Goffredo Mameli e il canto degli italiani: l'inno dell'Unità d'Italia
Indice
1Goffredo Mameli, il poeta del Risorgimento
La vita di Goffredo Mameli si consuma in un arco di tempo molto breve, poco meno di 22 anni. Ma gli anni in cui visse, turbolenti e pieni di sconvolgimenti, attraversati da quegli ideali che avrebbero determinato i decenni successivi condizionarono profondamente la sua esistenza.
Mameli nasce a Genova il 5 settembre del 1827, in piena età della Restaurazione.
Il periodo che s'era appena chiuso, dominato dalla gigantesca figura di Napoleone Bonaparte, aveva definitivamente fatto crollare la società dell’Ancien Régime e, in Italia, fatto cadere equilibri politici che si protraevano da secoli. Genova, ad esempio, aveva smesso di esistere come repubblica autonoma ed era diventata una provincia del regno dei Savoia.
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In questi stessi anni si diffondono in tutta Europa le idee di libertà ed autodeterminazione dei popoli: le borghesie tedesche ed ungheresi vogliono creare dei propri stati autonomi e liberi dalle ingerenze degli austriaci d'Asburgo; allo stesso modo, in Italia, cresce una generazione convinta della necessità di riunire tutta l'Italia liberandola dai vari dominii stranieri.
L'epoca in cui Mameli nasce e cresce è impregnata di questi sentimenti. I genitori lo indirizzano agli studi nel collegio di Carcare, in provincia di Savona, e qui s'interessa di letteratura e di poesia, componendo, precocissimo, alcune liriche amorose.
Ma subito viene profondamente influenzato dalle idee e dallo spirito patriottico: nel 1846, in occasione del centenario della cacciata da Genova degli austriaci, partecipa alle manifestazioni esponendo il tricolore, una bandiera non gradita dal governo.
A Genova, inoltre, le idee nazionaliste erano profondamente influenzate dalle concezioni di uno dei più importanti e influenti patrioti della storia risorgimentale, il genovese Giuseppe Mazzini, che propugnava ideali di fratellanza e che, soprattutto, voleva un'Italia unita e repubblicana: un'idea che certo non poteva piacere alla monarchia sabauda, ma che affascinavano tanti giovani come Mameli.
Il 1848 è l'anno cruciale nella vita del genovese: moti nazionalisti attraversano l'intera Europa ed in Italia danno luogo a vere e proprie rivolte. È il caso delle famose Cinque giornate di marzo durante le quali i milanesi si ribellarono agli austriaci, e in quei giorni Mameli organizzò un gruppo di trecento da volontari da inviare a sostegno dei ribelli lombardi. Nel novembre dello stesso anno una nuova insurrezione esplose a Roma.
Qui i rivoltosi misero in fuga Pio IX e presero il controllo della Città Eterna rifondandola come una repubblica al capo della quale, a titolo onorifico, nominarono personalità come Mazzini e Giuseppe Garibaldi.
La città venne subito assediata dai francesi, ma i patrioti italiani (e non solo) arrivarono a difenderla. Fu durante uno di questi scontri che Mameli rimase ferito ad una gamba mentre cercava di difendere il Gianicolo dall'avanzata francese; trasportato in luogo di cura il poeta morì dopo pochi giorni per un'infezione dovuta alla fucilata francese, il 6 luglio 1849 a nemmeno ventidue anni.
2L'opera poetica di Mameli
La produzione lirica di Mameli è strettamente legata al tema patriottico, ed è parecchio interessante perché apre una finestra sul mondo dei patrioti dell'epoca, di chi era convinto che si dovesse fare l'Italia anche a costo della vita, come accadde allo stesso Mameli. In questo senso si rivela anche quale fosse la concezione che Mameli avesse del far poesia: cioè un qualcosa di attivo che doveva avere una sua funzione e una sua dimensione sociale e politica.
I suoi componimenti sono innervati di idee mazziniane e repubblicane, che emergono in maniera evidenti in componimenti come l’ode A Roma, dove scrive che il popolo e i re appartengono a due campi contrapposti.
Del 1846 è l’inno intitolato Per l’illuminazione del X dicembre a Genova, e conosciuta anche come Balilla, in cui narra con tono epico la rivolta genovese del 1746 contro gli austriaci e nel quale le idee mazziniane emergono in maniera evidente: la rivolta è rivolta di popolo, e in quanto tale è benedetta da Dio, che la guida e la benedice.
Del 1848 è l’ode Milano e Venezia, in cui il genovese Mameli scrive in favore dell’altra grande repubblica italiana cui Napoleone aveva tolto l’indipendenza ponendola sotto il controllo austriaco (il “sacrificio” di Patria con cui Foscolo apre il suo Ortis), affinché la solidarietà dei patrioti italiani intervenisse in suo aiuto.
