Historiae di Tacito: analisi, riassunto, stile
Analisi, riassunto e stile delle Historiae di Tacito: lingua usata dallo scrittore, analisi del proemio e tematiche trattate
TACITO, HISTORIAE
La prima opera di carattere storico di Tacito furono le Historiae, che vennero scritte intorno al 105 d.C. in età traiana. Dell'opera, composta probabilmente di 14 libri, ci sono pervenuti solamente i primi quattro completi ed una parte del quinto, nei quali vengono raccontati gli avvenimenti degli anni 69 e 70 d.C., la morte degli imperatori militari Galba, Otone e Vitellio, l'assedio di Gerusalemme e la prima guerra giudaica, mentre l'opera completa avrebbe dovuto analizzare il periodo che va dal 69 al 96 d.C., cioè dalla morte di Nerone a quella di Domiziano.
HISTORIAE DI TACITO, PROEMIO
Le Historiae si aprono con una prefazione nel quale Tacito loda gli storici del periodo repubblicano e condanna invece quelli del principato, afferma infatti che gli storici dell'età repubblicana avevano espresso il loro pensiero senza condizionamenti, mentre gli storici del principato erano inaffidabili a causa del servilismo o dell'ostilità contro i potenti. Tacito decide perciò di descrivere i diversi imperatori che si succedettero, in maniera imparziale.
I discorsi diretti hanno grande importanza nell'opera di Tacito, in quanto attraverso questi, lo scrittore esprime la propria visione politica. I due discorsi più importanti a noi pervenuti sono quello di Galba a Pisone e quello di Ceriale ad alcune tribù galliche.
Nel primo libro è presente il discorso di Galba, che introduce il tema della successione per adozione e il rapporto tra il potere assoluto e la libertà. Il discorso si tenne in occasione dell'adozione di Pisano Liciniano come successore di Galba. Con questo discorso, Tacito vuole esporre i vantaggi della successione per adozione, in quanto in questo modo il successore viene scelto in base alle sue qualità e alle capacità che ha dimostrato.
Inoltre il principato adottivo sarebbe migliore rispetto a quello ereditario in quanto sarebbe più vicino alla res publica che alla monarchia. La frase conclusiva del discorso indica come il buon principe è colui che sa realizzare un difficile compromesso tra libertas e servitus. Inoltre Tacito pone come esempio Nerva, che adottò Traiano e che in questo modo riuscì ad evitare eventuali conflitti per la successione.
Il discorso di Petilio Ceriale, capo della legione romana, si trova invece nel quarto libro. Questo discorso, rivolto ai Trèviri e ai Lìgoni, popolazioni galliche appena sconfitte dopo la rivolta, per illustrare i vantaggi che comporta la sottomissione a Roma. In questo discorso Ceriale afferma inoltre che i Romani intrapresero le guerre non per brama di potere e di ricchezza, ma per portare aiuto alle popolazioni che lo richiedevano.
TACITO, HISTORIAE: LINGUA E STILE
Lo stile di Tacito è sostanzialmente unitario ed è presente un modo di esprimersi molto lontano dall'uso comune.
Tacito si ispira in modo particolare a Sallustio, con cui condivide la predilizione per i termini rari. La lingua è infatti caratterizzata da termini arcaici e poetici. Il vocabolario è molto ampio, ma nel contempo selettivo, infatti Tacito evita i termini bassi e volgari, ma anche comuni e banali, esclude anche i grecismi e i termini tecnici, che sostituisce con perifrasi.
L’esempio di Sallustio è inoltre seguito e sviluppato nel ricorso alla variatio, che diventa spesso ciò che più caratterizza uno stile fortemente asimmetrico e difficile. La prosa tacitiana ha un andamento spezzato a causa della ricerca della varietas e della struttura dei periodi.
Infine troviamo un procedimento stilistico a cui Tacito ricorre con grande frequenza, la chiusa epigrammatica della frase o del periodo, la sententia concisa e brillante che riassume e generalizza il senso di un avvenimento, inserisce un giudizio o aggiunge un commento inatteso.
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