Frate Cipolla: trama, personaggi e morale della novella del Decameron di Boccaccio
Indice
1Frate Cipolla (VI, 10)
Frate Cipolla promette a certi contadini di mostrar loro la penna dell'agnolo Gabriello; in luogo della quale trovando carboni, quegli dice esser di quegli che arrostirono san Lorenzo.
2Frate Cipolla: introduzione
Siamo nella VI giornata, dedicata ai motti di spirito. Parla Dioneo che ha l’onore e l’onere di concludere ogni giornata con una novella che può non essere in tema (o anche può, decide lui), e racconta di un personaggio comico, un vero diavolaccio, dal nome emblematico di Fra’ Cipolla, il quale ama ingannare i contadinotti ignoranti con lunghi sproloqui senza senso in cui emerge «l’istrionesca abilità del frate, geniale inventore di trovate anche linguistiche volte a sbalordire la folla» (Luperini), millantando al contempo di possedere prodigiose reliquie, naturalmente false. Ma la gente, ingenua, ci crede e lo venera e gli tributa doni e offerte… non tutti però ci cascano. Stiamo a vedere.
3Trama della novella Frate Cipolla
A Certaldo, un paesello della Toscana, un frate della confraternita di Sant’Antonio viene incaricato ogni volta di fare visita ai paesani per riscuotere le loro offerte; questo compito tocca a frate Cipolla, conosciuto e stimato dagli abitanti di Certaldo più che altro perché quella località è famosa per la produzione di cipolle.
Il frate procede alla questua e, oltre a benedire il bestiame, del quale sant'Antonio è il protettore, promette che l’indomani mostrerà ai fedeli una reliquia incredibile, di suo personale possesso: nientemeno che una piuma dell’arcangelo Gabriele. Il pubblico sbalordisce, ma due abitanti di Certaldo, Giovanni del Bragoniera e Biagio Pizzini, avvezzi alle trovate ingegnose e farlocche del frate, decidono di rendergli pan per focaccia e giocargli una beffa per vedere in che modo il frate riuscirà a cavarsi d’impaccio.
Si recano all’alloggio di Frate Cipolla in quel momento impegnato da un suo amico. Vi trovano Guccio Imbratta, il servo stupido di frate Cipolla – per le sue fattezze paragonato a un quadro di Lippo Topo – il quale è stato incaricato di sorvegliare la stanza del suo padrone. Guccio, tanto brutto quanto stupido, incapace di frenare le proprie passioni, adocchiata una cuoca in cucina, si dimentica colpevolmente del suo compito per andare a far il merlo con quest’ultima, di nome Nuta: anch’essa bruttissima (ovvio).
Giovanni e Biagio approfittano della situazione, entrano nella camera del frate, aprono la scatola e scambiano la penna miracolosa dell’angelo – che in verità è una banale penna di pappagallo – con dei carboni.
Quando il frate, al cospetto dei fedeli creduloni, apre la scatola e scopre la beffa, pensa subito che questo brutto tiro non è certo opera del servo: è troppo stupido. In questa situazione imprevista, con tutti i fedeli che lo guardano, il frate si cava d’impaccio con un vero giullare: inventa una storia fantastica e priva di senso che racconta di un viaggio immaginario che lo ha portato da “Non-mi-blasmate-se-voi-piace” (Non mi biasimate per piacere) il quale gli ha donato alcune reliquie della sua collezione, tra le quali la piuma e i carboni sui quali fu arrostito San Lorenzo. Essendo queste due reliquie poste in scatole identiche, il frate nel venire a Certaldo le ha confuse e ha preso la scatola sbagliata; ciò, secondo frate Cipolla, è accaduto non per sua negligenza ma per volontà divina in quanto due giorni dopo si sarebbe celebrata la festa in onore di san Lorenzo. A questo punto il frate mostra ai fedeli i carboni miracolosi con i quali fa il segno della croce per benedirli.
