Fondazione ITS Angelo Rizzoli: corsi, struttura e placement

Al sesto posto su 260 percorsi ITS italiani, La Fondazione ITS Angelo Rizzoli è un'eccellenza nel panorama nazionale per i corsi ICT (e non solo). Corsi ed esperienze dirette

Fondazione ITS Angelo Rizzoli: corsi, struttura e placement
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Fondazione ITS Angelo Rizzoli

I ragazzi dell'ITS Angelo Rizzoli
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Al sesto posto su 260 percorsi ITS in Italia e al primo sui 34 della sua categoria secondo il Monitoraggio INDIRE 2022, l'ITS Angelo Rizzoli è un'eccellenza nei settori della grafica e del comparto ICT. Nato come Istituto di formazione post-diploma per la grafica, ha arricchito la sua offerta formativa nel corso degli anni, costituendosi come Fondazione e ampliando il numero e la tipologia di corsi.

Un'avventura che il Direttore della Fondazione, Roberto Sella, racconta così: "Nel 2014 sono entrati in Fondazione Assolombarda, la Città metropolitana di Milano e una serie di aziende del mondo ICT. Da lì abbiamo iniziato a lavorare molto sull’area ICT: cloud, sviluppo software, machine learning, big data, cybersecurity. Nel 2018 alcune grandi aziende del mondo manifatturiero ci hanno chiesto di fare un percorso - per cui poi è arrivato un contributo straordinario del MISE - per creare un profilo tecnico 4.0, a cavallo tra IT e meccatronica". Arriva poi all'offerta formativa attuale: "Nell’ottobre 2022 avremo dodici percorsi ITS e due IFTS. Tre saranno nel mondo della grafica e comunicazione, uno nell’area della digitalizzazione dei processi e della smart manifacturing e tutti gli altri nell’area IT".

La grande forza dell'ITS, come spesso accade, deriva da una forte collaborazione con le aziende del territorio, che vengono però inserite fin dal principio nel progetto della Fondazione: "Non vogliamo aziende che vengano da noi alla fine del percorso a cercare stagisti da inserire" spiega il Direttore. "Noi cerchiamo aziende che si associno, facciano con noi orientamento nelle scuole, selezione in entrata, docenza e project work: questo permette loro di incontrare i ragazzi e conoscerli durante il percorso. In questo modo, quando li prendono in tirocinio li hanno già scelti e selezionati, e lo stage diventa un periodo di prova finalizzato all’assunzione" spiega.

Il matching tra azienda e candidato avviene in entrambi i sensi: da un lato le aziende manifestano interesse per i ragazzi, dall'altro i ragazzi per le aziende. La vera difficoltà per le imprese sta proprio, infatti, nel fidelizzare i ragazzi: i profili ICT sono talmente appetibili che spesso gli studenti vengono assunti ancor prima di poter terminare i percorsi di formazione.

I corsi in apprendistato

Il tirocinio professionalizzante all'ITS Angelo Rizzoli parte al secondo anno, e si svolge tipicamente tra febbraio e luglio. Durante il primo anno, invece, si segue una formazione teorico-pratica, che prevede anche momenti di project work con le aziende.

"Stiamo incentivando sempre di più l’apprendistato di terzo livello, che i ragazzi ottengono all’inizio del secondo anno" spiega Sella. "Nel nostro caso, abbiamo una richiesta di ragazzi 4-5 volte più alta di quelli che noi riusciamo a formare. A febbraio abbiamo inserito in tirocinio 25 sistemisti di rete, e avevamo 107 aziende che li avevano richiesti" racconta. L'apprendistato di alta formazione, quindi, diventa un ottimo compromesso per fare in modo che i ragazzi possano continuare a studiare, avendo però già un contratto avviato.

Per questa ragione, l'ITS sta puntando molto sui corsi in apprendistato, anche in co-titolarità con altri ITS: "Abbiamo avviato un corso multidisciplinare insieme all'ITS Lombardia Meccatronica, dove noi mettiamo in campo le competenze IT, e l'ITS Meccatronica quelle relative a meccanica e meccatronica".

Tra i partner c'è anche la Camera di Commercio italo-tedesca: "Ci hanno chiesto di portare in Italia un profilo che in Germania già hanno: al termine del corso rilasceremo un doppio titolo italiano-tedesco" spiega Sella. "Un altro percorso partirà a novembre: abbiamo un’intera classe già in apprendistato". Il sogno, continua il Direttore, "è non fare più tirocini, ma avere tutti i ragazzi che fanno il primo anno ordinamentale e il secondo anno vengono assunti dalle aziende direttamente in apprendistato".

