Giorno della memoria: Dora Klein, la Shoah e la laurea che l'ha salvata
Di Veronica Adriani.Per il giorno della memoria 2023 scopri la storia di Dora Klein, salvata dal campo di concentramento e dalla Shoah grazie alla sua laurea in medicina
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GIORNO DELLA MEMORIA 2023
Il 27 gennaio di ogni anno si celebra il Giorno della memoria per ricordare le vittime e i sopravvissuti dell'Olocausto. Questa giornata è stata istituita per non dimenticare gli orrori del Nazismo. La data del 27 gennaio non è stata scelta a caso, ma in onore della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz.
DORA KLEIN

Importantissimo nel Giorno della memoria è il ricordo dei sopravvissuti, dicevamo. Fra questi un caso è particolarmente emblematico: quello di Dora Klein, che poté evitare la morte nel lager grazie alla sua laurea in medicina. La storia è ripresa, fra le altre, dal Prof. Gian Paolo Brizzi, Professore emerito in Storia dell'Università di Bologna, a partire dall'Archivio storico di Ateneo.
Figlia unica di Baruck e Rozalia Herszkowicz, Dora era nata nella città polacca di Łódź il 25 gennaio 1913: al momento dell’invasione tedesca un terzo dei suoi abitanti appartenevano alla comunità ebraica ma nel gennaio 1945, quando l’Armata Rossa liberò la città, dei circa 223.000 ebrei presenti del 1939 ne erano rimasti 877.
Il padre assicurò a Dora una buona istruzione nel migliore istituto privato della città, noto per il suo orientamento progressista. Volendo continuare gli studi superiori in Medicina, Dora si trasferì a Bratislava, nella nuova Università Comenio, e vi soggiornò per un biennio.
Quando a seguito della sua attività politica Dora fu espulsa dal paese insieme ad una decina di compagni, rifiutò di tornare in Polonia, paese che non sentiva proprio, e scelse di trasferirsi all’Università di Bologna.
LA SHOAH
Dora Klein abbandonò allora l’attività politica per laurearsi il 31 ottobre del 1936. Nel gennaio del 1937, superato a Napoli l’esame di Stato, si ritrovò ad essere il più giovane medico donna in Italia.
Ebbe una tormentata relazione amorosa con un giovane ufficiale di Marina con cui ebbe una bambina ma con cui non poté mai vivere, perché una relazione fra una straniera e un militare non sarebbe stato tollerato. Visse in diverse città italiane, fino ad arrivare a Borgotaro, dove dopo la creazione della RSI, fu costretta ad inviare la figlia ad Udine alla famiglia del padre della piccola.
Ascolta su Spreaker.DORA KLEIN: DEPORTAZIONE
Con le leggi razziali tutto divenne più difficile: visse prima la detenzione in un albergo, poi fu deportata nel campo di Fossoli e nel febbraio del 1944 ad Auschwitz. Di quel periodo ricordò che “le donne accompagnate dai figli imboccavano subito la scorciatoia verso la morte”, mentre lei subì lo sguardo di Mengele, che l'aveva assegnata a un gruppo di lavoro con altri medici: “uno sguardo pieno di disprezzo e di malevolenza”.

"Un giorno improvvisamente, risuonarono fra le mura del blocco due numeri: quello di un’ebrea romena e il mio. Con il consueto pungolo “schnell, schnell” fummo introdotte in una specie di stamberga ove due ufficiali SS ci chiesero di confermare la nostra qualifica professionale" racconta Dora Klein.
"Quello fu senza dubbio l’attimo cruciale della mia vita nel lager, perlomeno per il tempo trascorso ad Auschwitz. Con gesto istantaneo tolsi dal vestito ove lo custodivo il mio certificato di laurea sottoponendolo alla verifica delle SS. Questo documento produsse una sorprendente impressione sui due. L’Università di Bologna nota in tutto il mondo, e l’enfatica dicitura: laureata in “medicina e chirurgia” fecero il resto. Il caso mio era più unico che raro negli annali dei lager tedeschi. . . le confidenze che due si scambiavano a voce bassa, non nascondendo un pizzico di ammirazione per la mia previdente manovra.
I CAMPI DI CONCENTRAMENTO E STERMINIO
Dora Klein combatté la sua personale battaglia nel piccolo campo di Budy, dove sole donne combattevano contro la malaria, il tifo petecchiale, la TBC, sforzandosi di tener celato per quanto era possibile le condizioni di salute delle prigioniere per evitare il loro trasferimento ad Auschwitz dove sapeva della presenza delle camere a gas.
Il campo successivo fu quello di Belsen, in Sassonia dove Dora non trovò i forni crematori ma “montagne di cadaveri…morti insieme ai moribondi che gemevano, piangevano”. Lei stessa si ammalò di tifo, finendo in uno stato di totale prostrazione fisica quando il campo venne liberato dopo due mesi dai reparti britannici.
GIORNATA DELLA MEMORIA
Il 27 gennaio è il giorno della memoria. Ti lasciamo qualche risorsa e informazioni per restare aggiornato sugli eventi della giornata e prepararti sui contenuti per discuterne meglio in classe:
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