La gloriosa rivoluzione: riassunto

La gloriosa rivoluzione, riassunto: dalle rivolte alla monarchia parlamentare. Battaglie e protagonisti, cause e conseguenze

La gloriosa rivoluzione: riassunto
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Dalla Restaurazione Stuart alla Gloriosa Rivoluzione

La gloriosa rivoluzione: riassunto di storia
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Nel 1660 Carlo II riprende uno stile di governo assolutistico, e un atteggiamento filo cattolico, orientamento verso il quale è spinto anche dall’accordo diplomatico con Luigi XIV di Francia.

Nel 1672 Carlo II emana la Dichiarazione di Indulgenza con la quale riconosce ai cattolici il diritto a ricoprire cariche pubbliche.

 

Nel 1673 il Parlamento risponde con il Test Act, una legge che esclude i cattolici da tutte le cariche civili e militari e con un secondo Test Act nel 1678 che proibisce l’accesso dei cattolici in Parlamento.
Le tensioni tra sovrano e Parlamento vengono alimentate pure dalla possibilità della successione al trono di Giacomo II Stuart, fratello di Carlo II, che si è addirittura convertito al cattolicesimo. Contro la successione si dichiarano i parlamentari protestanti, detti Whig, mentre a favore della successione sono i cosiddetti Tory.
Nel 1680 gli Whig avanzano una proposta di legge per escludere Giacomo II dalla successione al trono ma la proposta viene bloccata dalla Camera dei Lord e così Giacomo II diventa re.
Maria Stuarda
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Salito al trono Giacomo II emana una nuova Dichiarazione di Indulgenza che abolisce i Test Acts. Il Parlamento rifiuta la ratifica del decreto e Giacomo II lo scioglie. Questa volta i maggiori leader sia Whig sia Tory decidono di risolvere la situazione invitando a intervenire lo stadhouder d’Olanda, Guglielmo III d’Orange, marito di Maria Stuart. Guglielmo accetta e, a capo di un esercito, arriva in Inghilterra nel 1688 mentre il re di Francia, Luigi XIV non manda gli aiuti promessi. Egli viene accolto positivamente dalla popolazione e numerosi capi dell’esercito inglese disertano e passano al suo fianco.

Giacomo II allora fugge in Francia senza combattere e il Parlamento offre la corona a Guglielmo III d’Orange che l’accetta (Gloriosa Rivoluzione perché incruenta a differenza della Sanguinosa Rivolta). Nel 1689 scoppia in Irlanda un’altra rivolta antinglese. I leader della rivolta invitano Giacomo II a recarsi sull’isola per tentare di separarla dal Regno d’Inghilterra. Giacomo II vi si reca ma con l’intenzione di riconquistare il suo regno.

Il tentativo fallisce perché anche Guglielmo d’Orange sbarca sull’isola e nel 1690 batte sul fiume Boyne l’esercito irlandese di Giacomo Stuart. Giacomo fugge di nuovo in Francia e la rivolta irlandese viene domata. Il potere del nuovo re era già stato fissato nel 1689 quando il Parlamento inglese, offrendo la corona a Guglielmo d’Orange, gli aveva fatto sottoscrivere il Bill of Rights (Legge dei diritti).

La nascita della Gran Bretagna

Dopo la Gloriosa Rivoluzione il Parlamento sebbene conservi rituali e norme, si presenta come il rappresentante virtuale di tutto il popolo. Questa pretesa di rappresentanza globale mette il Parlamento in condizione di dialogare col sovrano da una notevole posizione di forza anche se il re conserva ancora diverse prerogative (politica estera, guida esercito, nomina ministri).

 

Poiché Guglielmo d’Orange non ha figli, nel 1701 il Parlamento approva una norma (Act of Settlement) che impedisce a un cattolico di succedere al trono (per evitare la successione del figlio di Giacomo II) e quindi alla morte di Guglielmo III è Anna Stuart a diventare regina d’Inghilterra. Sotto il suo regno il Parlamento approva gli Acts of Union che stabiliscono l’unione di Inghilterra, Galles e Scozia in un unico Parlamento con sede a Londra. Nel 1714 con la morte della regina Anna si conclude l’era Stuart. Diventa re di Gran Bretagna un tedesco, Giorgio I Hannover

Una monarchia parlamentare

Giorgio I è un tedesco che sa poche parole d’inglese tanto che preferisce comunicare in latino con i suoi ministri. Il new re sceglie di appoggiarsi a Whig e di collaborare col loro capo Robert Walpole. In questa fase il governo tende a diventare un’istituzione autonoma dal re e sebbene i ministri siano nominati dal re si afferma la prassi secondo la quale il governo ha bisogno pure dell’appoggio della maggioranza parlamentare. Prende forma anche la figura del primo ministro che coordina l’azione dei ministri e funge da legame tra il governo e il re.

Le elezioni delle camere avvengono (dopo il 1716) ogni sette anni e sono disciplinate da un complesso insieme di norme anche se configurano un corpo elettorale molto piccolo (1-2% popolazione) composto solo da uomini molto ricchi. Non c’è molta competizione visto che capita spesso che ci sia solo un candidato per esempio il più ricco della zona. La campagna elettorale si apre con la presentazione dei candidati che sfilano nel collegio elettorale. Poi c’è la formale richiesta del voto dove in un pubblico comizio la folla può interloquire con lui.

Poi il candidato offre un banchetto privato ai principali elettori che lo sostengono. Poi c’è la nomina ufficiale dei canditati e la votazione effettiva. Il voto è palese e avviene su un palco sopraelevato. Spesso per convincere gli elettori si ricorre alla corruzione. A votazione conclusa c’è la proclamazione del vincitore che culmina nell’insediamento (sfilata).

Il rituale della Campagna elettorale è descritto con grande accuratezza e sarcasmo dal pittore William Hogarth. Le sue immagini mostrano che le elezioni coinvolgono attivamente grandi masse di persone, inclusi coloro che non hanno diritto al voto, che tuttavia si sentono parte del sistema politico nel suo complesso.

La partecipazione al voto stabilisce una solida obbligazione legale all’obbedienza poiché trasforma i soggetti che scelgono i loro rappresentanti in individui soggetti a leggi; ne fa cioè degli individui che sono assoggettati alle leggi votate in Parlamento dai loro rappresentanti. Questo meccanismo inventato in Gran Bretagna è una delle più potenti e efficaci dinamiche di disciplinamento collettivo. 

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