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Fondazione JAC: cos’è e come funziona
Un ITS in cui i docenti si chiamano Maestri e gli studenti Talenti. Una scuola che propone, accanto ad un percorso di Alta specializzazione tecnica, anche la possibilità di conseguire un titolo accademico con un percorso personalizzato. Ma soprattutto, il più grande ITS d’Italia, con 13 percorsi tra cui scegliere e la sicurezza di un apprendistato finale.
Stiamo parlando di JAC, la Fondazione Jobs Academy riconosciuta dal Monitoraggio INDIRE 2022 come uno degli ITS più virtuosi d’Italia: nel 2022 JAC si colloca al 42° posto su 260 con il corso di Tecnologia di automazione industriale e meccatronica.
I numeri dell’ITS
Un tasso occupazionale che fa girare la testa, se si pensa che dal 2012 ad oggi, il 100% dei diplomati in Tecnologie Plastiche, Meccatronica e Web Development ha trovato impiego entro sei mesi dal diploma, e che allo stato attuale il tasso di occupazione globale è del 96,72% a distanza di sei mesi.
Sono 850 le persone formate ogni anno, più di 250 i professionisti coinvolti e 2500 la rete di aziende su cui JAC può contare in attività di co-progettazione di percorsi formativi, conduzione di moduli d’aula o attività laboratoriali; accoglienza delle matricole in stage, e inserimento dei triennalisti in apprendistato professionalizzante. Polini Motori, La Piadineria, WASP, Microsoft sono solo alcuni dei nomi che hanno contribuito a rendere più che valida l’esperienza formativa dei Talenti di JAC, che nel corso delle ore trascorse nell’ITS possono contare su un supporto costante dei coach della struttura, vere e proprie guide che accompagnano i ragazzi lungo il percorso, aiutandoli a scegliere la strada migliore in base alle loro competenze e aspirazioni.
L’attenzione alla persona
Oltre al rapporto costante con le aziende del territorio, è l’attenzione alla persona che fa di JAC quello che è. “L’obiettivo di mettere le persone al centro, quello sguardo che ha colpito me 10 anni fa, è lo stesso che ritrovo qui oggi con numeri ben più alti e studenti che vengono da tutta Italia”. A parlare è Damiano Bordogna, oggi responsabile direzione JAC, ieri Talento a sua volta.
Una folgorazione sulla via di uno studio non propriamente brillante, nata da un flyer che una docente gli mette tra le mani in un periodo complesso della sua vita: “Al quinto anno ero confuso, avevo la preoccupazione di trovare la mia strada. Un giorno ho avuto un dialogo con una professoressa che mi conosce fin da quando ero piccolo, e mi ha detto che vicino casa mia c’era una realtà che avrebbe visto bene per me. Mi ha lasciato questo flyer, e io l’ho studiato per tutta la mattinata. Sono tornato a casa, ho detto a mia madre che avevo capito cosa volevo fare, ho preso il telefono e ho chiamato Jobs Academy. Ho iniziato così il processo di selezione e il mio percorso in JAC”.
Jobs Academy: i corsi
I corsi proposti da JAC per l’annualità 2022-2023 sono 13: cinque in area tecnica, altri 5 in area business e 3 in area software.
Come è possibile mettere a disposizione una varietà del genere? Lo spiega Consiglia Iovino, Direttrice Comunicazione e Fundraising: “Quello che ci ha guidati è stato il rapporto strettissimo con le aziende del territorio. L’anno prossimo ad esempio verrà inaugurato un nuovo corso legato alle energie rinnovabili, che è di fatto l’evoluzione di un ramo di un corso di edilizia sostenibile, che ha altissimi livelli di placement”, spiega. “Il nostro presidente e fondatore Daniele Nembrini si è mosso partendo dalla realtà del territorio e dalle richieste che emergevano prima su Bergamo e poi su Monza, Brescia, Milano” racconta Bordogna. “Seguendo con attenzione le richieste delle imprese, abbiamo avviato una serie di percorsi che vengono partecipati anche dalle aziende stesse, e confermati poi dalla Regione: “questo ci consente così di poter fare attività di orientamento rispondendo al bisogno dei Talenti e delle imprese: è sempre la realtà del lavoro che ci ha mossi e trainati”.
“È partito tutto con una proposta classica ITS del biennio con una proposta educativa che va oltre la semplice formazione” spiega Iovino. “Si parla di centralità della persona. Il trait d’union che accomuna tutte le opere che sono nella Fondazione San Michele Arcangelo, di cui JAC fa parte, è la volontà di mettersi a servizio della realizzazione integrale della persona” continua. “Nello specifico, farlo per ragazzi che si stanno affacciando nel mondo del lavoro significa anche dar loro la possibilità di vivere esperienze formative non solo da un punto di vista professionale ma anche umano”.
