Tesina su Giovanni Pascoli e il nido familiare
Tesina su Giovanni Pascoli e il nido familiare. Biografia, significato del nido familiare e analisi dei componimenti Myricae e X agosto
GIOVANNI PASCOLI E IL NIDO FAMILIARE: TESINA
Giovanni Pascoli nasce in provincia di Forlì nel 1855. La sua è una famiglia agiata, e quindi la sua infanzia trascorre lieta e serena. All'età di sette anni egli entrò nel Collegio Raffaello di Urbino, dove cominciò a costruire una solida base della sua cultura greca e latina. La sua vita iniziò tuttavia a prendere una piega dolorosa quando, il 10 Agosto 1867, il dodicenne Giovanni dovette affrontare il lutto dell'assassinio di suo padre. Pochi anni dopo, nel giro di pochi mesi, perse anche la sorella, la madre e il fratello. Questi avvenimenti segnarono profondamente la vita e la poetica di Pascoli, e nella sua produzione letteraria possiamo osservare che questi momenti vengono rivissuti come un trauma. Pascoli, infatti, non elaborerà mai il suo lutto e non si darà mai pace nella ricerca dell'uccisore del padre. Dopo il collegio, Pascoli frequentò il liceo, per poi iscriversi alla facoltà di lettere nell'università di Bologna. Quando nel 1882 si laurea verrà poi nominato professore di latino e greco al liceo di Matera e successivamente a quello di Massa. In questa città cercò di ricostruire il perduto nido familiare, chiamando a vivere con sé le sue sorelle minori. All'interno del "nido" egli si sente protetto mentre tutto ciò che ne è al di fuori lo impaurisce: quando una delle sorelle decide di sposarsi, infatti, Pascoli vive questo avvenimento quasi come un tradimento. Nella sua vita egli, oltre che all'insegnamento, si dedica alla composizione poetica: nel 1891 esce la prima edizione di "Myricae", raccolta di poesie, e nel 1892 vince la medaglia d'oro al concorso internazionale di poesia latina di Amsterdam, e lo vincerà in futuro per altre dodici volte. Nel 1895 ottenne la cattedra di grammatica greca e latina a Bologna. Nel corso della sua vita pubblicherà poi numerosissime opere e antologie. Pascoli muore il 6 Aprile 1912 a Bologna. Dopo la sua morte, nel 1914, vengono pubblicate le sue poesie latine in due volumi, con il titolo "Carmina".
Pascoli vive una vita ordinaria e monotona dedicata al nido familiare e alla routine del lavoro di insegnante. La sua è una vita di campagna, dedicata allo studio e alla composizione poetica. A differenza degli altri autori della sua epoca, Pascoli esclude amicizie e rapporti culturali con i grandi letterati, e la sua poesia è anticonformista ai modelli classici, in quanto egli trasforma in testo poetico gli elementi più semplici della vita quotidiana, della campagna, e utilizza un linguaggio simbolista ricco di figure retoriche. Secondo Pascoli ciò che caratterizza i poeti è la capacità di ascoltare il "fanciullino" che è dentro di noi, voce pura che proviene dalla nostra infanzia che non tutti sono in grado di sentire ancora.
MYRICAE
"Myricae" è una raccolta di poesie scritte con modalità poetiche differenti, dove la stesura non mantiene un percorso lineare, ma a spirale. Quest'opera si sviluppa attorno ad un tema agreste e gli argomenti trattatati sono intristiti dal lutto, dalla morte, da elementi quotidiani e da elementi naturali come voci, suoni e rumori talvolta soprannaturali.
Nei componimenti poetici delle "Myricae" la natura è vista come una madre protettiva messa in pericolo dalla crudeltà dell'uomo, che la incolpa dei mali che sono sulla terra. Il titolo dell'opera, "Myricae" appunto, è stato scelto dall'autore per diversi motivi: le tamerici rappresentano l'infanzia dell'autore, in quanto egli ha vissuto nella campagna emiliana. Parlando delle tamerici egli dimostra poi di prendere spunto dai versi virgiliani, mostrando così la sua vasta cultura classica. Pascoli vuole poi far vedere che egli non ha bisogno di cantare grandi cose per rendere belle le sue poesie, scegliendo delle umili tamerici e temi agresti come centro della sua opera. Il nucleo di questi componimenti poetici, comunque, è sempre il nido familiare: in particolare Pascoli denuncia la violenza dell'uomo, il quale ha fatto sì che venga distrutta la sua famiglia, l'unica cosa secondo lui buona al mondo. Nelle "Myricae" l'autore vuole affermare la sua idea che la realtà moderna è nemica del "nido", mentre la campagna è il luogo ideale dove vivere. Tra le poesie che più mostrano la sua sofferenza dovuta alla perdita del suo nido e l'importanza che egli attribuiva a quest'ultimo sono "X Agosto" e "La Cavallina Storna". In tutta la composizione poetica di Pascoli possiamo osservare, comunque, che il nido familiare era la sua ragion di vivere, e che senza questo non era possibile condurre una degna esistenza.
X AGOSTO: TESTO E COMMENTO
Pubblicata alla vigilia del ventunesimo anniversario della tragica morte del padre, la lirica intende ricordare quella morte come tragedia degli affetti famigliari e irrimediabile lacerazione del nido. X Agosto:
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!
Commento X Agosto. La poesia è intitolata 10 Agosto in quanto questa è la data della morte del padre, e viene usato il numero romano per indicare il 10 in quanto la X è simbolo della sofferenza e della fede. Viene poi citato San Lorenzo e quindi la notte delle stelle in cui Pascoli piange la mancanza del padre. Nella seconda strofa vi è un paragone: la rondine rappresenta infatti un padre che deve sostentare i figli, ma che poi viene ucciso, e quando nella terza strofa si parla del nido che attende nell'ombra ci si riferisce alla famiglia abbandonata.
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