Giornalismo tra Seicento e Settecento: storia, caratteristiche, editori
Indice
1La necessità e funzione della stampa
Sono molti i termini legati e sinonimi a quelli di “giornale” e “giornalismo”, tra questi c'è quello di “stampa” che si lega in maniera immediata al processo concreto della produzione dei fogli a stampa con il metodo inventato dal tedesco Johann Gutenberg nel XV secolo e presto diffusosi in tutta Europa; e in effetti è davvero difficile separare le origini del giornalismo per come lo si conosce ancora oggi con il processo di stampa.
I primi antenati dei moderni giornali appaiono in Italia nel '500, e per la precisione a Roma, Venezia, Genova e Milano. Nel 1536 la Repubblica di Venezia comincia a diffondere fogli a stampa che, con cadenza irregolare, danno informazioni sulla guerra contro i turchi; negli stessi anni a Roma, sede di una delle più importanti corti europee dell'epoca, cominciano le pubblicazioni di notizie dalle più importanti corti del continente; a Milano si riportano gli avvenimenti dai paesi tedeschi mentre a Genova gli orari di arrivo e partenza delle navi commerciali, gli attacchi dei pirati saraceni e le variazioni dei prezzi delle principali merci commerciate.
Non si tratta di giornali in senso moderno, giacché manca il fondamentale requisito della regolarità, ma di fogli informativi con finalità molto pratiche: Roma e Milano erano due importanti centri politici, e perciò politiche erano le notizie diffuse; Genova e Venezia erano fondamentali poli commerciali che guardavano rispettivamente a occidente e a oriente, motivo per cui lo scopo principale dei notiziari era fornire informazioni su guerre e pirati, utili ai mercanti che si apprestavano a viaggiare.
1.1Un fenomeno borghese
Ma l'affermazione di queste gazzette avviene nel corso del Seicento nei paesi del nord Europa, dove si era spostato il fulcro della politica e dei commerci europei. A metà del secolo, ad Anversa, si comincia a pubblicare con una certa frequenza, ma sempre in maniera irregolare, un foglio con notizie commerciali che segnava anche le variazioni dei prezzi.
In Francia e Inghilterra, invece, la diffusione della stampa è legata ai violenti sommovimenti politici, come la Fronda in Francia e la Rivoluzione inglese, e alla necessità di informare i sudditi di quanto stava accadendo spingendoli a prendere posizione a favore di una delle due fazioni. In quegli stessi anni l'Inghilterra si andava affermando anche come capitale commerciale del Vecchio continente e perciò, come si era già verificato nelle repubbliche marinare italiane e in Olanda, si diffusero gazzette che davano notizie di natura politica ed economica dall’estero.
2Inghilterra patria del giornalismo
Che si trattasse di notizie di politica estera o di notizie economiche ciò che conta è che l’obiettivo delle gazzette era quello di trattare argomenti di immediata utilità, di fornire utili informazioni a tutto quell’emergente ceto di mercanti che attraverso lo scambio e i commerci si stava affermando come la classe sociale più importante: la borghesia. I giornali, le gazzette, si diffondono e si affermano di pari passi a questo nuovo ceto di cui sono allo stesso tempo un prodotto e che influenzano creando correnti d’opinione e nuovi modi di pensare.
Non è un caso che il Paese che per primo ha visto una forte crescita sia quantitativa che qualitativa della stampa sia stata quell’Inghilterra che, prima tra tutte, si avviava a cominciare la rivoluzione industriale: qui viene dato alle stampe il primo quotidiano, il Daily courant; nel 1785 un certo John Walter lancia il suo Daily Universal Register che presto cambia nome in The Times con il quale viene pubblicato ancor oggi.
Mentre nel resto d’Europa la figura dell’intellettuale era ancora strettamente legata agli ideali aristocratici e alla vita di corte in Inghilterra una nuova generazione di pensatori e letterati decide di legare le sue attività al giornalismo, come dimostra l’attività di Daniel Defoe, oggi principalmente noto per romanzi come Robinson Crusoe, ma che fu anche un effervescente editorialista, giornalista e fondatore di diverse testate dalla breve vita; allo stesso modo, anche l’irlandese Jonathan Swift pubblica diversi dei suoi articoli di critica e satira politica dalle pagine dell’Examiner.
