I Malavoglia: riassunto e analisi del capitolo 1 del romanzo di Verga
I Malavoglia: sintesi e analisi del primo capitolo del famoso romanzo dello scrittore siciliano Giovanni Verga.
Indice
I Malavoglia: riassunto capitolo 1
I Malavoglia sono una famiglia di pescatori di Aci Trezza, il vero cognome è Toscano. Al contrario del nomignolo che portano, ’ngiuria, la famiglia era formata da gente laboriosa e viveva nella Casa del Nespolo. Il capofamiglia era padron ‘Ntoni, il figlio Bastianazzo e la moglie Maruzza, detta la Longa. Poi c’erano i nipoti: il ventenne ‘Ntoni, Luca (“più giudizioso del grande”), Mena (Filomena) che lavorava sempre al telaio, Alessi (Alessio) e Lia (Rosalia) la più piccola.
Nel dicembre 1863 ‘Ntoni, il maggiore dei nipoti era stato chiamato per la leva militare. La Longa gli dà le ultime raccomandazioni, mentre il nonno non gli dice nulla. I due ritornano a casa e incontrano Bastianazzo che si era sbrigato ad arenare la barca, la Provvidenza, per salutare il figlio, ma non aveva fatto in tempo. Il giorno seguente andarono tutti alla stazione a vedere il treno che passava portando via i giovani per la leva militare. La Longa salutò il figlio, ma rimase delusa perché per ultimo salutò la Sara di comare Zudda, e da quel giorno lei non le rivolse più la parola.
I Malavoglia: analisi capitolo 1
La voce che narra proviene chiaramente dall’interno del mondo rappresentato e si colloca al livello culturale dei personaggi stessi. Il narratore dà per scontato che il soprannome “Malavoglia” sia giusto l’opposto rispetto alle caratteristiche effettive della famiglia.
Si possono poi notare modi di dire tipici e riferimenti a particolari legati a un determinato ambiente, mosse colloquiali. Non solo, ma si parla di certi personaggi (Zio Cola, Padron Fortunato Cipolla, Sara di comare Tudda…) come se fossero perfettamente noti e non ci fosse bisogno di fornire ragguagli su di essi: è la conferma migliore del fatto che il narratore fa parte di quel piccolo mondo paesano.
Troviamo così perfettamente realizzato il principio che Giovanni Verga enuncia in una lettera a Capuana, di poco posteriore all’uscita del romanzo: “La confusione che dovevano produrvi in mente alle prime pagine tutti quei personaggi messivi faccia a faccia senza nessuna presentazione, come li aveste conosciuti sempre, e foste nato e vissuto in mezzo a loro, […] era artificio voluto e cercato anch’esso, per evitare, perdonami il bisticcio, ogni artificio letterario, per farvi l’illusione completa della realtà”. L’autore vuole cioè intendere il suo eclissarsi, il suo regredire nella realtà rappresentata: la teoria dell’impersonalità, il rifiuto del giudizio.
Da queste prime pagine si delineano altresì le tematiche centrali del romanzo. Assume innanzitutto rilievo la figura di padron ‘Ntoni, vecchio patriarca, depositario di valori di una società arcaica, in particolare quello dell’unità della famiglia (“bisogna che le cinque dita s’aiutino l’un l’altro”).
In questo mondo che sembrerebbe così immobile irrompe però la storia, che porta trasformazioni sconvolgenti.
La storia si presenta in queste prime pagine nella forma della leva militare, introdotta dal nuovo Stato unitario, che sottrae alla famiglia, fondamentale unità produttiva in quella società arcaica, le braccia indispensabili per il lavoro.
Si delinea anche da queste pagine l’opposizione costitutiva su cui si fonda la struttura romanzesca, quella che si determina tra il nucleo dei Malavoglia, depositari dei valori, e l’ambiente del villaggio, malevolo e pettegolo, sordo ai valori e ispirato solo ai principi dell’interesse egoistico. Questa sordità umana e questa meschinità soffocante risaltano soprattutto a contrasto con la delicatezza d’animo di padron ‘Ntoni, che capisce immediatamente il dolore di Maruzza (la Longa) per il distacco dal figlio e invita perciò il marito a consolarla (“Vai a dirle qualche cosa, a quella poveretta; non ne può più…”).
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