Profili in ingresso

I ragazzi che si affacciano al mondo della Fondazione ITSAR non provengono più solamente dal mondo degli istituti professionali, come avveniva un tempo. Al contrario: sono molti i ragazzi dello scientifico e del classico che iniziano ad interessarsi a questo tipo di formazione. "Se un ragazzo non proviene da un background informatico ce la può fare lo stesso" spiega il Direttore. "Nel tempo sono cambiate le modalità di selezione: i primi anni favorivamo la filiera dei professionali, ma oggi abbiamo cambato politica di selezione" racconta. La motivazione? "In parte perché aumentano i ragazzi che arrivano dai percorsi più disparati, come il liceo scientifico, in parte perché anche la preparazione di istituti informatici diversi è molto differente". La scelta dei ragazzi in entrata, quindi, è soprattutto motivazionale: "Puntiamo su ragazzi che siano motivati e orientati verso la tecnologia" spiega Sella, "perché le aziende poi richiedono proprio questo".

Puntare sulla giusta selezione dà ottime opportunità anche a ragazzi che provengono da background molto differenti da quello tecnico: "Un ragazzo che aveva frequentato il liceo classico anni fa è entrato per un pelo, ed per due anni è stato il migliore del suo corso" racconta Sella. "Ha fatto il tirocinio in Svizzera, dove ha gestito un progetto enorme, e ora lavora lì e gestisce un team. Abbiamo capito che contano più la passione e la motivazione che le competenze in ingresso. Basti pensare che per machine learning o big data sono più utili competenze di statistica che di IT: quindi, potenzialmente, un ragazzo dello scientifico potrebbe essere avvantaggiato rispetto a uno studente del professionale".

Roberto Sella, Direttore ITSAR
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Buona parte degli studenti dell'ITS arrivano anche dall'università: si tratta di laureati in cerca di ricollocazione, provenienti da diversi tipi di indirizzo. Tra quelli che risultano più interessanti per le aziende ci sono quelli che riescono a condensare competenze umanistiche e tecniche: ad esempio, racconta Sella, "Abbiamo un laureato in filosofia che è iscritto al corso di machine learning, e questo per le aziende è un plus. Le aziende apprezzano i laureati, perché hanno una maturità o una base di competenze scientifiche in più che non guastano".

Poche sono invece ancora le ragazze: "Un tempo quelli in ambito informatico erano lavori che richiedevano una certa forza fisica" racconta Sella. "Oggi non è più così, ma è rimasto il pregiudizio culturale. Per questo c’è un lavoro da fare prima, già dall’asilo, quando si cominciano a tracciare delle vie".

Il problema si manifesta soprattutto in ambito informatico: "Sui corsi di comunicazione non abbiamo questo problema, mentre nei corsi IT sì. Stiamo facendo tanta comunicazione con le aziende, che ci aiutano su questo aspetto". E cita un dato allarmante: "In Italia siamo 116 ITS e non arriviamo a formare 20.000 ragazzi all’anno. In Lombardia solo l’anno scorso cercavano 60.000 tecnici: ecco perché bisogna essere attrattivi per i liceali e per le ragazze".

Sbocchi professionali

Gli sbocchi professionali che si aprono per i ragazzi dell'ITS sono molto simili a quelli cui possono aspirare i laureati triennali, e così i percorsi di carriera. Non è un caso: "La laurea breve è stato il primo tentativo del ministero di avviare una formazione terziaria professionalizzante in Italia, come già succede ad esempio in Francia" spiega Sella. "Quel progetto è fallito, nel senso che le nostre università hanno dato vita al 3+2 e il ministro ha riprovato a introdurre quel tipo di formazione con le Fondazioni" racconta. "All'interno di queste devono coesistere università, enti di ricerca, associazioni di categoria, scuole e aziende. La governance è faticosissima ma ha funzionato: i ragazzi escono con competenze strutturate".

La più grande differenza fra la formazione ITS e quella universitaria è che gli ITS non hanno programmi ministeriali imposti, e possono creare percorsi sempre nuovi insieme alle aziende. Non solo: almeno la metà dei docenti proviene dal mondo del lavoro, portando competenze pratiche immediatamente spendibili dagli studenti. "I ragazzi dell’ITS, per quanto junior, riescono ad essere inseriti nei processi" spiega Sella. "Devono imparare, ma possono lavorare accanto al tutor: le aziende apprezzano molto questo aspetto, e alcune di loro stanno cambiando le loro policy di assunzione".

Se da un lato un aspetto da incentivare è quelo dell'internazionalizzazione, già avviata col programma Erasmus, dall'altro chi lavora nelle Fondazioni deve essere capace di intercettare i bisogni delle aziende e dare vita a nuovi corsi che formino figure molto precise: "Le aziende ci chiedono sempre profili molto avanzati: devops, sviluppatori, esperti di machine learning. Un tema che avremo in futuro non solo è fare orientamento nelle scuole, ma anche far capire ai ragazzi quali saranno i lavori del futuro. Abbiamo le aziende che propongono lavori che i ragazzi non percepiscono, ma che invece sono bellissimi e darebbero ottime probabilità di crescita".

