Genesi della Divina Commedia di Dante Alighieri
Indice
1Divina commedia: significato e struttura dell'opera
“Per chiarire quello che si dirà bisogna premettere che il significato di codesta opera non è uno solo, anzi può definirsi un significato polisemos, cioè di più significati”.
Recita così la lettera che Dante Alighieri scrive al signore di Verona Cangrande della Scala, probabilmente nel 1316, e in cui parla dell’opera che sta portando a compimento, annunciando che proprio a lui dedicherà il Paradiso; la Commedia è un poema segnato dalla pluralità di significati, diretti e allegorici, che letteralmente descrive lo stato delle anime nei tre regni ultraterreni, mentre in chiave metaforica esalta quel libero arbitrio che può condurre l’Uomo alla dannazione o alla Grazia.
La lettera a Cangrande è una sorta di introduzione alla Commedia, ne illustra i contenuti profondi, i riferimenti filosofici, i lacci con cui si lega, per analogia o contrasto, alla tradizione letteraria precedente e perfino le scelte ritmiche.
1.1Divina Commedia: struttura ritmica
La strofa di base della Commedia è una particolare terzina a rima incatenata, detta appunto dantesca, così chiamata perché costruita in modo ABA BCB, per cui il secondo verso della prima terzina rima con il primo e il terzo della seconda in una concatenazione continua che si spezza solo all’ultimo verso del canto.
Il verso scelto è quello dell’endecasillabo con l’accento sulla decima sillaba, ed è probabilmente derivante dal serventese. Usato per trattare argomenti aulici, è il verso preferito della lirica italiana medievale che lo considera un verso nobile.
1.2L'architettura universale della Commedia
Il numero 3, che contiene un chiaro riferimento trinitario, è alla base della Commedia così come lo è nella narrazione della Vita nuova, dove il rapporto tra Dante e Beatrice è scandito cronologicamente sulla base del numero 3 e dei suoi multipli. Il 3 conforma le singole cantiche, ciascuna delle quali costituita di 33 canti, eccezion fatta per l’Inferno che ne ha in più uno introduttivo (quindi 34 totali), portando così il conteggio complessivo dei canti dell’intero poema a 100, multiplo di 10, altro numero dotato di forte simbolismo.
L’ambito spaziale della Commedia riproduce fedelmente quelle ch’erano le costruzioni dell’astronomia tolemaica e della fisica aristotelica, e nella descrizione dei tre regni soprannaturali, si assiste a un’ulteriore tripartizione interna in ciascun regno che suddivide le anime secondo le categorie dell’etica aristotelica e della dottrina cristiana.
Inferno - E' una voragine apertasi nella Terra per accogliere Lucifero, scacciato dal Paradiso, e che ospita le anime dannate; si trova ai piedi della città di Gerusalemme, che la geografia medievale poneva al centro dei tre continenti conosciuti: Europa, Asia e Africa.
Dante vi accede dopo essere passato per il vestibolo degli ignavi e il primo cerchio del Limbo; qui i dannati si trovano suddivisi in tre categorie: gli incontinenti che non seppero controllare i propri istinti, poi coloro che hanno offeso altri con la violenza o la frode, e infine i traditori che si trovano nella parte più bassa dell’Inferno, vicini a Lucifero che, conficcato al centro della Terra, tiene nella sua bocca Giuda, Bruto e Cassio, cioè i traditori del Cristo e dell’Impero.
I peccatori sono disposti in ordine progressivo in base alla gravità dei loro peccati, dai più lievi a quelli più gravi, e scontano pene che li rievocano secondo il criterio del contrappasso, che riproduce alcune delle caratteristiche della colpa.
Purgatorio - Monte creatosi dalla massa di terra spostata dall’arrivo di Lucifero, è l’unico dei tre regni a non essere eterno. Qui stanno le anime purganti, che espiano le proprie colpe prima di salire al Paradiso.
Sono disposte in senso opposto a quello dell’Inferno, dalle colpe più gravi a quelle più leggere, classificate secondo le categorie indicate dai sette vizi capitali; anche qui c’è una divisione ternaria che ha l’amore come metro di giudizio: nella parte inferiore ci sono le anime che hanno rivolto il loro amore al male (superbi, iracondi, invidiosi), poi gli accidiosi che furono pigri nell'amare Dio, e in alto quanti lo indirizzarono verso cose terrene (avari, golosi, lussuriosi). Sulla sommità è il Paradiso Terrestre.
