La biografia di Adolf Hitler, dalla giovinezza al potere
La nascita di un desposta: chi era Adolf Hitler e com'è diventato il terrificante Fuhrer della Germania nazista della seconda guerra mondiale
Indice
Adolf Hitler, la biogafia del Fuhrer
Citare di Adolf Hitler vuol dire parlare di seconda guerra mondiale, inevitabilmente. Il conflitto rappresenta però soltanto la seconda e ultima parte della sua vita. Di seguito riportiamo gli snodi cruciali del suo percorso, fino a divenire cancelliere del Reich e Führer della Germania nazista.
La giovinezza di Hitler
Adolf Hitler è nato a Braunau, nell’Austria settentrionale, nel 1889. Un piccolo paese che gli sta stretto. Non ha stimoli che provengano dalla scuola, che abbandona senza concludere il percorso delle medie, o dal lavoro. Questo non gli interessa, perché è certo di poter emergere come artista. A 18 anni, ferito dalla morte della madre, si lascia tutto alle spalle e va a Vienna, in certa di fortuna.
I suoi sogni vengono però infranti dal doppio rifiuto dell’accademia dell’arte. Ha in tasca la pensione da orfano e qualche soldo ottenuto dalla vendita sporadica dei suoi disegni. Una sorta di vagabondo che si ritrova trascinato nel vortice delle discussioni politiche della Vienna del tempo.
Ciò lo spinge a rinnegare la sua Austria, che sente non avere futuro. Ad attirarlo è la Germania, nazione giovane e forte, pronta a occupare un posto cruciale nello scacchiere globale. Inizia così a formarsi in lui un’ideologia di stampo nazionalista.
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Prima guerra mondiale
La grande svolta nella vita di Adolf Hitler è chiaramente il trasferimento in Germania nel 1913. Sfugge così al servizio militare austriaco. Non perché non voglia combattere. Agogna il fronte ma vuole essere arruolato dai tedeschi.
Si arruola come volontario e finalmente trova un posto nel mondo. I suoi superiori vedono però qualcosa di strano in lui e, nonostante la medaglia al valor militare, lo costringono di fatto a restare un soldato semplice. Non lo ritengono in grado di comandare, a causa del suo evidente individualismo.
I suoi compagni d’armi lo hanno poi ricordato come un soggetto un po’ strano, spesso intento a tenere discorsi politici molto radicali e, generalmente, confusi.
Vita privata
Prima di passare allo snodo cruciale della vita politica di Hitler, ecco una parentesi su quella privata, di cui si sa molto poco. Pur senza prove certe, viene individuata in Angelika Raubal, sua nipote, una sua possibile amante. A lei si aggiunge poi la celebre Eva Braun.
Altre donne vicine a Hitler erano la regista Leni Riefenstahl e la britannica Unity Mitford. Alcuni storici hanno ipotizzato sue tendenze omosessuali o bisessuali, in aperto contrasto con l’opposizione dura e sanguinaria dei nazisti nei confronti dell’omosessualità.
Hitler entra in politica
Nel 1918, terminata la grande guerra, in Germania esplode una rivoluzione in maniera spontanea. Alla guida non c’è un leader, bensì fame, rabbia e delusione. La socialdemocrazia non riesce ad appoggiare in toto la spinta rivoluzionaria dal basso. Quando raggiunge il governo, deve trovare un accordo con la destra estrema e militarista, al fine di tentare di soffocare nel terrore e nel sangue i ribelli.
La Repubblica ottenuta è nata nel sangue e di questo pagherà il prezzo. Hitler è un trentenne disgustato dai socialdemocratici al potere, e in questo è pienamente dalla parte della destra estrema. Decide così di entrare in politica e provare a cambiare le cose.
Sceglie un piccolo partito, distinto soprattutto per il suo radicale antisemitismo. È un ottimo oratore e ottiene così un ruolo di spicco. Egli stesso è sorpreso dal saper catturare l’attenzione dei tedeschi e in breve diviene leader del piccolo partito, che con lui cambia nome: Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori.
La scalata al potere
La Germania viene di fatto sottomessa e punita dal trattato di pace firmato, che è un diktat dei vincitori. La società tedesca è una polveriera, con i cittadini che faticano a sopravvivere e coltivano nel proprio animo una nuova rivolta.
