Gaslighting: cos'è e come riconoscerlo

La psicologa Disparti spiega cos'è il gaslighting, come riconoscerlo e quali sono le cause di questa strategia manipolativa

Gaslighting: cos'è e come riconoscerlo
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Cos'è il gaslighting

Cos'è il gaslighting
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“Annebbiare la mente”, così può essere tradotto il fenomeno di Gaslighting, una strategia manipolativa che crea in chi la subisce dubbi costanti sui propri pensieri, ricordi, vissuti ed emozioni.

Il termine Gaslighting è stato preso in prestito dalla psicologia già dagli anni ‘70 per indicare situazioni di violenza domestica in cui il partner veniva ritenuto colpevole di adulterio o altre azioni che non aveva mai commesso e le sue motivazioni venivano negate e mai credute. Nel tempo l’utilizzo di questo termine si è ampliato, andando così ad indicare delle dinamiche che possono presentarsi in ogni tipo di relazione intima: tra partner, tra genitori e figli, tra amici, talvolta in particolari contesti lavorativi e in alcuni contesti
medico/assistenziali. Il succo però è rimasto lo stesso: chi mette in atto il Gaslighting nega i vissuti, le emozioni e in generale ciò che l’altro esprime imponendo come unica verità il proprio soggettivo punto di vista e mettendo in discussione le capacità di comprensione e di credibilità della vittima. A lungo andare, questa dinamica spinge la persona vittima di Gaslighting a mettere in dubbio se stessa, ciò in cui crede, i propri ricordi, pensieri ed emozioni. Si tratta quindi di un vero e proprio abuso emotivo, molto infido e difficile da individuare che genera frustrazione, sofferenza, confusione e grandi difficoltà a chiedere aiuto, proprio perché questo dolore non viene validato e si genera la convinzione che nessun altro potrà credere a ciò che si dice.

 

Le cause del gaslighting

Come per tutto ciò che riguarda la mente umana, non esiste un’unica motivazione che possa condurre una persona a mettere in atto dinamiche di Gaslighting.
Sebbene si tratti di una dinamica manipolativa e di abuso che viene talvolta agita in modo maligno, non dobbiamo partire dal presupposto che sia sempre consapevolmente volta a far male all’altro: talvolta infatti si tratta di una pessima strategia di difesa, altre volte rappresenta l’unica modalità con cui la persona ha imparato a relazionarsi. Questa strategia permette a chi la utilizza di assumere una posizione di controllo nella relazione e questo controllo può essere ricercato per mancanza di autostima, scarsità di risorse relazionali, paura dell’abbandono, e solo in alcuni casi è intenzionalmente volta a punire l’altro e percepirsi più potente. Gli obiettivi principali di questa dinamica sono infatti:

  • Sminuire
  • Invalidare
  • Colpevolizzare
  • Deresponsabilizzarsi

Ovviamente non tutte le persone che ricevono Gaslighting finiscono per esserne vittime, perché anche in questo caso vi sono molti fattori che influiscono sulle conseguenze: risorse, sostegno esterno, autostima, vulnerabilità capacità metacognitive, vissuti relazionali, vissuti traumatici.

Si tratta quindi di una dinamica che, per verificarsi, necessità di determinate caratteristiche in entrambe le parti in gioco e per questo motivo puntare il dito rischia di peggiorare la situazione e distogliere il focus da elementi più importanti al fine di interrompere questa dinamica.

Come riconoscere il gaslighting

Come abbiamo visto, per chi è vittima di Gaslighting è estremamente difficile riconoscersi in questa posizione. Questo rende necessaria la divulgazione e la creazione di risorse personali che permettano fin da subito l'individuazione dei campanelli dall’allarme, tra i quali: 

  • l’utilizzo frequente e costante da parte dell’altra persona di frasi come “Sei pazz*”, “Te lo sei immaginato”, “Non ho mai detto/fatto questa cosa”, “Stavo solo scherzando, non ti si può dire niente” “Ricordi male” “Non capisci mai niente” “Calmati, esageri sempre”
  • costante senso di colpa generato dalla vittimizzazione dell’altro a seguito di litigi e discussioni, spesso seguiti da silenzio punitivo in cui è impossibile cercare un chiarimento e un punto di incontro
  • la presenza di dubbi costanti rispetto a ciò che si pensa e si prova, rispetto ai propri ricordi anche se recenti, rispetto alle proprie credenze e valori
  • senso di impotenza, di rassegnazione, di autosvalutazione e percezione di non meritevolezza

Oltre al riconoscimento dei campanelli dall’allarme, per chi è vittima di Gaslighting potrebbe essere utile anche:

  • investire minori energie nel cercare di far cambiare idea all’altro
  • validare i propri vissuti e le proprie emozioni in quanto nessuna persona esterna può conoscerle realmente
  • cercare il confronto esterno per ottenere altri punti di vista, ancor meglio se lo si ricerca in una figura professionale

Disclaimer: se ti rendi conto di mettere in atto dinamiche di Gaslighting nelle tue relazioni, prenderne consapevolezza è già un grande passo; come abbiamo visto infatti, l’utilizzo di questa strategia potrebbe essere l’esito di relazioni precoci disfunzionali. Ricorda che anche tu puoi chiedere un sostegno per modificare queste dinamiche, agire sulle tue vulnerabilità e apprendere modalità più sane e funzionali per relazionarti con chi ti sta vicino.

 

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