I fiumi di Giuseppe Ungaretti: analisi, significato e parafrasi
Indice
1I fiumi e l'Allegria
Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d’Egitto nel 1888, e la prima parte della sua vita è segnata da viaggi e peregrinazioni: lui, italiano nato in Egitto, si forma sotto il punto di vista intellettuale lontano dall’Italia, dapprima proprio ad Alessandria, dove conosce Enrico Pea, scrittore e anarchico, e poi a Parigi dove entra in contatto con i circoli simbolisti e, in particolare con Apollinaire.
Sempre a Parigi conosce anche tre esponenti del futurismo italiano, Giovanni Papini, Ardengo Soffici e Aldo Palazzeschi, che lo invitano a collaborare alla loro rivista, Lacerba, dove nel 1915 vede pubblicate le sue poesie; nel frattempo, nel 1914 Ungaretti si era trasferito a Milano.
Convinto interventista, quando l’Italia entra nella Prima guerra mondiale nel 1915 corre ad arruolarsi come soldato semplice e viene mandato a combattere sul fronte del Carso.
Nonostante le durezze del conflitto, della vita della trincea e la violenza del fronte, questo si rivela un periodo proficuo per la scrittura: in un momento di congedo nel 1916 fa stampare Il porto sepolto.
Questa prima raccolta costituisce il nucleo originario di Allegria, la più importante delle opere giovanili di Ungaretti, in cui appaiono, già pienamente sviluppate, tutte quelle peculiarità che caratterizzano lo sperimentalismo poetico del suo primo periodo:
- il verso spezzato, ridotto in un’unità minime a volte consistenti di una sola, singola parola, a volte addirittura monosillabica;
- l’attribuzione di valore e significato allo spazio bianco che divide le parti del testo, hanno la funzione di esaltare la parola, enfatizzarne il significato; in questo modo viene sottolineato il valore della scelta lessicale, costringendo il lettore a meditare sulla semantica.
Si tratta di peculiarità che contraddistinguono la scrittura ungarettiana di questo primo periodo e che segnalano l’indissolubile legame con le avanguardie letterarie e gli sperimentalismi del primo Novecento, in particolar modo con i futuristi italiani e con i simbolisti francesi.
Questa prima raccolta già contiene I fiumi, un componimento di particolare importanza non soltanto nell’impalcatura complessiva del libro, ma di tutta la produzione lirica ungarettiana.
Il trasferimento in Italia, e ancor di più l’entusiastica partecipazione alla guerra, rappresentano la fase conclusiva di un lungo processo di autodefinizione, di crescita, di sviluppo identitario.
I fiumi è una poesia in cui la componente autobiografica pesa tanto quanto quella simbolica: Ungaretti descrive sé stesso come un personaggio disperso, solitario, definito dai quattro fiumi che rappresentano, metaforicamente, ciascuna fase della sua vita e del suo processo di maturazione e che, non a caso, termina cronologicamente proprio nel fiume Isonzo.
La crescita e la maturazione di Ungaretti, si concludono nel 1914 con il ritorno in Patria e vengono sugellate dall’arruolamento, un sentiero ripercorso a ritroso ne I fiumi, dove ogni momento della vita del poeta viene riconosciuto come fase che ha contribuito a costruirne l’identità.
2Analisi della poesia I fiumi
Come detto, questo componimento viene scritto nel momento di massimo sperimentalismo ungarettiano, per cui non è possibile ritrovare una vera e propria struttura metrica né ritmica, si possono solo distinguere delle assonanze alla fine o all’interno dei versi, ma null’altro.
I fiumi, una delle poesie più note di Ungaretti, inserisce immediatamente il lettore in un’atmosfera sospesa e livida, drammaticamente segnata dagli effetti della guerra; l’autore/protagonista è solo e fa un bagno nell’Isonzo che viene descritto come una sorta di rituale di rinascita: all’uscita dal fiume si sente riconciliato con le diverse fasi della sua vita, metaforicamente rappresentate dai fiumi.
