Giambattista Vico: vita, pensiero e libri
Indice
1Vita di Giambattista Vico
Giambattista Vico nasce a Napoli nel 1668 da una modesta famiglia di librai, dal 1680 è accolto presso il Collegio massimo dei gesuiti di Napoli dove intraprende gli studi di grammatica e metafisica con scarsi successi, finisce con il laurearsi nel 1694 in Giurisprudenza avendo studiato sia il diritto civile che quello ecclesiastico.
Ma l’interesse principale di Vico è la filosofia: la carriera universitaria di Vico, difatti, è lunga e discontinua e ai corsi universitari egli preferisce lo studio privato che si concentra principalmente sullo studio e la lettura dei classici e dei filosofi. Dal 1689 al 1695 svolge l’attività di precettore dei figli di un marchese cilentano, ed ha così modo di accedere alla ricca biblioteca del nobiluomo dove può studiare la Scolastica, sant’Agostino, Platone, Tacito e tanti altri.
Malato di tisi, nel 1695 torna a casa della famiglia a Napoli e si sostenta dando lezioni di grammatica e retorica. Nel 1699 prende la cattedra di retorica all’Università di Napoli ma la cosa non lo solleva dai travagli economici, tanto che continua a dare lezioni private. Nello stesso periodo comincia la stesura delle orazioni inaugurali degli anni accademici e legge Bacone e Grozio, la cui scoperta risulta fondamentale, poiché dirige gli interessi di Vico sulle materie giuridiche e storiche.
Con la maturità vedono la luce le opere più rilevanti del filosofo napoletano: nel 1720 pubblica il Diritto universale e nel 1725 vede invece la luce la prima edizione de La scienza nuova, universalmente riconosciuta come la sua opera più importante e che avrà altre due successive edizioni, una nel 1730 e l’ultima del 1744, che viene pubblicata poco dopo la morte dell’autore.
Il complesso del pensiero vichiano poggia su una forte critica del pensiero scientifico cartesiano, cosa che lo destina ad un rapido oblìo e ad essere riscoperto ed apprezzato soltanto nell’Ottocento.
2Critica del pensiero cartesiano e i quattro autori
In Sul metodo degli studi del nostro tempo e nel De antiquissima italorum sapientia si trovano esposte quelle critiche vichiane al metodo cartesiano che sono il fondamento del suo pensiero.
Secondo Vico è possibile avere una reale conoscenza solo di ciò che si è in grado di fare e rifare, e da ciò derivano due cose: la prima è che solo Dio è a conoscenza della realtà fisica, mentre gli uomini, non possono conoscere né questa né loro stessi, ma possono al massimo averne coscienza. Per lo stesso motivo gli uomini possono raggiungere la piena conoscenza del mondo matematico e geometrico, un sistema di astrazioni che essi stessi hanno inventato.
Ma, secondo Vico, il campo del sapere di cui l’uomo può avere piena conoscenza è la storia, poiché questa è un prodotto della sua creazione, di cui si possono conoscere i princìpi che la ordinano; vista in quest’ottica la storia diventa un susseguirsi di eventi non casuali ma pianificati secondo un ordine fondamentale che li organizza in senso finalistico. La filosofia e la filologia devono essere usati come strumenti per un’indagine finalizzata allo studio dei popoli e ad individuarne leggi e princìpi della storia.
Il sistema vichiano poggia su quattro autori: Platone e Tacito, in grado rispettivamente di mostrare l’uomo come dovrebbe essere e l’uomo qual è in effetti, poi Bacone, che descrivendo la complessità del mondo culturale gli ha fornito lo stimolo a comprenderne le leggi, e Grozio, che gli ha fatto capire la necessità di comprendere gli usi tramandati degli uomini.
3Spiegazione de La scienza nuova
La Scienza nuova, opera piena di rimandi eruditi, richiami e digressioni, descrive il pensiero del filosofo napoletano in un disegno ricco e complesso di cui si possono però evidenziare i punti fondamentali. Vico individua il punto di partenza del processo storico nel pensiero religioso: l’uomo, caduto in disgrazia, cerca la salvezza muovendo verso un ordine divino che lo salvi dalla sua situazione di selvatichezza. Tuttavia la vicenda storica non va letta in toni meramente finalistici, ma come la tensione verso un ordine universale ed eterno che va inteso su un piano puramente solo ideale.
