Tra gli artifici stilistici che più usa Seneca vi sono:
- Metafora: Seneca tende il senso delle parole al limite della loro possibilità e in particolare si serve della metafora per rappresentare tutto ciò che non è alla portata immediata dell’esperienza dei sensi: le condizioni psicologiche, l’interiorità. Egli quindi si affida a questa figura retorica per esprimere il mondo dell’interiorità, che in latino non aveva un lessico particolarmente ricco. Quindi queste figure inizialmente di abbellimento diventano utili per diffondere un messaggio. Essendo esse tolte da altri campi, più noti all’interlocutore, sono di più immediata comprensione.
- Anafora: il periodo frammentato di Seneca trova una certa organizzazione nella ripetizione di una stessa parola all’inizio di ciascun segmento. Ne deriva un effetto ritmico martellante che crea tensione e si impone al lettore.
- Antitesi: è la figura più ricorrente, in quanto serve a contrapporre apparenza e verità, false opinioni e vera essenza della realtà. In questo lavoro di demistificazione delle false idee comuni sta uno scopo importante dell’azione filosofica di Seneca e l’antitesi ne è lo strumento espressivo ideale.
- Modello analogico: Seneca si pone il problema della comprensibilità e della comunicazione in quanto il pubblico non è abituato a ragionamenti filosofici. Una soluzione è il trasporto dell’astratto in un campo di immagini proprie della vita quotidiana, note all’ascoltatore: in questo modo Seneca rende percettibile concetti come lo scorrere del tempo.
- Sentenze: sono un aspetto rilevante della tecnica di Seneca, un modello per i predicatori di tutte le epoche. Tali frasi concentrano il senso del discorso in poche parole, che proprio per queste caratteristiche di brevità, rimangono impresse nell’ascoltatore.