Particolare è il caso di un inno scritto nel 1848, Suona la tromba, scritto su richiesta di Mazzini che voleva farne proprio l’inno nazionale italiano. Tuttavia lo scritto non piacque allo stesso committente che, nonostante ciò, lo inviò comunque a Giuseppe Verdi perché lo mettesse in musica; il risultato, pubblicato nel 1849, non fu esaltante e Suona la tromba venne presto dimenticato, anche perché, ormai, l’inno degli italiani, di questo popolo senza ancora una nazione, era diventato un altro.
3Goffredo Mameli e il canto degli italiani
Il Canto nazionale degli italiani, meglio noto attraverso l’incipit Fratelli d’Italia, viene scritto da Mameli nel 1847 e musicato da Michele Novaro, anch'egli genovese, poco dopo la scrittura. L'eccezionalità di quest'inno sta nel fatto che molti inni nazionali sono costituiti solo di musica e non hanno parole, mentre in quello italiano sono proprio le parole che hanno avuto, fin da subito, un ruolo centrale.
L’inno, composto di sei strofe e un ritornello – Strigiamci a coorte / Siam pronti alla morte (x2) / L’Italia chiamò - riprende ed amplifica tutte le idee e le concezioni di Patria ed unità nazionale del giovane Mameli.
La prima strofa si apre con un richiamo alle armi valido per tutti gli italiani ed all’antica gloria guerriera romana: l’Italia si è risvegliata, ed indossato l’elmo del generale Scipione Africano vuole che la Vittoria (si può facilmente pensare a una personificazione, dato il richiamo alla classicità) chini il capo davanti a lei, poiché Dio stesso la creò schiava di Roma, e quindi dell’Italia per metonimia.
La seconda strofa continua l’esortazione all’unità sotto un’unica bandiera delle genti italiane, da troppo tempo divise in piccoli e deboli stati, e perciò schiacciate e derise dalla dominazione straniera.
La terza strofa riprende invece gli ideali religiosi e di fratellanza universale del Mazzini: gli italiani, benché divisi, sono fratelli, e la loro lotta è benedetta da Dio, che la guida verso l’inevitabile trionfo.
La quarta strofa, nei suoi otto versi, non solo descrive i limiti della nazione – Dall’Alpi a Sicilia – ma cita anche quegli eventi storici che nell’immaginario patriottico segnavano i tentativi di riscossa italiana contro gli invasori stranieri: dalla Lega Lombarda ai Vespri siciliani, dalla morte di Francesco Ferrucci alla rivolta iniziata a Genova dal sasso di Giovan Battista Perasso.
La quinta strofa è, a tutti gli effetti, un atto d’accusa verso la corona austriaca, ma contiene un ulteriore elemento d’interesse poiché fa riemergere quei sentimenti di fratellanza universale nell’esprimere solidarietà al popolo polacco, anch’esso schiacciato dalle dominazioni straniere di Austria e Russia; ma con le loro rivolte, polacchi e italiani fanno tremare dall’interno l’impero asburgico.
La sesta strofa riprende i temi della prima ed ha un sapore evocativo che chiude grandiosamente l’inno.
Per quanto diffusissimo e molto amato a livello popolare, l’inno di Mameli aveva il difetto di essere marcatamente repubblicano e di trasmettere gli ideali mazziniani di fratellanza tra i popoli, per questo motivo venne a lungo osteggiato a livello ufficiale: ad Unità avvenuta i Savoia imposero la loro Marcia Reale, ed anche il regime fascista preferì adottare il suo Giovinezza come inno, lasciando poco spazio ai canti risorgimentali, tra cui quello di Mameli che, in ragione della sua popolarità, veniva eseguito solo in alcune circostanze particolari.
Durante la Seconda Guerra Mondiale tornò a diffondersi come canto di lotta soprattutto tra le bande partigiane, proprio per il suo spirito repubblicano. A guerra finita, e con la Repubblica vittoriosa sulla monarchia, l’Italia si ritrovò senza inno e la scelta cadde, provvisoriamente, sul Canto di Mameli che ritrovò immediatamente successo in tutta la nazione. Solo nel 2017 il Parlamento lo dichiarò ufficialmente Inno nazionale italiano.
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Domande & Risposte
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Cosa vuol dire l'elmo di Scipio?
Scipio è il generale della Roma repubblicana Scipione l’Africano e l’elmo sulla testa simboleggia l’Italia che torna a combattere.
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Dove è sepolto Goffredo Mameli?
È sepolto nel cimitero monumentale del Verano a Roma.
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A cosa servono gli inni nazionali?
Gli inni nazionali sono il simbolo dell’unità della nazione e vengono utilizzati nelle cerimonie ufficiali, nelle gare sportive o durante le feste patriottiche.
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Cosa significa Dov'è la vittoria le porga la chioma?
Si riferisce all’uso antico di tagliare i capelli alle schiave per distinguerle dalle donne libere che, invece, portavano i capelli lunghi. Quindi, la Vittoria deve porgere la sua chioma perché sia tagliata in segno di sottomissione a Roma, sempre vittoriosa.