Genesi della Divina Commedia | Video
Genesi della Divina Commedia: struttura, spiegazione e analisi della nascita del capolavoro di Dante Alighieri. A cura di Chiara Famooss
GENESI DIVINA COMMEDIA
Com’è nata la Divina Commedia? Quali sono le radici di questo capolavoro? Cominciamo con il dirti come Dante stesso presentava la sua opera in una lettera al Signore di Verona Cangrande della Scala in questi termini: “Per chiarire quello che si dirà bisogna premettere che il significato di codesta opera non è uno solo, anzi può definirsi un significato polisemos, cioè di più significati”.
Cosa vuol dire questo? Che la Commedia è un poema segnato dalla pluralità di significati, diretti e allegorici, che letteralmente descrive lo stato delle anime nei tre regni ultraterreni, mentre in chiave metaforica esalta quel libero arbitrio che può condurre l’uomo alla dannazione o alla grazia.
LA STRUTTURA RITMICA
La strofa di base della Commedia è una particolare terzina a rima incatenata, detta appunto dantesca, così chiamata perché costruita in modo ABA BCB, per cui il secondo verso della prima terzina rima con il primo e il terzo della seconda in una concatenazione continua che si spezza solo all’ultimo verso del canto. Dante sceglie l’endecasillabo con l’accento sulla decima sillaba, solitamente usato per trattare versi aulici.
L'ARCHITETTURA UNIVERSALE
Partiamo dall’importanza di due numeri: il 3 e il 10. Il numero 3, che contiene un chiaro riferimento trinitario, è alla base della Commedia: il 3 conforma le singole cantiche, ciascuna delle quali costituita di 33 canti, eccezion fatta per l’Inferno che ne ha in più uno introduttivo (quindi 34 totali), portando così il conteggio complessivo dei canti dell’intero poema a 100, multiplo di 10, altro numero dotato di forte simbolismo. L’ambito spaziale della Commedia riproduce fedelmente le costruzioni dell’astronomia tolemaica e della fisica aristotelica, e nella descrizione dei tre regni soprannaturali, si assiste a un’ulteriore tripartizione interna in ciascun regno.
INFERNO
L’Inferno è una voragine apertasi nella Terra per accogliere Lucifero, scacciato dal Paradiso, e che ospita le anime dannate; si trova ai piedi della città di Gerusalemme, che la geografia medievale poneva al centro dei tre continenti conosciuti: Europa, Asia e Africa. I peccatori sono disposti in ordine progressivo in base alla gravità dei loro peccati, dai più lievi a quelli più gravi, e scontano pene che li rievocano secondo il criterio del contrappasso, cioè che riproduce alcune delle caratteristiche della colpa.
PURGATORIO
Il Purgatorio è un monte creatosi dalla massa di terra spostata dall’arrivo di Lucifero, è l’unico dei tre regni a non essere eterno. Qui stanno le anime purganti, che espiano le proprie colpe prima di salire al Paradiso. Sono disposte in senso opposto a quello dell’Inferno, dalle colpe più gravi a quelle più leggere, classificate secondo le categorie indicate dai sette vizi capitali.
PARADISO
La Terra, sferica e al centro dell’universo, è circondata dai nove cieli del Paradiso che ospitano stelle, costellazioni e le anime beate. Sul numero 3 si basa anche la scelta di assegnare a ciascun sesto canto una valenza politica: se sul 9, numero perfetto, si basa la cosmogonia divina, il 6, ritenuto imperfetto, è adatto per ospitare l’attacco politico.
E come mai Dante l’ha chiamata Commedia? L’autore si rifà alle radici filologiche e letterarie della commedia riprendendole da Terenzio e nota che canonicamente questo tipo di genere racconta di situazioni inizialmente sgradevoli che si risolvono poi in un lieto fine: lo stesso accade nella sua opera che, partendo dal fetido Inferno, si conclude con la felicità del Paradiso. E’ vero che le commedie hanno un registro tendente al basso, ma Dante qui si rifà a Orazio e spiega, sempre nella lettera a Cangrande, che i toni delle commedie si possono elevare.
Prima di lasciarci vogliamo svelarti una curiosità: sapevi che la fortuna della Divina Commedia ha avuto inizio prima che Dante la finisse? Negli anni 30 del trecento le prime copie dell’Inferno sono diffusissime e raccoglie i primi commenti critici. Inoltre anche se il periodo di minor fortuna della Commedia si può identificare come quello a cavallo tra 500 e 600, è nel 1555 che viene stampata un’edizione dell’opera a cura di Ludovico Dolce che per la prima volta la definisce Divina: la Divina Commedia.