2.1L’inizio della poesia
L’inizio della poesia, i vv. 1-8, introduce il lettore alla raffigurazione ambientale di cui s’intende, fin da subito, il valore metaforico di descrizione emotiva.
Il v. 1 si apre con una frase in prima persona, mentre l’albero mutilato rimanda subito all’ambientazione bellica; un senso di solitudine e desolazione deriva dall’immagine dell’autore abbandonato (v. 2) in una dolina (v. 2), cioè in una buca del terreno, con lo stesso languore (v. 3) di un circo/prima e dopo lo spettacolo (vv. 4-5): il paragone del vuoto del circo tra uno spettacolo e l’altro, già di per sé molto efficace, viene rafforzato dall’uso del sostantivo languore, che incupisce ulteriormente la descrizione.
L’incipit si chiude con l’immagine malinconica del poeta che guarda lo scorrere delle nuvole alla luce della luna. L’immagine notturna trova un contrappunto temporale al v. 9, che inizia con l’avverbio stamani.
Il salto indietro nel tempo segna l’inizio della narrazione dell’episodio catartico del componimento, che si distende per intero fino al v. 26. Il bagno nell’Isonzo è una sorta di rito funebre e, al tempo stesso, di rinascita: il fiume è un’urna (v. 10) dove il poeta riposa come se fosse una reliquia (v. 11); disteso nel fiume, ne viene levigato come un sasso dal fluire dell’acqua.
Questo passaggio, racchiuso nei vv. 9-15, racconta simbolicamente la morte dell’autore e apre al successivo risveglio, quello narrato dal v. 16 in poi; in mezzo, c’è il processo di trasformazione: come fosse un sasso (v. 15) sul fondo del fiume, lo scorrere delle acque lo leviga, cioè lo trasforma rendendolo meno rozzo, una metafora che descrive il processo di maturazione vissuto dall’autore.
Finito il bagno, il poeta esce dall’acqua barcollando come un’acrobata sull’acqua (vv. 19-20), un paragone che rende in maniera plastica l’immagine dell’uomo che barcolla sull’acciottolato della riva del fiume.
I vv. 16-17 stridono con il tono aulico dei versi precedenti, caratterizzato dall’uso di un lessico ricercato, giacché presentano un registro basso, molto colloquiale che prosegue anche nei vv. 21-23, caratterizzati dall’uso del termine accoccolato (v. 21) e da locuzioni come panni/sudici di guerra (vv. 22-23).
Il v. 24 si apre però con un nuovo cambio di registro, e una similitudine: la figura del beduino in preghiera, prono a ricevere/il sole (vv. 25-26) si ricollega al tono elevato usato in precedenza e conclude la narrazione del rito con un’immagine capace di una forte evocazione simbolica.
2.2Conclusione della poesia
Concluso il rito, dal v. 27 il poeta comincia una riflessione sulla sua stessa identità che prende il fiume come elemento di partenza: l’Isonzo, spiega nei vv. 28-31, è il luogo dove più gli è stato semplice avvertire sé stesso come parte dell’universo (v. 31).
Si apre qui una parentesi di riflessione che ha delle tonalità molto intime: la vita girovaga di Ungaretti ha prodotto un animo che ha difficoltà a sentirsi in sintonia con quanto lo circonda, una sensazione che gli crea un forte disagio. Questa condizione è spiegata ai vv. 31-35, dove il non essere in armonia (v. 35) viene definito un supplizio (v. 31). Ma nel momento raccontato questa sensazione appare superata.
I vv. 36-41 si ricollegano al precedente e chiudono il discorso: le occulte/mani (vv. 36-37) sono quelle del fiume che lo hanno levigato (v. 14), cioè trasformato, e gli hanno regalato quella rara/felicità (vv. 40-41) che consiste nell’essere in armonia e riconoscersi come una docile fibra/dell’universo (vv. 30-31).