3.1Le tre età e i ricorsi storici
In quest’evoluzione Vico individua tre età distinte nella storia dell’uomo:
- un’ Età degli dèi che è lo stadio più selvaggio della natura umana in cui domina il timore per gli dèi e gli uomini sono governati da sovrani teocratici.
- L’Età degli eroi, in cui si formano le prime repubbliche fondate sulla predominanza di un ceto aristocratico che deriva il proprio potere direttamente da Dio e che sviluppa le virtù della pietà, della prudenza e della temperanza.
- L’Età degli uomini in cui i ceti più bassi della società rivendicano la loro uguaglianza formando così delle repubbliche popolari in cui i gruppi dirigenti non vengono più scelti solo in base alle loro virtù, ma anche per il loro censo.
A ciascuno di questi momenti Vico associa tre tipi diversi di natura umana e quindi di tipologie di diritto: nella prima c’è il diritto divino, basato sulla volontà degli dèi; nella seconda il diritto appartiene sia a Dio che agli uomini, mentre nella terza si basa sulla ragione.
Non tutti i popoli raggiungono questi tre stadi, ed è capitato che alcuni si fermassero in stadi intermedi, e Vico individua nel popolo romano, guidato dalla Provvidenza, quello che li ha raggiunti tutti. Esiste il caso che popoli progrediti decadano e questo avviene quando la ragione diventa astratta inaridendo il sapere e così i popoli si separano dalla loro storia. Quella dei corsi e ricorsi storici, appena descritta, non è una legge, ma una possibilità concreta.
3.2Vico e la provvidenza
L’azione della Provvidenza nel corso storico apre la questione sul rapporto tra l’uomo, che dispone del libero arbitrio, ed il disegno divino che agisce sulla storia indirizzando i desideri e le azioni degli uomini. La contraddizione è apparente, in quanto la Provvidenza intesa da Vico non è un agente esterno e trascendente, ma un ideale immanente verso cui gli uomini tendono e da cui sono guidati nel momento in cui essi cadono. In questo modo si possono conciliare sia i momenti progressivi vissuti dai popoli che quelli di decadenza.
3.3L'eterogenesi dei fini
È in questa tensione del libero arbitrio verso l’ideale provvidenziale che va intesa la formazione delle società complesse e delle nazioni. Vico spiega il superamento in positivo delle pulsioni del singolo in un ambito normativo più ampio che ha ricadute positive sull’intero gruppo umano: è dall’impulso della libido che si è formato l’istituto matrimoniale, è dal desiderio di prestigio dei capi che sono state fondate le città, ed è dalla reazione delle plebi contro i soprusi della nobiltà che si formati sistemi giuridici più egualitari. Questo processo viene definito eterogenesi dei fini.
4Corsi e ricorsi storici in Vico, spiegato in modo semplice
Secondo Vico la storia umana è composta da tre fasi distinte che sono a loro volta connotate da un diritto diverso a seconda della fase; alcuni popoli possono ricominciare il ciclo dopo aver coperto tutte le fasi ma il carattere ciclico del processo di evoluzione e progresso della società umana è necessario per il raggiungimento di condizioni più evolute per la società stessa.
In questo senso la formazione delle nazioni si compie proprio grazie all'intervento della divina provvidenza che permette il ripetersi di forme storiche simili, in modo che le società umane attraversino stadi di crescita e decadenza sotto la sua guida e vengano scongiurate crisi irreversibili.
Per non cadere nella crisi sociale è necessario inoltre che la comunità si faccia guidare dai valori morali basilari del cristianesimo, la modestia e la pietà, e viva seconda un’ottica religiosa conforme a questi valori, poiché la religione nelle forme più imperfette porterebbe alla disuguaglianza sociale e, nella peggiore delle ipotesi alla caduta nell’ideologia materialista.
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Domande & Risposte
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Chi è stato Giambattista Vico?
E’ stato un filosofo e giurista nato a Napoli il 23 giungo del 1668. E’ famoso per aver elaborato il concetto di corso e ricorso storico.
- Chi ha influenzato il pensiero di Giambattista Vico?
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Cosa ha scritto Giambattista Vico?
La più nota è La Scienza nuova del 1725, composta da 5 libri.
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Di cosa parla La Scienza nuova?
Della necessità di fondare scientificamente l’indagine storica, espone la teoria delle tre età della “storia ideale eterna”, il concetto di corsi e ricorsi storici, il ruolo della poesia e dell’immaginazione rispetto all’uso esclusivo della ragione.