Fridays for future, Marianna Panzarino: il cambiamento inizia dalle scuole

Consapevolezza, informazione e verifica delle fonti. È la ricetta dei Fridays for future per conoscere il cambiamento climatico e diventare cittadini responsabili. Ecco come

Fridays for future, Marianna Panzarino: il cambiamento inizia dalle scuole
ansa

FRIDAYS FOR FUTURE

Torino durante la manifestazione per il clima del 27 settembre
Fonte: ansa

"Uno degli obiettivi del movimento è quello di far arrivare nelle scuole informazione e cultura sul cambiamento climatico. Penso che la scuola debba accogliere una materia di questo tipo, e lo sta già facendo: è una richiesta impellente dal punto di vista sociale. Ne abbiamo bisogno, perché altrimenti continueremo a formare generazioni che non avranno la percezione delle cause di questa emergenza". Non usa mezzi termini Marianna Panzarino, studentessa di Giurisprudenza e attivista barese dei Fridays for future, quando si parla dell'importanza di conoscere le ragioni che hanno portato milioni di ragazzi a scendere in piazza in tutto il mondo. E, soprattutto, di mettere definitivamente da parte lo scetticismo, informandosi a partire dai dati e dalla scienza: basti pensare che nella società "non discutiamo se due più due fa quattro" continua "eppure ci chiediamo se il surriscaldamento globale sia causato dall’uomo o meno: questo accade perché non lo abbiamo mai reso una materia di studio strutturale".

Marianna ha recentemente partecipato al convegno organizzato in occasione della diciassettesima edizione del Premio San Bernardino - evento a cura di MAY Communication in collaborazione con l’Università LUMSA di Roma - quest'anno dedicato alla comunicazione ecosostenibile. In quell'occasione ha rappresentato il movimento Fridays for future, tra i firmatari della petizione promossa da Annalisa Corrado, Rosy Battaglia e numerosi altri esponenti soprattutto della politica e del giornalismo, contro le fake news in campo ambientale. "Abbiamo raggiunto circa 7000 firme" racconta Marianna, ma di risposte concrete finora ne sono arrivate poche: "Abbiamo ancora prime pagine in cui si parla di politica e cronaca nera: perché si parli di clima nelle prime pagine dobbiamo arrivare ad avere dei morti". O eventi eccezionali, come l'acqua alta a Venezia dei giorni scorsi.

CAMBIAMENTO CLIMATICO

Eppure gli ultimi dati sul clima sono stati discussi proprio recentemente sia alla Conferenza ONU sui cambiamenti climatici - la COP 25 - che presso il Parlamento europeo, dove la Presidente della Commissione europea Ursula von der leyen ha presentato il green new deal, che prevede di ridurre considerevolmente le emissioni di gas serra entro il 2030. Una misura che per alcuni non è ancora considerabile come sufficiente: i critici maggiori dei provvedimenti messi in campo negli ultimi anni ritengono infatti che sia un errore guardare al gas anziché alle rinnovabili come risorsa per la riconversione.

"Le parole che stanno uscendo anche dalla COP 25 lo dicono chiaramente" interviene Marianna: "Stiamo entrando nel 2020, e questa è la decade che sarà determinante per gli anni a venire. Tutti gli sforzi messi in campo fino ad adesso sono già stati dichiarati non sufficienti dalla scienza. Dovremmo investire sulle rinnovabili, trasformare il territorio, investire tantissimo nella riconversione, anche in quella degli edifici dal punto di vista energetico".

Che critiche del genere arrivino dalla fetta più giovane della società è il lato più interessante della questione climatica, ma anche quella che provoca i maggiori mal di pancia tra i detrattori dei movimenti ambientalisti, che non mancano di far notare come spesso tra i ragazzi ci sia poca consapevolezza reale, tanta voglia di saltare le lezioni e soprattutto poca o pochissima disponibilità a rinunciare alle comodità tecnologiche - e non - per il bene dell'ambiente.

"L’accusa di non rinunciare a niente viene proprio da chi è il primo o la prima a non voler rinunciare a nulla" replica Marrianna "adulti che credono molto poco  alle rivoluzioni che partono dal basso, e che non ci credono quando non parte da loro. È vero che in tantissimi non sono disposti a rinunciare alle loro comodità, ma è vero anche che tantissimi altri stanno già cambiando. Conosco tanti ragazzi che non hanno i social, altri che riducono il consumo di carne o prediligono un vestiario ecosostenibile, o non acquistano durante il black Friday qualcosa che non gli serve. C’è tantissima sensibilità su questo. È vero che c’è tanta gente che non è disposta ma tantissima altra che è già pronta per cambiare e lo sta già facendo".

Quanto alle lezioni saltate, "Abbiamo fatto quattro scioperi globali l’anno e i ragazzi hanno perso quattro giorni di scuola. Ma soprattutto, i ragazzi nelle piazze scendono anche con gli insegnanti: fanno dei percorsi nelle classi, e anche questa è formazione, fatta in altro modo" continua Marianna. "Questa retorica sul perdere ore di lezione è stancante e inutile, e rende sterile uno dei punti di forza del movimento: quello di ridare vita alle piazze e far comprendere alle persone che hanno potenza e possibilità di cambiare le cose anche a livello politico". La consapevolezza, poi, arriva di pari passo con l'informazione: "È evidente che se portiamo 500.000 persone in piazza non tutti sapranno a menadito la concentrazione di co2 nell’atmosfera" spiega Marianna, "però noi lavoriamo proprio per questo: perché diventi una materia di informazione strutturale nei percorsi scolastici". E venga meno la generale indifferenza sul tema, sviluppando una nuova consapevolezza.

Marianna è molto fiduciosa sulla questione. Quando ha portato i Fridays for future a Bari, la sua città, è partita proprio dalla sua vecchia scuola: "ho contattato una mia vecchia docente che era diventata preside e ho trovato grande risposta. Idem i miei ex insegnanti del liceo: anche loro sono scesi in piazza con i ragazzi. Certo" spiega "Ho sentito anche presidi negazionisti, che prendevano in giro i ragazzi quando chiedevano assemblee di istituto con l'emergenza climatica all'ordine del giorno. Ma abbiamo una rete di insegnanti a diposizione, e so che il ministro dell’istruzione sta inserendo nell’ora di educazione civica la materia di sostenibilità ambientale. Vedremo come lo farà, ma la scuola sta già reagendo e questo è un ottimo risultato".

SCIOPERO PER IL CLIMA

Il cambiamento climatico, naturalmente, non può fermarsi solo con le buone pratiche messe in campo dai singoli. Ma ancora una volta, sono i singoli a poter esercitare pressioni sulla politica, obbligandola a reagire: "Il fatto che l’europa sia responsabile del surriscaldamento globale del 10% rispetto a tutto il resto del mondo non ci deve far arretrare di un millimetro, perché stiamo portando avanti una battaglia globale. Il punto è non avere l’incredulità che una rivoluzione del genere possa partire proprio dai giovani: questa invece sarà la nostra forza e ce la terremo stretta".

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