Studiare all'ITS Angelo Rizzoli

Matteo De Santis, ex studente ITSAR e ora IT manager dell'ITS
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Matteo de Santis, dopo l'ITS, ha scelto di "restare a casa". L'ITS Angelo Rizzoli lo ha inserito in tirocinio nel settore della sicurezza informatica, e da allora non è più andato via. Oggi, non solo è ex studente ITSAR, ma anche IT Manager della Fondazione: "C’erano tante opportunità, ma quella che mi ha dato ITS è stata unica: sono stato seguito direttamente da uno dei nostri referenti scientifici" spiega, "quindi la mia crescita è stata rapida e il percorso non mi ha tolto nulla rispetto a quello fatto da altri miei colleghi". Le principali sfide che ha dovuto affrontare? "La transizione dall’informatica tradizionale a quella in cloud, il miglioramento della didattica per renderla digitale, il supporto in tutte le fasi del lavoro.

Questo per me è stato motivo di grande crescita".

Il PNRR chiede ad ogni ITS una crescita esponenziale: tre nuovi corsi ogni anno è l'obiettivo dato alle Fondazioni. Per supportare una crescita così rapida è necessario automatizzare i processi: diventa necessario introdurre la firma digitale, la rilevazione delle presenze, perfino l'autoconfigurazione dei dispositivi dati in dotazione agli studenti.

Per Matteo la scelta dell'ITS non è stata facile: "L’orientamento è venuto dopo, ma io avevo già scoperto l’ITS Rizzoli molto prima. Ho trovato l'ITS per un bisogno personale, una fame di competenze e un desiderio di maturare", spiega. "Venivo da un percorso tecnico. Ho iniziato a lavorare intorno ai 16 anni, quindi avevo già maturato la mia primordiale conoscenza dei contesti aziendali e avevo iniziato a comprendere le conoscenze che erano richieste. Sapevo che per crescere avevo bisogno di competenze", spiega. Di fronte a un contratto a tempo indeterminato, ha perciò dovuto fare una scelta radicale: restare in azienda con un ruolo che non poteva progredire, o tentare la carta dello studio. "Ho parlato con il presidente dell'azienda in cui lavoravo, visionario e molto incoraggiante con i giovani. Lui mi ha consigliato di tornare a studiare: tu lo puoi fare, mi ha detto. 

ITS Rizzoli: come sono strutturate le lezioni

I suoi amici, che avevano scelto l'università, non sembravano aver trovato quello che lui cercava. Non solo, spiega Matteo ricollegandosi al discorso delle nuove professioni dell'informatica: sembrano non avere idea delle opportunità professionali post.lauream: "Non c’è dalla parte della mia generazione il percepito di quello che il mercato richiede" spiega. "Quando io avevo fatto la mi scelta incoraggiavo i miei amici a fare lo stesso, e mi rendevo conto che non veniva capito quali fossero i bisogni aziendali".

La formazione dell'ITS, in effetti, è assolutamente pratica: "La giornata tipo nell’ITS è di 8 ore, con un orario 9-18, proprio per abituare lo studente ai tipici orari aziendali" racconta. "L’approccio è pratico: ogni tema viene illustrato dal punto di vista teorico su testi di natura tecnica, e poi sperimentato in ambito simulativo-pratico". Accanto alla formazione più tipicamente settoriale, c'è molto altro: "Si lavora sulle soft skills: leadership, progettazione, design thinking, metodologie di analisi", racconta.

La forza degli ITS, in fondo, è quella che racconta il Direttore Sella: "Si deve scardinare l’idea per cui la formazione tecnica sia di serie B. In un ITS come il nostro non solo si trova il lavoro, ma uno può anche scegliere dove andare a lavorare. È una bella esperienza".

Il punto di vista dell'azienda

Ragazzi dell'ITSAR alla Smart Future Academy di Brescia
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Liliana Marrochi si occupa di selezione del personale in IRIDEOS, società nata quattro anni fa dalla fusione di alcune aziende, tra Operatori Telefonici e ISP (internet service provider). IRIDEOS oggi conta oltre 600 dipendenti, distribuiti fra le sedi principali (Verona, Milano, Firenze e Roma) e alcune più piccole (Trento, Torino, la Spezia e Napoli). "Ci occupiamo di supportare le aziende e la Pubblica Amministrazione nel percorso di trasformazione digitale attraverso soluzioni integrate che coniughino cloud

, data center, fibra ottica e sicurezza”.