La terzina dei vv. 42-44 apre alla conclusione del componimento: la nuova sensazione di armonia e unità spirituale permette al poeta un nuovo sguardo sul passato, un nuovo sguardo sulle passate epoche (v. 43) della sua esistenza, ciascuna di esse rappresentate simbolicamente da fiumi, come detto ai vv. 45-46.
2.3Quali sono i fiumi di Ungaretti?
Il primo a essere nominato è il Serchio, che bagna la provincia toscana da cui provengono i genitori di Ungaretti, e infatti esso diventa evocativo delle radici famigliari del poeta, che si estendono ben oltre il padre e la madre per assumere una dimensione ancestrale con il riferimento ai duemil’anni forse/di gente mia campagnola (vv. 49-50).
Il secondo fiume è il Nilo, che ha la sua foce ad Alessandria d’Egitto, città natale di Ungaretti. È il fiume dell’infanzia e della giovinezza, quello che lo ha visto nascere e crescere (v. 54) e ha conosciuto i suoi anni di immaturità e inconsapevolezza (v. 55).
Ai vv. 56-60 viene invece evocata la Senna, e quindi il periodo di vita parigino, fatta di incontri, esperienze, momenti di forte crescita intellettuale, esperienze che hanno certamente contribuito alla maturazione del poeta.
Tutti questi fiumi rappresentano, simbolicamente, momenti di vita dell’autore e, come dice nei vv. 61-62, si riuniscono, si incontrano nell’Isonzo, cioè nel momento di vita presente.
L’ultima parte del componimento, i vv. 63-69, riportano la narrazione al momento inziale, quello notturno. I momenti passati vengono finalmente recuperati come parte dell’essere del poeta e visti con nostalgia (v. 63), segno finale del raggiungimento di quell’armonia (v. 35) tanto disperatamente ricercata.
Quindi:
- il Serchio rappresenta il passato, le radici della famiglia;
- il Nilo rappresenta la giovinezza di Ungaretti ad Alessandria d’Egitto;
- la Senna il periodo a Parigi di crescita intellettuale;
- l’Isonzo è il momento presente.
3I fiumi: parafrasi
Mi aggrappo a quest’albero mutilato
abbandonato in questa dolina
che è vuota
come un circo
prima o dopo lo spettacolo
e guardo
lo scorrere tranquillo
delle nuvole alla luce della luna
Stamattina mi sono disteso
in una tomba d’acqua
e come se fossi una reliquia
ho riposato
Lo scorrere dell’Isonzo
mi faceva più liscio
come se fossi un suo sasso
Poi mi sono ritirato su
con le mie povere ossa
e sono uscito barcollando
come un acrobata che
cammina sull’acqua
Mi sono disteso
vicino ai miei abiti
lordi di guerra
e come avrebbe fatto un beduino
mi sono pigato per asciugarmi
al sole
Questo fiume è l’Isonzo
e qui più che altrove
mi sono riconosciuto
di essere una felice parte
di questo universo
La mia tortura
è quando
non mi riesce
di sentirmene parte
Ma quelle mani
nascoste
che mi riempiono
mi regalano
quella rara
felicità
Ho ripercorso
le fasi
della mia vita
Questi sono
i fiumi che mi hanno forgiato
Questo è il Serchio
dove ha preso l’acqua
forse per duemila anni
i miei antenati campagnoli
e mio padre e mia madre
Questo è il Nilo
che mi ha visto
nascere e crescere
nell’irrequieta ingenuità della giovinezza
nelle sue enormi pianure
Questa è la Senna
e in quelle sue acque torbide
mi sono meschiato
e mi sono riconosciuto
Questi sono tutti i miei fiumi
che si riuniscono nell’Isonzo
E questa qui è la mia nostalgia
che in ognuno di questi fiumi
riemerge alla memoria
ora che è notte
e che la mia vita mi sembra
che circondi la mia testa
con l’oscurità