Gaio Lucilio: vita, opere e stile del padre della satira
Indice
1Gaio Lucilio: vita
Gaio Lucilio fu il primo autore della letteratura latina a poter vantare origini aristocratiche. La sua famiglia, infatti, apparteneva all’ordine equestre; era originaria di Suessa Aurunca, nella Campania settentrionale.
La data di nascita di Lucilio non è certa: san Girolamo, fonte principale circa la vita dell’autore, la fissa al 148 a.C. Si tratta, tuttavia, di un dato incerto: ci sono altri dati relativi alla sua biografia che contrasterebbero con esso, primo tra tutti il fatto che lo scrittore avesse partecipato all'assedio di Numanzia del 133 a.C., militando nel quartier generale di Scipione Emiliano. Per prendere parte all’impresa, Lucilio avrebbe dovuto avere necessariamente qualche anno in più. È possibile, di conseguenza, che la data di nascita dell’autore vada anticipata di una ventina d’anni, fissandola verosimilmente attorno al 168 a.C.
Certa è, invece, la data di morte: Lucilio morì nel 102 a.C., probabilmente nella città di Napoli.
Nonostante le sue origini aristocratiche, che gli avrebbero di certo permesso di intraprendere una soddisfacente carriera politica, Gaio Lucilio decise deliberatamente di dedicare la sua vita alla scrittura, non impegnandosi nel cursus honorum.
L’autore si tenne al riparo dalle cariche pubbliche e decise, invece, di avvicinarsi agli ambienti culturali. In particolare, frequentò a Roma il circolo degli Scipioni, divenendo amico intimo di Scipione l'Emiliano.
Seguendo la tendenza dell’epoca, decise di intraprendere anche un viaggio in Grecia con l’intento di conoscere in modo più approfondito la cultura ellenistica, in particolar modo per ciò che concerne la filosofia. Per Lucilio, quella di diventare poeta fu, quindi, una scelta consapevole, che perseguì con interesse e tenacia. Poco, invece, sappiamo in merito agli ultimi anni della sua vita. Secondo san Girolamo, Lucilio si recò a Napoli e morì nella città campana nel 102 a.C.
2Lucilio: padre del genere satirico
«Satura quidem tota nostra est », tradotto «La satira infatti è tutta nostra» scriveva Quintiliano nel libro X dell’Institutio oratoria. Con queste parole, uno degli autori latini più noti del I secolo d.C. rivendicava la paternità romana del genere della satira, il cui inventore sarebbe stato proprio Gaio Lucilio. Se, infatti, tutti gli altri generi praticati nella letteratura latina sono di importazione, in particolare ellenistica, la satira vede la sua nascita a Roma senza che ci sia un diretto corrispondente nel mondo greco (sebbene, va detto, per certi aspetti trova un modello nei Giambi di Callimaco, erudito greco che visse a cavallo tra il IV e il III secolo d.C.).
In realtà, non fu Lucilio il primissimo autore latino a praticare la satira. Prima di lui, già Ennio e Pacuvio si erano cimentati in questo genere, sebbene a uno stadio più embrionale. Fu Diomede che, nella sua Ars Grammatica, riassunse abilmente la genesi e lo sviluppo della satira, distinguendone due diverse fasi: «Presso i Romani con satira si intende una poesia che ora ha carattere denigratorio ed è composta per colpire i vizi umani secondo la maniera della commedia antica: tale fu quella che composero Lucilio, Orazio e Persio. Un tempo però veniva chiamata satira un'opera poetica che constava di componimenti vari, come quella che scrissero Pacuvio ed Ennio».
3Le Satire di Lucilio
Gaio Lucilio scrisse trenta libri di Satire. Di questi, ci sono pervenuti solo dei frammenti, la maggior parte dei quali brevissimi (il più lungo conta tredici versi), per un totale di circa 1370 versi.
Stando alle informazioni oggi in nostro possesso, questi trenta libri sono il frutto di un’edizione a opera di Publio Valerio Catone, poeta e grammatico del I secolo a.C., che decise di ordinare le satire luciliane basandosi su un criterio metrico. In particolare, la scansione è così suddivisa:
- libri I-XXI: satire scritte in esametri dattilici;
- libri XXII-XXV: satire scritte in distici elegiaci;
- libri XXVI-XXX: satire scritte in metri giambici e trocaici, e ancora in esametri.
Non si tratta, quindi, dell’ordine cronologico di composizione. Pare infatti che le satire di Lucilio contenute nei libri I-XXI siano le più recenti e, di conseguenza, le più mature. Proprio per questo, sarebbero alla base dell’elezione dell’esametro come metro canonico per il genere satirico.
3.1I temi delle Satire
Da quel che possiamo dedurre dai frammenti che ci sono pervenuti, le Satire di Lucilio affrontano tematiche assai varie ed eterogenee, spesso legate ad aspetti comuni e quotidiani della vita. C’è un filo rosso che, però, attraversa tutta la sua opera: l’intento di divertire il pubblico attraverso lo scherno e l’irrisione.
Massicciamente presente è il tema dell’amore e dell’eros: in particolare, pare che il libro XVI delle Satire fosse dedicato alla donna amata dall’autore, di nome Collyra. Così Lucilio sarebbe stato anche il modello per autori molto distanti dal genere satirico, come i poetae novi del I secolo a.C., il cui massimo esponente fu Catullo.
Frequente è anche il motivo del banchetto; in particolar modo, nel XXX libro ne viene descritto uno particolarmente gretto e squallido. Più in generale, Lucilio fa accenno a più riprese al tema della gastronomia, spesso per condannare gli eccessi dei cittadini romani in merito al cibo.
Abbondante è il ricorso alla parodia, ovvero una riscrittura sulla falsariga di un altro testo letterario con intento caricaturale.
In quest’ottica, è emblematica una composizione interna al libro I dell’opera conosciuta con il nome di Concilium deorum. Si tratta probabilmente del testo più noto di Lucilio. In esso, seguiamo lo svolgersi di un concilio degli dei – una scena tipica dell’epica, sin da Omero. Questa volta, però, le divinità non sono riunite per prendere grandi decisioni circa le sorti umane, bensì per condannare Cornelio Lentulo Lupo. Per lui, gli dei scelgono un epilogo dai tratti tragicomici: la morte per indigestione.
È importante sottolineare che non è un cittadino qualsiasi quello contro cui si scaglia Lucilio con la sua satira: Cornelio Lentulo Lupo – già morto quando l’autore scrisse questa scena parodica – fu un uomo politico corrotto e condannato per concussione e, per questo e altri motivi, inviso alla famiglia degli Scipioni.
Non mancano, infine, altri temi ricorrenti come il viaggio, la riflessione sulla poesia, gli eventi sportivi, i fatti di cronaca, la vita politica, di cui vengono analizzati vizi e virtù.
3.2Lo stile delle Satire
Alla molteplicità di temi affrontati nelle sue Satire, Lucilio associa un’ampia varietà di registri stilistici, pur rifiutando la magniloquenza. Anche il lessico è ricco e variegato: se l’autore abbraccia prevalentemente il sermo, ovvero il parlare comune, non mancano termini tecnici nei passi in cui viene affrontata una riflessione sulla grammatica e sulla letteratura.
Per quanto riguarda la retorica, ricorrenti sono le figure di suono, in linea con l’espressionismo tipico dell’età arcaica.