Per questa ragione l'ITS Rizzoli è uno dei principali bacini da cui l'azienda attinge per trovare nuovi profili nelle aree cloud e cybersecurity, per cui gli ITS ha due corsi ad hoc: "Ogni anno inseriamo in stage degli studenti in queste due aree, ma dipende dalla disponibilità. Cerchiamo di collaborare anche durante il corso ospitando gli studenti per la realizzazione di project work, e partecipiamo alle selezioni dei ragazzi in entrata ai corsi".

Criteri di selezione

Tutti gli stage in IRIDEOS vengono retribuiti, pur essendo curricolari: gli studenti hanno un rimborso spese mensili di 500 euro e buoni pasto da 7 euro al giorno: "Da inizio 2019 ad oggi abbiamo ospitato in stage 14 studenti di ITS Rizzoli” spiega Marrochi. “Di questi ne abbiamo assunti sei, perché il nostro obiettivo è proprio quello di creare un vivaio e poterli inserire in organico". Ma come funziona l’inserimento vero e proprio? "Durante il periodo di stage in entrambe le aree viene definito insieme ai tutor un percorso finale di valutazione di competenze tecniche e soft skills molto serrato: al termine del percorso ci sono dei test da superare, e, in base ai risultati, decidiamo l’inserimento in azienda".  

Ma come vengono selezionati i ragazzi? "L’attitudine è fondamentale: cerchiamo passione e curiosità per le tecnologie, capacità di relazione, di analisi e sintesi e problem solving. Tra le domande che facciamo c’è sempre: Che computer avevi a 13-14 anni? Che tipo di sistema operativo utilizzi?. Cerchiamo di capire l’approccio alle tecnologie, l’attitudine nel cercare la soluzione ai problemi che possono presentarsi nello svolgere il progetto formativo, cerchiamo di capire come si formano e informano: la parte hard la possono imparare sul campo. Cerchiamo inoltre di inserire sempre più di uno stagista per volta per creare un po’ di sana competizione, ma con la prospettiva di poterli inserire".

Inquadramento e contratti

In questo momento trovare e trattenere persone con competenze tecniche in ambito cloud e cybersecurity è molto complesso. A questo si aggiunge la concorrenza con aziende multinazionali, soprattutto di consulenza” spiega Marrochi. "Nelle multinazionali i giovani entrano con un importante percorso di carriera, con un pacchetto retributivo alto anche senza esperienza e possono contare sul full remote working".

Ma c'è anche un altro fattore: "Oggi i ragazzi cambiano lavoro molto spesso: un tempo nella selezione veniva valutata anche la fidelizzazione a un’azienda, ma oggi non è più così. I giovani vogliono lavorare in maniera diversa rispetto al passato: sono interessati a trovare un’azienda dove poter realizzare le proprie passioni, dove abbiano feedback frequenti, uno sviluppo di carriera strutturato e la possibilità di conciliare vita e lavoro: lo smart working è un valore”, spiega Marrochi.

La stabilizzazione dei ragazzi che vengono inseriti nelle due aree - cloud e cybersecurity - avviene generalmente tramite contratto di apprendistato, “ma dipende”, precisa Marrochi. “Ci sono stati dei ragazzi che abbiamo inserito direttamente a tempo indeterminato”.

Rapporto con le università e prospettive di carriera

"Per me è molto più semplice interfacciarmi con l'ITS in tutte le sedi in cui siamo presenti rispetto all'Università" confessa Marrochi. "Stiamo anche riprendendo la collaborazione con gli Istituti di Istruzione Superiore, soprattutto con specializzazione Tecnica, attraverso l’alternanza scuola-lavoro. Lo scopo è quello di iniziare a identificare al quarto anno dei ragazzi da inserire alla fine del diploma".  

C'è concorrenza fra università e ITS nella selezione del personale in ambito ICT? "È molto difficile ingaggiare in stage gli ingegneri, perché ricevono offerte di lavoro ancor prima di laurearsi" spiega Marrochi. Quanto all'attitudine, fra università e ITS una differenza c'è: "Chi esce dall'università ha fatto molto da solo, mentre i ragazzi dell'ITS sono più seguiti. Questo significa che chi esce da una triennale forse ha meno competenze pratiche, ma è più autonomo".

Su Milano, comunque, il mercato è praticamente saturo: la domanda è molto alta rispetto al numero di laureati, e Università come il Politecnico hanno un Osservatorio interno che si occupa attivamente di placement.  

Quanto allo sviluppo di carriera in ambito tecnico, Marrochi conclude così: "È simile fra i due profili: per noi, in alcuni casi si equivale. La crescita in IRIDEOS dipende dall’attitudine della persona, dalle competenze acquisite, da come è cresciuta e ha affrontato il suo percorso in azienda e soprattutto dalla capacità di promuovere una cultura incentrata su crescita, ascolto e rispetto”.

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