I mostri dell'Inferno della Divina Commedia
Quali sono i mostri dell'Inferno della Divina Commedia che incontra Dante durante il suo viaggio: spiegazione e analisi delle figure di Caronte, Minosse, Cerbero, Pluto, Flegias e Gerione
I MOSTRI DELL'INFERNO DELLA DIVINA COMMEDIA
La Divina Commedia di Dante Alighieri è considerata una delle più grandi opere della letteratura italiana e un capolavoro della letteratura mondiale. Nel suo viaggio attraverso l'Inferno, Dante descrive una serie di mostri terribili e spaventosi che rappresentano le più grandi paure e i peccati dell'umanità. Questi mostri sono parte integrante della visione ultraterrena di Dante e sono utilizzati come strumenti per esporre la moralità e la filosofia del poema. In questo articolo esploreremo alcuni dei mostri più iconici descritti nell'Inferno della Divina Commedia.
CARONTE, MINOSSE, CERBERO
Caronte
Il primo mostro derivante dalla mitologia pagana che incontriamo è Caronte (canto 3° vv. 82-99/109-110) , il traghettatore dell’Inferno, presente già nell’Eneide di Virgilio, il suo compito è quello di trasportare i nuovi morti da una riva all’altra del fiume Acheronte che separa l’aldiquà dall’aldilà.
La leggenda narra che i morti venivano trasportati nel regno degli inferi solo se disponevano di una moneta, per questo i parenti del defunto usavano porre sotto la lingua di quest’ultimo una moneta d’oro.
Minosse
Rappresenta il giudice dei morti ed è già presente nell'Eneide e ha il compito di ascoltare i peccati commessi da ogni anima defunta e di determinare il numero di cerchi che essa dovrà percorrere prima di raggiungere il suo girone. Minosse è descritto come un uomo di corporatura imponente con una coda squamosa che grida e maltratta i peccatori.
Cerbero
Il terzo mostro descritto nella Divina Commedia è Cerbero (canto 6, versetti 13-33). Questo personaggio, presente sia nella mitologia greca che in quella latina, è noto come il guardiano dell'entrata dell'Ade, che impedisce la fuga dei defunti dal mondo dell'oltretomba. Cerbero è figlio di Tifone e Echidna, due mostri della mitologia greca. È fratello di altri mostri famosi, come la Sfinge, la Chimera e l'Orco. Nella mitologia greca, Cerbero è rappresentato come un cane con cinquanta o cento teste, ma di solito viene raffigurato con tre teste a forma di serpente e con il corpo di un drago. I nuovi morti dovevano offrirgli cibo per placarlo, insieme all'obolo per Caronte.
PLUTO, FLEGIAS, GERIONE
Pluto
Quarto mostro un po’ meno conosciuto della Divina Commedia è Pluto (canto 7° vv.1-15), custode del girone degli avari. Rispetto agli altri 3 esseri questo non è presente nell’Eneide, seppur esistente nella mitologia greca anzi derivante da quest’ultima. Pluto deriva da 2 divinità classiche: Pluto (ploutos) appunto, e il più conosciuto Plutone (plouton). Il primo, nella mitologia è il dio che elargisce ricchezza, figlio di Demetra e Iasone compare già nella Teogonia di Esiodo, nelle raffigurazioni vinene rappresentato insieme a Demetra e Persefone come un faciullo che reca il corno dell’abbondanza. Il secondo è il famoso Plutone, dio dell’oltretomba che insieme a Zeus e Poseidone governa il mondo. La descrizione che ci è fornita di Pluto è quella di un lupo dall’aspetto sinistro, anche se è una fantasia di Dante ricrearlo così solo per adattarlo al ruolo che gli spetta.
Flegias
Un’altra fiera che si incontra nella lettura della divina Commedia è Flegias (canto 8° vv.13-24), un altro traghettatore crudele, il suo ruolo non è ben definito né la sua descrizione, si pensa che dato che è Minasse a mandare direttamente i peccatori nel loro girone Flegias ha il ruolo di prendere gli iracondi e trasportarli al centro della palude per poi buttarceli dentro, difatti è il traghettatore del fiume posto prima della città di Dite quella in cui sono racchiusi gli iracondi e gli accidiosi. Nella mitologia esso è figlio di Ares e Crise (prima moglie di Dardano), fu il re dei Flegrei piromani.
Gerione
Gerione (canto 17°vv.1-18/94-99) nella divina Commedia è posto a guardia del girone dei frodatori. Nella mitologia esso era figlio di Crisaore e di Calliroe e possedeva una mandria di magnifici buoi tanto belli da fare invidia Euristeo che ordinò a Ercole di sottrarli al mostro (la decima fatica Di Ercole). Il suo aspetto era quello di un gigante a tre teste sei braccia e sei gambe tutto convergente in un unico bacino tozzo. Non sembra avere alcuna relazione con i dannati del suo girone, ma trasporta Dante e Virgilio sulla sua groppa fino al cerchio inferiore senza rivolger loro parola.
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