Decadenza dell’oratoria: Quintiliano attribuiva la crisi dell'oratoria alla carenza di buoni insegnanti, al nuovo stile prevalso nelle scuole di retorica e alla moda delle declamazioni (principale esercizio pratico di preparazione all'attività pubblica oratoria) impostasi nei decenni precedenti.
Valore morale dell’oratoria: l’oratoria, secondo Quintiliano, ha un valore educativo. In quel tempo c’è a Roma la discussione sul valore della filosofia: Quintiliano è d’accordo con il potere politico che ha voluto l’allontanamento dei filosofi, perché pensa che questi ultimi suscitino un vero fascino nei giovani, sviandoli dallo studio dell’oratoria, che è invece più importante rispetto alla filosofia, perché quest’ultima ha un carattere aristocratico, e fa conoscere il pensiero di una persona, dando solo un’apparenza di verità.
Pedagogia: Quintiliano ha a cuore l’educazione dei giovani e afferma a questo proposito il principio dell’educazione permanente: quest’ultima deve cominciare alla nascita del bambino o, al massimo, a tre anni di vita, perché anche il bambino piccolo ha già una sua intelligenza e fin da subito può apprendere quelle che saranno le sue conoscenze di base. Inoltre l’essere umano, per la sua stessa natura, è portato a voler imparare sempre cose nuove, da quando fin dopo aver finito la scuola. Secondo l’autore, inoltre, lo studio del latino deve essere preceduto da quello del greco, perché il primo nasce dal secondo; ma esso deve essere seguito subito dopo dal latino, altrimenti lo studente rischierà poi di fare errori nella pronuncia e nella grammatica latina. Il bambino deve essere stimolato all’apprendimento anche attraverso il gioco e il premio; inoltre, il maestro deve avere un rapporto confidenziale con il discepolo.