Sui giornali scrivono non solo i membri di quella borghesia da poco arrivata ai vertici della società inglese, ma anche gli appartenenti a quella nobiltà illuminata che ha capito che i tempi stanno cambiando, e così la polemica politica diventa il pane quotidiano di questi pubblicisti, molti patiscono la galera ma alla fine riescono a conquistare, passo dopo passo, tutti quei diritti di libertà di stampa ed espressione che ancora oggi servono a misurare il livello di democrazia e libertà di uno stato.
3Stampa, voce degli illuministi
Questo tipo di intellettuali, che nel XVIII secolo arrivano a dominare e caratterizzare l’intero dibattito culturale europeo, fanno parte di quella corrente di pensiero nota come Illuminisimo e che ha in Francia i suoi principali esponenti; qui, proprio nel paese della monarchia assoluta, i nuovi protagonisti della cultura europea irrompono sulla scena alla ricerca convinti che fosse loro compito quello di dare una dimensione sociale alla loro conoscenza ed erudizione, che il miglioramento della società dovesse essere l’obiettivo dell’attività di ogni uomo di cultura.
In questo senso va vista non solo la diffusione dei giornali, che diventano luogo di dibattito e d’opinione oltre che d’informazione e di notizie, ma anche della famosa Enciclopédie di Diderot e D’Alembert.
3.1Pietro Verri e Il Caffè
In Italia l’Illuminismo trova terreno fertile tra gli intellettuali napoletani e milanesi, ed è nel capoluogo lombardo che si registra una delle più vivaci e interessanti esperienze giornalistiche del periodo, quando Pietro Verri, Cesare Beccaria, Gianrinaldo Carli e altri membri della Società dei pugni danno vita a quello che era l’organo ufficiale della Società, Il caffè.
Il nome deriva sia dalla moda che si era diffusa all’epoca di riunirsi nei caffè per discutere dei fatti di politica e attualità, sia dall’utilizzo dell’espediente narrativo preso da The Spectator, di presentare gli articoli come fossero discorsi degli avventori di un caffè. Intriso di pensiero illuminista, Il caffè si propone di rinnovare profondamente la figura dell’intellettuale italiano, slegandolo dalle regole imposte dalle varie accademie preferendo perseguire l’utile e il vero.
Verri, insieme al fratello Alessandro, intervengono nel dibattito sulla lingua italiana con una dura polemica contro l’Accademia della Crusca in perfetto stile illuminista. I due partono dalla difesa della libertà linguistica e, soprattutto, asseriscono la necessità di una lingua che sia d’uso, che serva a descrivere idee e fatti, posizioni in aperto contrasto con i modelli trecenteschi proposti dall’Accademia; si tratta di una polemica che rientrava in un più ampio discorso di rinnovamento della lingua italiana proposto dalle colonne del Caffè.
Il giornale affronta gli argomenti più disparati di filosofia e giurisprudenza, critica la legislazione austriaca, esprime le posizioni più innovative e liberali in economia, critica l’eccessivo lusso dei nobili, e arriva a formulare proposte di razionalizzazione e ammodernamento dell’apparato statale.
Il caffè, diffuso nel biennio 1764-1766, nonostante le intenzioni iniziali rimase un foglio letto e diffuso solo tra l’élite della società italiana, il cui peso si misura nella sua forza testimoniale, nella capacità che ha avuto di essere un esempio e un’importante traccia del sommovimento che l’illuminismo di marca francese, e anche inglese, era stato in grado di imprimere alle menti più aperte della società italiana.
4Guarda il video sull'Illuminismo: eventi e protagonisti
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Domande & Risposte
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Quando è nato il giornalismo?
Il primo giornale moderno, con l'impaginazione a colonne, è l'Oxford Gazette nato nel 1665.
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Qual è stato il primo giornale italiano?
La Gazzetta di Mantova nato nel 1670.
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Qual è la funzione dei giornali?
Informare le persone su temi legati alla politica, attualità, cultura e altro.