Alla fine della cerimonia i due artefici dello scherzo, che hanno assistito a tutto quel discorso ridendo di cuore, si complimentano con lui ridandogli la penna.
4Frate Cipolla: i personaggi
Frate Cipolla appartiene all'ordine di Sant' Antonio, ordine condannato da Gregorio IX nel 1240 per le imposture dei suoi adepti francesi: è un uomo di piccola statura, rosso di capelli ed un buontempone (un po’ giullaresco, come dicevamo, e gran novelliere).
L'elemento caratterizzante della sua personalità è l'arte della retorica che lui possiede meravigliosamente a dispetto delle apparenze: «chi conosciuto non l'avesse, non solamente un gran retorico l'avrebbe estimato, ma l'avrebbe detto esser Tullio medesimo o forse Quintiliano». Questa sua arte è evidente nel discorso che egli pronuncia quando scopre la beffa che gli è stata giocata, nel quale grazie ai molti giochi di parole, alle affermazioni stranissime e agli assurdi geografici, riesce a voltare l'imprevisto a suo favore.
Il frate mascalzone è un personaggio che ritroviamo anche in Chaucer, nei Canterbury tales, dove incontriamo la figura dell’indulgenziere. Se Frate Cipolla però resta nel gusto spettacolare della beffa, in Chaucer vediamo invece un’esibizione di immoralità molto più fastidiosa, che non permette di provare in alcun modo simpatia.
Guccio Imbratta è il servo di frate Cipolla. Come tipologia egli è il classico servo sbadato e sciocco derivato dalla cultura latina e greca e che diventerà personaggio tipico anche nella commedia dell’arte (lo Zanni). Guccio non sa resistere ai piaceri del cibo e del corpo. Di lui frate Cipolla dice: «Egli è tardo, sugliardo e bugiardo; negligente, disubidente e maldicente; trascurato, smemorato e scostumato;». Nonostante ciò Guccio cerca di imitare il suo padrone nell'arte della retorica come espediente per conquistare le donne, con risultati poco promettenti.
Giovanni del Bragoniera e Biagio Pizzini sono amici, anzi compagni di brigata probabilmente e quindi appartenenti allo stesso strato sociale che condividono anche con frate Cipolla. Giovanni e Biagio sono intelligenti e colti abbastanza da non farsi abbindolare non si fanno abbindolare dai discorsi del frate. Il loro gioco, infatti, è tutto poggiato sulla furbizia per vedere fino a che punto Frate Cipolla saprà cavarsela e con quale mezzo: i due burloni volevano solo godersi la scena che il frate avrebbe inventato. Non c’è rivalsa sociale, quindi, ne odio ecclesiastico.
Nuta è la serva-cuoca di cui Guccio si invaghisce. Viene così da Dioneo descritta: «grassa grossa e piccola e mal fatta, con un paio di poppe che parean due ceston da letame».
5Temi di Frate Cipolla
La sesta giornata riguarda l’arte della parola soprattutto nella sua espressione di massima concisione: il motto di spirito. Anche lo scherzo di Frate Cipolla, tuttavia, rientra in una situazione in cui la capacità linguistica lo toglie d’impaccio: e la capacità linguistica è espressione sempre di una superiore intelligenza, in Boccaccio. L’esaltazione della capacità dell'oratoria e della presenza di spirito come mezzi per cavarsela in situazioni imbarazzanti non è un tema esclusivo di questa giornata, ma qui assistiamo ad una vera e propria trattazione teorica espressa nel lungo discorso nonsense di Frate Cipolla, che occupa ben un terzo della lunghezza totale della novella.
Boccaccio con questa novella vuole innanzitutto comunicarci l'ampio divario intellettuale che c'è fra la massa contadina e la classe dirigente costituita dall'emergente classe mercantile, dagli ecclesiastici e dagli uomini di cultura, quale è Boccaccio, i quali grazie alla loro astuzia superiore sono capaci di ingannare molte persone compreso Dio.