Percorsi biennali e triennali
È proprio per questo che dal prossimo anno la Fondazione Jobs Academy cambia volto: da percorso biennale, cui già ora si può aggiungere un terzo anno personalizzato che mira all’ottenimento di una laurea triennale, si passerà a un percorso che ha un orizzonte temporale di tre anni. “A noi interessa stare con i talenti” spiega Bordogna. “La nostra missione educativa basa tutto sul rapporto col singolo: se sei mesi si trascorrono in azienda, un anno diventa poco”. Ma come funziona la progettazione dei corsi?
L’anno successivo viene progettato già a partire da ottobre-novembre di quello precedente, quando vengono rendicontati i risultati del biennio in termini di occupazione. È lì che si fa anche una valutazione del percorso: se vanno apportate migliorie e dove, se i ragazzi riscontrano difficoltà, se qualcosa va corretto l’anno successivo.
Proprio parlando con i ragazzi sono emerse le principali difficoltà riscontrate al terzo anno. “La percentuale di studenti che sceglievano il terzo anno all’inizio era del 30-35%. Ora, da questa annualità, i ragazzi che proseguono sono molti di più. Questo, perché ascoltando tutti quelli che si erano iscritti al terzo anno, abbiamo capito che erano emerse tre criticità: i talenti si sentivano soli, trovavano difficoltà nel fare videolezioni, dovevano far coincidere lo studio col lavoro”.
Tutti punti che sono stati risolti con la nuova programmazione: gli undici coach sono costantemente a loro disposizione, parte delle lezioni si può svolgere all’interno di JAC, polo universitario e in quanto tale anche sede di alcuni esami, e soprattutto “garantiamo al termine del biennio un apprendistato di terzo livello, forma contrattuale perfetta per una proposta che prevede non solo lavoro ma anche lo studio”: parte del tempo settimanale viene destinato, infatti, proprio allo studio, che diventa un obiettivo anche aziendale.
Studiare alla JAC
Per chi studia alla JAC le lezioni variano in base agli anni. Il primo anno si dedicano i primi mesi all’aula – cinque giorni a settimana per tre mesi continuativi, full time – e una seconda parte dell’anno in alternanza fra stage e aula. Il secondo anno, invece, si osserva una modalità duale: ogni settimana si hanno due giorni di lezione e tre in azienda in stage.
Come funziona il placement
“Nella fondazione ho trovato gente che reputo amica proprio per il suo sguardo sulla persona”. A parlare è Emanuele Crosa, iscritto al secondo anno, che al momento si trova in Romagna per il suo stage. Uno stage voluto con ogni mezzo, fin dal primo incontro con il docente che poi ha chiesto di poter seguire: “Quello che mi colpiva era come spiegava: se sei appassionato di qualcosa si vede, ed entrambe le volte sono stato colpito dalla passione che lui metteva nello spiegarci il suo lavoro” racconta Emanuele. “Io volevo quello: essere in grado di assorbire la sua capacità lavorativa, capire come si muoveva nel mondo del lavoro. Già dal primo anno andavo dal professore e gli dicevo: Io voglio fare lo stage con lei”. E, anche se c’era una lista d’attesa più lunga del previsto, è proprio lì che alla fine è andato.
Non per tutti la scelta dell’azienda nasce così: la JAC mette a disposizione un ufficio matching dedicato che crea il collegamento tra Talenti e Maestri. Ma a volte sono proprio le aziende a selezionare i ragazzi in classe durante le lezioni.
Differenze fra ITS e Università
Emanuele ha capito cosa voleva fare dopo una prima esperienza non riuscita all’università: “Arrivo da un liceo scientifico, quindi non avevo una particolare specializzazione. Su influenza dei miei genitori e dei miei parenti avevo scelto di fare ingegneria, ma non mi è mai piaciuto studiare”. Si iscrive al Politecnico di Milano, ma per quanto studi, le cose non vanno come vorrebbe: “Per un anno e mezzo ci ho provato: gli argomenti mi interessavano molto, ma come modalità di insegnamento e richiesta di tempo e dedizione, ho capito a un certo punto che l’università non faceva per me”.
Il motivo era semplice: tanta pressione e poca specificità negli argomenti. “All’Università devi avere una certa quantità di CFU ogni anno, una determinata media, se allunghi i tempi aumentano i costi delle rate…tutte cose che andando avanti ti caricano di stress invece che di piacere di studiare” spiega.
