Marco Tullio Cicerone nasce il 3 Gennaio 106 ad Arpino da un’agiata famiglia di terrieri di ramo equestre. Riceve un educazione greca e latina completando gli studi a Roma. Avendo modo di approfondire gli studi filosofici prima con Fedro e Zenone epicurei poi con altri stoici e ancora accademici poté ascoltare anche le lezioni greche di Apollonio Molone, seguendo ecletticamente più dottrine.
In gioventù scrisse un poemetto mitologico chiamato Glaucus di stampo alessandrino, poi il Marius, celebrativo, di ispirazione enniana, tradusse i Fenomeni di Arato e infine si diede alla retorica. Fu homo novus, schierato in difesa delle istituzioni repubblicane con spirito conservatore cercando sempre nell’ambito della concordia ordinum un’intesa tra nobilitas e equites.
Inizia la carriera da avvocato nell’81, sotto Silla, lasciando Roma due anni più tardi per problemi di salute; si recò in Grecia col fratello Quinto per un viaggio di studio anche in oriente dove ascoltò i filosofi Antiochio d’Ascalona e Posidonio. Ritorna a Roma nel 76, Silla è morto, e, dopo aver sposato Terenzia, inizia il cursus honorum divenendo prima questore, poi edile e pretore. Grazie alle orazioni contro Verre, disonesto governatore di Sicilia, ottiene un grande successo rafforzato dalla Pro lege Manilia con cui affidò a Pompeo, suo alleato, l’azione contro Mitridate re del Ponto, sottraendola a Lucullo. Con il pericolo dell’elezione di Catilina l’alleanza tra ordine equestre e nobilitas porta Cicerone a divenire console. Egli sopprime la congiura condannando a morte alcuni congiurati, senza che fosse loro concesso alcun appello al popolo. Dopo la costituzione del triunvirato fra Cesare, Pompeo e Crasso, Cicerone senza l’appoggio di un protettore viene messo fuori gioco. Con la legge del tribuno della Plebe Clodio, contro esecuzioni illegali, Cicerone finisce in esilio e giunge in Tessalonica prima, poi a Durazzo, perdendo tutti i suoi beni, compresa la casa sul Palatino, distrutta. Con le tensioni politiche e l’avvicinamento di Pompeo al partito senatorio, ritorna a Roma e riprende i beni confiscati, prestandosi a compromessi per riottenere una magistratura.
Nel 55 dà inizio al ciclo delle opere retoriche e grazie all’orazione del Pro Milone nel 51 ottiene il governo della Cilicia. Guida una spedizione militare lampo e finito il mandato torna a Roma, appoggia Pompeo ma scoppia la guerra civile. Con le sconfitte di Farsalo e Brindisi Cesare prende il sopravvento e fino alla sua morte Cicerone resta in ombra dandosi agli studi filosofici dopo il divorzio da Terenza e la morte di Tullia. Con la congiura invece ritorna sulla scena politica e tuttavia viene schiacciato dagli avvenimenti con Ottaviano e Antonio sempre più forti. In particolare finirà nelle liste di proscrizione di quest’ultimo a causa delle Filippiche, che lo portarono ad essere ucciso da alcuni sicari a Formia il 7 Dicembre 43.