Nel 1923 si arriva al grande sciopero generale del bacino della Ruhr, che blocca di fatto l’economia tedesca. Hitler tenta così la sua mossa, affiancato dal Generale Ludendorff, cruciale per l’estrema destra. Prova a realizzare un’insurrezione a Monaco, nella speranza di concretizzare una marcia su Berlino, come quella su Roma di Mussolini. Fallisce ma paga uno scotto irrisorio: un anno di prigione.
Qui viene trattato come un personaggio d’onore, il che gli dà ulteriore speranza di poter coronare il suo sogno. Questi 12 mesi li ha trascorsi a scrivere il suo libro, Mein Kampf, che accoglie la base teorica del suo movimento.
Fatica però a emergere nuovamente politicamente, perché la situazione economica si è ristabilita. Non ha dunque leva sull’animo dei tedeschi, che ridono del suo 2,6% alle elezioni nel 1928. Lui però non demorde e ristruttura il suo partito, che dispone nelle SA, Sturmabteilungen, ovvero dei reparti d’assalto da schierare contro gli altri partiti. La sua propaganda però non dà frutti, non ancora.
La sua chance giunge nel 1929, quando il “venerdì nero” della borsa di New York porta al crollo del sistema e a una profonda crisi economica su scala mondiale. Il boom economico in Germania era particolarmente poggiato sulla collaborazione economica con gli USA.
Il contraccolpo per i tedeschi è enorme e drammatico. La crisi che dilaga dal 1929 al 1932 sembra non avere fine. È in questo scenario che Hitler sale al potere.
Hitler prepara la guerra
Alla fine, nel 1933, Adolf Hitler rappresenta per molti l’unica chance per ritrovare la dignità come Paese, guadagnando una via di fuga dalla crisi devastante. In quest’anno diventa Cancelliere del Reich, dopo aver trascorso l’anno precedente a tenere centinaia di discorsi in tutta la Germania.
Tutti sono trascinati dall’energia che sa trasmettere, fondamentale in un Paese profondamente depresso e impoverito. A votarlo sono in 17 milioni, soprattutto persone stanche che vogliono poter lavorare e guadagnare. Si uniscono però ai fanatici antisemiti, razzisti, nazionalisti e violenti, che sono il cuore pulsante del movimento hitleriano.
Il fatto d’aver risolto il dramma della disoccupazione in quattro anni, tenendo a bada l’inflazione, ha poi radicalizzato tantissimi altri, pronti ora a seguirlo verso un futuro migliore e di conquista.
La storia della Germania è così cambiata per sempre.
La seconda guerra mondiale
Una volta al potere, in poco tempo Hitler abolisce tutti gli altri partiti, trasformando le organizzazioni politiche o sociali in truppe ausiliarie. Minacce, intimidazioni e violenza sono le armi del suo partito. Scioglie i sindacati e li rimpiazza con delle organizzazioni a lui fedeli.
La stampa diventa il suo megafono personale e chi tenta di opporsi finisce nei campi di concentramento. I primi nascono nel 1933, anno in cui si scatena anche la lotta contro gli ebrei, che perdono ogni chance di una vita normale.
Tutto per raggiungere il suo scopo, concretizzatosi nel 1939. In questo anno la Germania era la nazione militarmente più forte in tutt’Europa. Ha nell’Italia uno dei pochi alleati e Hitler freme per scendere in campo. Vuole la guerra, subito: “Ora ho 50 anni e preferisco avere la guerra adesso, che non più tardi quando ne avrò 60 o 65”. La Germania doveva fiorire e governare nel mondo, a patto però che ciò avvenisse durante la sua vita e soprattutto il suo arco politico.
Al potere nel 1933, in sei anni ha trascinato buona parte del mondo in una carneficina senza precedenti. Il 30 aprile 1945 Hitler si suicida nel suo bunker a Berlino, dove i soldati dell’armata rossa combattono per le strade. Gli americani, russi e inglesi hanno occupato gran parte della Germania e pochi giorni dopo giunge la firma per la capitolazione incondizionata, in un Paese crollato e ridotto in macerie.