“Dopo un anno e mezzo sono arrivato al limite. Ho deciso che non volevo stare 14 ore su un libro che dopo un anno non mi sarei ricordato perché non mi sarebbe servito”. Emanuele pensa di andare a lavorare, ma i genitori insistono perché trovi un’altra strada: “avevo interesse nel digital marketing, così un giorno ho cercato su google ITS digital marketing. Il primo che ho trovato è stato quello della JAC, sul sito della regione Lombardia”. Sceglie quello e non altri per due motivi: “Garantiva il coaching e incontrava la mia volontà di aprire qualcosa di mio o essere freelance”, carriera su cui JAC offre supporto e un percorso coerente.
La speranza di Emanuele è quella di poter avere un giorno una sua azienda: “Sono quasi tre anni che studio, leggo, mi informo per capire come fare. Ho diversi amici con cui parlo spesso di imprenditoria e business digitali – soprattutto finanza sintetica – e se un giorno ci sarà una possibilità finanziaria e una mia capacità organizzativa, sarebbe bello farlo”.
Il punto di vista dell’azienda
Fra le aziende collegate a JAC c’è la SMEUP, fondata negli anni ’80 per sviluppare software gestionali e relative infrastrutture da mettere a disposizione delle aziende. Più di 500 collaboratori, per un fatturato aggregato di 73 milioni, SMEUP ha iniziato da pochi anni una partnership con la JAC, per la quale ha messo a disposizione tempo e competenze. Sono 300 le ore di formazione all’anno erogate dai professionisti SMEUP direttamente in aula, esperienza da cui è nata, in seguito, un’Academy aziendale a disposizione dei Talenti che vogliano proseguire nel settore, e che forma tecnici con competenze molto specifiche da inserire direttamente in azienda.
Il motivo che ha spinto l’azienda a entrare in contatto con la Jobs Academy è molto semplice: “La difficoltà di trovare persone sul mercato, che si tratti di neolaureati o tecnici esperti”, spiega il CEO Piero Gagliardo. Da qui la sinergia, che ha portato SMEUP ad attingere direttamente dalla rete di Talenti, sia che frequentino l’ITS, sia che proseguano con l’Academy aziendale: “Con il contributo di JAC abbiamo dato vita alla nostra Academy aziendale. Abbiamo assunto 12 apprendisti prima di dicembre. Abbiamo inoltre in casa una decina di stagisti e almeno altri 10 talenti dalle annate precedenti”.
Il processo di selezione
Per i corsi ordinari Jac, il team di orientamento e recruiting non prevede la presenza delle aziende. Nel colloquio con i talenti, oltre alle soft skills e alla predisposizione al lavoro, vengono sondate soprattutto sono soprattutto motivazione, desideri e aspirazioni, per essere certi che ciascuno dei Talenti possa trovare non un posto ma il proprio posto.
A contare, per le aziende che accolgono i corsisti per lo stage, non sono tanto le competenze tecniche – che si prevede di insegnare in fase di formazione o affiancamento – ma alcune precise soft skills: “nei ragazzi cerchiamo lavoro di squadra e capacità di relazione col cliente, assolutamente vitale per noi” spiega.
La maggior parte delle figure inserite in azienda si trovano a lavorare direttamente presso i clienti, o a stretto contatto con loro: “Servono capacità di relazione, negoziazione. Trattiamo con manager, amministratori delegati o direttori generali, ma anche con la loro resistenza al cambiamento” precisa Gagliardo. Chiunque lavori in SMEUP deve, insomma, essere in grado di rendere agevole la digitalizzazione di realtà complesse, introducendole, un passo alla volta, in nuovi processi.
Accanto a questo, c’è naturalmente la predisposizione al lavoro: “Per lavorare bene si deve avere una grande passione: quello che si va a fare deve piacere. Nel nostro tipo di lavoro l’impatto relazionale determina spesso la riuscita di determinati progetti nei tempi giusti. Se si incrina un rapporto relazionale con la controparte, non si va da nessuna parte” spiega Gagliardo.
Le figure più ricercate
Le figure maggiormente ricercate dopo l’ITS sono consulenti applicativi o sviluppatori. Per queste figure – ed altre, in altri ambiti come marketing o HR – si attinge però anche da diverse facoltà universitarie, prima su tutte Ingegneria gestionale: “è la facoltà più assonante per noi, perché si studiano una serie di ambiti che ci fanno gola: quando arriva un ingegnere gestionale che conosce già alcuni ambiti è più facile inserirlo”. Ma in azienda ci sono anche matematici, fisici, e “anche uno sviluppatore che ha studiato filosofia”.
L’importante, per la maggior parte delle aziende, è reperire risorse competenti: “Abbiamo un bisogno assoluto di risorse” prosegue Gagliardo. “C’è tanto da fare: basta aver entusiasmo, passione e curiosità”.