Altro tema fondamentale è quello della beffa che in questa novella è addirittura doppia, essa infatti è sia giocata dai due ragazzi al frate, sia da quest'ultimo ai danni di coloro che lo ascoltano.
Come già accaduto nella novella di Ser Cepparello, Boccaccio usa questa novella per muovere un duro attacco nei confronti della Chiesa, sottolineandone la tendenza ad approfittare dell'ignoranza del popolo per riscuotere offerte maggiori mostrando false reliquie e donando indulgenze invalide.
6Frate Cipolla: analisi dell’ultima novella della sesta giornata
Nonostante le novelle della VI giornata siano tutte molto brevi, perché trattano di facezie, questa raccontata da Dioneo è piuttosto lunga e articolata. La prima sequenza ci introduce il personaggio Frate Cipolla; la seconda sequenza corrisponde il piano dei due giovani amici; la terza è la presentazione del servo Guccio; la quarta è la conseguente attuazione del piano mentre Guccio va con la Nuta; la quinta sequenza è la cerimonia di Frate Cipolla; la sesta, per comodità, è tutto il suo sermone; l’ottava è la conclusione.
Comunque il punto più importante della novella è quando il frate buontempone dà sfogo a tutta la sua abilità di oratore nel suo lungo discorso (un terzo della novella) grazie al frequente uso della figura retorica dell’anfibologia e del linguaggio inventato e storpiato (linguaggio nonsense), puntando a stordire gli ascoltatori e confondere loro le idee. Per Burni si tratta della «pagina più originale del Decameron».
L’anfibologia è visibile nei seguenti passi: «io fui madato dal mio superiore in quelle parti dove apparisce il sole [...] pervenni dove tutte l'acque corrono alla ‘ngiù; […] che io vidi volare i pennati» consiste in un'espressione o discorso dal significato ambiguo che dà adito a diverse interpretazioni, alcune delle quali palesemente oscene. Questo discorso ha una duplice funzione, se da un lato esso serve al frate per convincere la folla della veridicità della reliquia, dall'altro svolge la funzione di far divertire i due giovani che assistevano al discorso di Cipolla come se lui fosse un attore teatrale che deve dimostrare la sua bravura nell'improvvisare davanti ad una situazione inaspettata. Tutto il discorso di Frate Cipolla è insomma, spero di poterlo dire, una lunga supercazzola tognazziana.
È una situazione burlesca, finanche giullaresca in cui escono sconfitti solo i creduli contadini. In questa novella, infatti, sono evidenti due strati sociali ed intellettuali ben distinti. Ci sono i poveri ignoranti, popolani, che non sanno dominare il mondo delle parole e, anzi, ne sono dominati e scherzati di continuo. A questi appartengono i contadini di Certaldo, Nuta, Guccio. Il secondo strato sociale, invece, sa usare le parole e anche molto bene. In un certo senso conosce la verità (sa che le reliquie sono false, ad esempio) e tramite questa conoscenza è capace di ingannare molti: gli ingannatori – burlatori – sono frate Cipolla ed i suoi due amici Giovanni del Bragoniera e Biagio Pizzini.
7Guarda il video sul Decameron di Giovanni Boccaccio
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Domande & Risposte
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Perché si chiama Frate Cipolla?
Frate Cipolla è un frate di Certaldo, un paesello della Toscana famoso per la produzione di cipolle.
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Quali sono le reliquie che Frate Cipolla dice di aver portato dall'Oriente?
Una piuma dell’arcangelo Gabriele e i carboni sui quali fu arrostito San Lorenzo.
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Perché Frate cipolla ogni anno ad agosto si reca a Certaldo?
Per raccogliere le offerte dei devoti di Sant’Antonio.
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Chi è il narratore della novella di Frate Cipolla?
Dioneo.