I puffini dell'Adriatico di Giovanni Pascoli: analisi
I puffini dell'Adriatico di Giovanni Pascoli: analisi e composizione della poesia con figure retoriche e significato
I PUFFINI DELL'ADRIATICO
I puffini dell'Adriatico è un componimento di Giovanni Pascoli. Vediamo il testo:
Tra cielo e mare (un rigo di carmino
recide intorno l'acque marezzate)
parlano. È un'alba cerula d'estate:
non una randa in tutto quel turchino.
Pur voci reca il soffio del garbino
con oziose e tremule risate.
Sono i puffini: su le mute ondate
pende quel chiacchiericcio mattutino.
Sembra un vociare, per la calma, fioco
di marinai, ch'ad ora ad ora giunga
tra 'l fievole sciacquìo della risacca;
quando, stagliate dentro l'oro e il fuoco,
le paranzelle in una riga lunga
dondolano sul mar liscio di lacca.
I PUFFINI DELL'ADRIATICO, ANALISI
La poesia è composta da due quartine e due terzine di endecasillabi. Qui viene descritta la voce dei puffini dell’Adriatico. È aperta con una serie di rapide notazioni visive un rigo di carminio, le acque marezzate, un’alba cerula, Una randa in tutto quel turchino.
Queste indicazioni che possono sembrare materiali, fisiche e oggettive, in realtà sono inserite in un clima suggestivo che dà loro un’importanza più profonda; sono collocate in un’atmosfera magica, incantata, creata dall’impressione d’infinità spaziale “tra cielo e mare”,dalla solitudine e dal silenzio dell’alba d’estate. In quest’atmosfera vi sono anche i cinguettii degli uccellini che lanciano misteriosi messaggi da un' al di là altrettanto misterioso.
Questi messaggi quindi giungono da creature che non hanno legami con la terra e che sono più libere. Il poeta usa il verbo parlano, che attribuisce agli uccelli e quindi dà a questi animali un’immagine antropomorfa. Questa umanizzazione degli animali e della natura viene sottolineata anche da voci, oziose e tremule risate.
Chiacchiericcio: il verbo parlano senza il soggetto accresce l’atmosfera magica ed è anche la parola chiave di tutto il componimento aumentando anche l’effetto di sospensione e mistero.
I PUFFINI DELL'ADRIATICO, FIGURE RETORICHE
Nella prima strofa vi è l’allitterazione della vocale “a” spesso messa in evidenza: pArlano, elbA cerulA d’estAte, mAre, rAndA, Acque mArezzAte. Quest’allitterazione serve a dare un senso d’infinito e di sospensione.
Nella seconda strofa vi è invece l’allitterazione della vocale i : chIaccherIccIo mattutIno, che suggerisce suoni acuti come i versi che fanno gli uccelli di mattina. Tra l’ottavo e il nono verso di questa strofa vi è un ossimoro infatti l’aggettivo mute è in netto contrasto con il sostantivo chiacchiericcio.
Ascolta su Spreaker.La parte seconda della poesia è costituita da un paragone ipotetico tra puffini e marinai che chiacchierano da una barca all’altra. Vi è la stessa magica atmosfera con la distinzione ed identificazione tra le voci degli uomini e quelle degli animali. Troviamo anche l’uso di parole che colorano la poesia come se fosse un dipinto l’oro e il fuoco come rigo di carminio (verso 1).
Nella seconda e terza strofa, Pascoli usa continue sinestesie uditive ma anche visive per richiamare alla memoria colori e suoni.
La poesia infine viene chiusa con un’allitterazione della consonante l: Liscio di Lacca che suggerisce l’immagine del mare e con quest’immagine visiva il poeta cerca d’andare oltre diversi veri confini della vita e di cercare l’irrazionalità.
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