il “rifondatore di Roma”: per conoscere la popolazione fece indire un censimento generale e poi divise le persone in classi.

Servio Tullio, etrusco e di origini servili si sposò con Tarquinia, una delle figlie di Tarquinio Prisco, e si distinse in battaglia come comandante di cavalleria. Si racconta che Servio Tullio non fu un re eletto ma salì al trono grazie a uno stratagemma escogitato assieme alla suocera. I due fecero credere alla popolazione che Tarquinio Prisco fosse ancora vivo e che in punto di morte avesse passato momentaneamente il regno nelle mani di Servio, carica che da temporanea divenne definitiva.

La politica di espansione

Servio Tullio continuò la politica di espansione territoriale di Roma dominando le rivolte di Veio, Cere e Tarquinia, i quali non riconoscevano in lui il successore di Tarquinio Prisco e per questo si rifiutarono di rispettare gli accordi di non belligeranza firmati con il predecessore. In ricordo delle sue origini emanò una legge che permetteva a chiunque di poter scalare i livelli sociali a dispetto delle origini di classe.

Le riforme di Servio Tullio

A lui si devono le possenti mura di tufo che cinsero Roma nel V° secolo, conosciute con il nome di Mura serviane.

Servio assegnò poi ad ogni moneta di bronzo una immagine di un capo di bestiame (pecus, da cui pecunia) in rapporto al loro diverso valore. Servio Tullio modificò la tradizionale divisione in tribù del popolo romano e ridivise la città in quattro zone: Palatina, Esquilina, Collina e Suburana. Alle tre tribù originarie (Ramini, Tizi e Luceri), dette tribù urbane, venne aggiunta una quarta tribù, detta rustica, composta da tutte quelle popolazioni che si erano aggregate alla città per vari motivi (guerre, deportazioni e profughi di diversa natura), le quali prendevano il nome dalla zona geografica di origine. Il regno di Servio visse un periodo di pace, stabilità e concordia tra le diverse stirpi romane. Sull'Aventino venne eretto, di comune accordo, un tempio alla vergine dea Diana, divinità dei boschi cara alla plebe, agli schiavi e alle donne.

Servio Tullio morì per mano della figlia Tullia, che intendeva impossessarsi del regno assieme al cognato. La leggenda racconta che ucciso il padre, la figlia ne abbandonò il corpo esanime in strada e vi passò sopra con il suo carro. Quindi, fece avvelenare il marito, Arunte Tarquinio, per sposarne il fratello Lucio Tarquinio, che divenne il nuovo re.

Tarquinio il Superbo

Tarquinio il Superbo, detto il tiranno, fu il settimo e ultimo Re di Roma (534-510 a.C.). Viene ricordato per la sua tirannia e per l'assoluta malvagità, e per aver esasperato a tal punto il popolo romano da meritarsi l'appellativo di Superbo, nonché la rivolta che lo scacciò. Il Superbo sciolse il senato, ne vietò ogni riunione e uccise tutti coloro che gli mostrarono opposizione. Introdusse nuove tassazioni, arricchendo il suo patrimonio personale e distruggendo tutto l'impianto di riforme del suo predeccessore, governando senza alcuna regola e a suo esclusivo tornaconto.

La morte di Lucrezia e la Repubblica dei Consoli

L'episodio leggendario che provocò la caduta della monarchia e la scacciata degli etruschi da Roma vede come protagonista Sesto, figlio di Tarquinio.

Assieme ai fratelli Tito e Arunte e ad altri compagni di baldoria, ormai ubriachi, proposero di vedere cosa mai stessero combinando in quel momento le proprie mogli. Giunti a casa, le trovarono con gran sorpresa tutte più o meno affaccendate in baccanali, tranne una, Lucrezia, la moglie di Lucio Tarquinio Collatino, seduta al telaio.

La cosa non finì qui. Ospite di Tarquinio Collatino, Sesto abusò di sua moglie Lucrezia. L'indomani Lucrezia si precipitò dal padre e dal marito, e spiegando loro cosa era successo, trasse da sotto le vesti un pugnale e si uccise. Da questo suicido scaturì una furente sollevazione popolare guidata dal padre di Lucrezia, Spurio Lucrezio, dal marito e dal figlio di una sorella di Tarquinio il Superbo, Lucio Giunio Bruto, fino allora defilato ma destinato a grandi cose.

Egli portò il cadavere di Lucrezia al foro e giurò di vendicarne la morte con l'aiuto dei romani e dell'esercito che ancora assediava Ardea. Nel 510 a.C. Roma scacciò la dinastia dei tarquini, ormai completamente screditata e divisa, liberandosi della dominazione etrusca e dandosi una nuova forma di governo. Tarquinio il Superbo fu costretto all'esilio e si rifugiò nella città etrusca di Cere, mentre il figlio Sesto fu ucciso a Gabi. Così nasceva, secondo la leggenda, la Repubblica dei consoli.

Il sacco di Roma del 410: ascolta la puntata del podcast

Conosci la storia del Sacco di Roma del 410? Ascoltala nella puntata del nostro podcast:

Ascolta su Spreaker.

Approfondisci

Potrebbe interessarti anche:

Un consiglio in più