Paradiso – La Terra, sferica e al centro dell’universo, è circondata da nove cieli che ospitano stelle, costellazioni e le anime beate. Differentemente dagli altri regni, le anime salve sono di puro spirito e non hanno un Cielo assegnato; seppure in modo fittizio, le anime sono ordinate in senso progressivo sulla base del loro grado beatitudine, e tripartite in base a come agirono il bene durante la vita, se furono spiriti mondani, attivi o contemplativi.
Sul 3 si basa anche la scelta di assegnare a ciascun sesto canto una valenza politica: se sul 9, numero perfetto, si basa la cosmogonia divina, il 6, ritenuto imperfetto, è adatto per ospitare l’attacco politico.
2Divina Commedia: significato del nome
Nella lettera indirizzata a Cangrande si affronta anche il tema del titolo, Commedia, che sembra catalogare l’opera in un genere ben definito. Dante si rifà alle radici filologiche e letterarie della commedia riprendendole da Terenzio e nota che canonicamente questo tipo di genere racconta di situazioni inizialmente sgradevoli che si risolvono poi in un lieto fine: lo stesso accade nella sua opera che, partendo dal fetido Inferno, si conclude con la felicità del Paradiso.
La commedia, però, si caratterizza anche per un registro lessicale tendente al basso e al quotidiano, mentre il poema dantesco presenta variazioni importanti e s’innalza particolarmente nella terza cantica; Dante risolve questa contraddizione richiamandosi a Orazio che notava come, laddove necessario, i toni delle commedie potessero elevarsi.
2.1L'Epistola a Cangrande
Si tratta di una lettera di particolare importanza perché in essa Dante procede in primo luogo a una breve analisi dell'intero poema, concentrandosi in seguito sull'ultima cantica, che dedica al nobiluomo veronese. La disamina comincia indicando sei elementi principali, cioè soggetto, titolo, forma, finalità, agente e genere filosofico di appartenenza, e prosegue individuando nei primi tre quelli più importanti da trattare, e quindi affronta il problema della doppia lettura dell'opera (letterale e allegorica), il modo in cui ogni cantica e ogni canto sono descritti e le riflessioni attorno al genere della commedia di cui s'è parlato sopra.
La lunga parte conclusiva contiene riflessioni su quel Paradiso che Dante doveva ancora terminare, e che spaziano dai riferimenti all'etica aristotelica a parallelismi tra la sua opera e i libri della Bibbia e di Lucano.
3La fortuna della Commedia
La fortuna della Commedia comincia ancora prima che Dante abbia terminato l’opera, quando iniziano a circolare le prime copie dell’Inferno, mentre già negli anni ’30 del Trecento sono diffusissime in tutta l’Italia centro-settentrionale copie manoscritte e complete che però presentano forme differenti, che spesso riflettono i dialetti delle aree in cui vengono copiati e diffusi.
Anche i commenti critici sono immediati e particolarmente importanti: tra questi spicca quello di Boccaccio, che fissa per la prima volta un testo che per secoli verrà ritenuto fedele all’originale, mentre il problema di una ricostruzione filologica del poema verrà risolta solo alla metà del Novecento.
L’importanza della Commedia l’ha posta al centro di dibattiti accaniti e secolari in cui il piano linguistico e quello politico si confondevano fino a diventare indistinguibili. La fiorentinità di Dante e della sua opera li rendevano una bandiera per chi, come Lorenzo il Magnifico, intendeva usare la cultura per affermare il primato fiorentino sulla penisola, mentre le caratteristiche venivano attaccate dagli umanisti, alla ricerca di una lingua più aulica e meno provinciale, e da chi, come Pietro Bembo, pensava di risolvere la questione della lingua italiana indicando dei modelli letterari, e preferendo Petrarca all’Alighieri.
E nonostante il periodo di minor fortuna della Commedia si possa identificare proprio a cavallo tra ‘500 e ‘600, è nel 1555 che viene stampata un’edizione dell’opera a cura di Ludovico Dolce che per la prima volta la definisce “Divina”.
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Domande & Risposte
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Qual è il titolo originale della Divina Commedia?
Dante chiama la sua opera Comedia.
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Perchè si chiama Divina Commedia?
L'aggettivo "Divina" le viene dato da Boccaccio e nel 1555 viene per la prima volta intitolata "Divina Comedia" nell'edizione di Ludovico Dolce.
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Cosa rappresenta la Divina Commedia?
E' la rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano. E' il culmine della visione medievale del mondo.