I grandi autori greci
I grandi autori greci: riassunto su Platone, Aristotele, gli stoici ed epicurei, dall'universo all'uomo nella filosofia greca.
DALL'UNIVERSO ALL'UOMO
Dall'universo all'uomo: questa la tappa ulteriore del pensiero greco durante il sec. V, che dal naturalismo lo porta all'umanesimo.
Atene, la sua società fervida e articolata, gli splendori e i drammi della sua storia ne sono il quadro.
Prima i sofisti (Gorgia, Protagora, Prodico, Ippia, ecc.) posero in discussione la validità del pensiero e della conoscenza, relativizzarono tutto, e con questa critica affinarono il mezzo di convinzione delle opinioni: il discorso.
L'uomo e il suo comportamento etico-politico costituirono il centro della speculazione socratica. Socrate (469-399) mise tutto in discussione come i sofisti, ma al fine di giungere a una verità universalmente valida che al tempo stesso intendeva come principio della vita "giusta": per lui la conoscenza della verità e del bene si identifica con la pratica della virtù che da essa discende.
Scambiato per un critico distruttivo e sospettato di turbamenti politici, Socrate fu condannato a morte dagli Ateniesi nel 399; la sua eredità passò a uno dei discepoli, Platone (428-347), il massimo filosofo greco.
I GRANDI AUTORI GRECI: PLATONE E ARISTOTELE
Platone ateniese, anch'egli aprì una scuola nel ginnasio dell'eroe Accademo (Accademia) ed espose le sue teorie in splendidi Dialoghi.
Il grande tema della speculazione di Platone, che ha cercato di dare un fondamento metafisico alla speculazione morale di Socrate, è quello dell'essenza delle cose, le "idee", che costituiscono il regno dell'essere e della verità.
Esse trascendono le cose imperfette terrene, ma sono anche causa di quest'ultime e principi ispiratori della nostra attività come di quella del Demiurgo, il divino artefice che plasma la materia (talvolta da Platone assunto come intermedio fra le idee stesse e la materia).
La natura dell'anima umana è di essere principio di vita, anch'essa eterna e conoscitiva delle idee, che ha contemplato nella vita anteriore e che ora, incarnata nel corpo, a contatto col mondo sensibile ricorda.
Al mondo delle idee l'uomo attinge la norma di vita che gli ispira la giustizia, o armonia interiore tra la ragione e la passionalità, e la concezione dello Stato ideale, fondato sulla giustizia, come armonia fra le varie classi che lo compongono nel perseguimento della virtù che a ognuna di esse è specifica in vista del bene comune.
In un piano diverso si è posto Aristotele (384-322), già discepolo di Platone, poi fondatore di una scuola sua nel Liceo: la scuola peripatetica (si discuteva "passeggiando").
L'aspetto stesso del suo pensiero, empiristicamente orientato, lo ha portato a cercare di dare maggior valore al mondo reale, minacciato dall'"idealismo" platonico nella sua consistenza effettiva.
Raccogliendo in sé le teorie e le aporie della filosofia presocratica, elabora i principi della sua metafisica. La realtà per eccellenza è l'individuo, l'insieme di sostanza e accidente, materia e forma, atto e potenza.
Forma e materia, atto e potenza sono principi non solo dell'essere, ma anche del divenire delle cose: il divenire è infatti concepito come attuazione di ciò che è in potenza; esso è a sua volta reso possibile da ciò che è in atto e infine dall'atto puro che Aristotele identifica con Dio chiamandolo "pensiero del pensiero".
Proprio in questa concezione di Dio come principio supremo del divenire attorno a cui ruota l'universo con le sue sfere permane in Aristotele l'ispirazione platonica, nonostante il diverso orientamento già segnalato.
La felicità e la virtù di ogni cosa consiste nell'attuazione della sua possibilità e della sua natura e quindi, per l'uomo, nella vita conforme a ragione culminante nella pura contemplazione.
Fisica e psicologia, etica e politica, retorica e poetica, logica costituiscono altrettanti campi in cui Aristotele esercitò la sua ricerca sino a rappresentare una vera e propria enciclopedia del sapere.
Nella serrata compagine del suo sistema egli ha racchiuso la filosofia che l'ha preceduto e ha chiuso l'età antica della speculazione essenzialmente metafisica.
L'ETICA, STOICI ED EPICUREI
La filosofia greca divenne quindi piuttosto ricerca di un metodo di vita, cioè etica, anche adattandosi a un mondo che si faceva sempre meno eroico e più cosmopolitico, travagliato da un ordine diverso di problemi, specializzato in diverse attività e in uno studio specifico delle scienze.
L'Accademia stessa di Platone cadde, nel corso dei sec. III e II a. C., nel probabilismo o in un deciso scetticismo (Carneade); fra i peripatetici si accentrarono interessi scientifici (Teofrasto).
Ma soprattutto stoici ed epicurei attrassero gli animi, muovendo in direzioni opposte da esigenze e da punti di partenza uguali.
Gli stoici si volsero alla psicologia e alla condotta morale dell'uomo; predicarono l'apatia, o assenza di passione, per evitare la sofferenza, e indicarono nella virtù il sommo bene.
Iniziato da Zenone, che insegnava nel portico (stoà) Pecile ad Atene, da Cleante e da Crisippo, lo stoicismo ebbe fortuna soprattutto in Roma, dove venne introdotto da Panezio e da Posidonio; sue dottrine innovatrici, come quella della legge di natura per cui tutti gli uomini, quali esseri razionali, devono riconoscersi uguali, ebbero grande spazio anche in età imperiale, l'età di Epitteto e di Marco Aurelio.
Epicuro invece (341- 270 a. C.), riprendendo l'atomismo di Democrito, negò la spiritualità e l'immortalità dell'anima, i rapporti del mondo con gli dei, ridusse la conoscenza ai sensi e la felicità a un giudizioso godimento di piaceri fisici.
Anche le sue teorie ebbero fortuna a Roma, nell'età di Cesare e di Augusto. Già fin dai primi decenni dell'Impero si manifestarono per altro, con l'avvento anche di culti orientali, più profondi bisogni religiosi, un'ansia mistica che, a ritroso, solo il platonismo poteva di nuovo soddisfare.
Dopo un primo tentativo di Antioco d'Ascalona (sec. I a. C.) di tornare alla primitiva Accademia e di Filone Alessandrino (sec. I d. C.) di plasmare il platonismo nei termini della religione giudaica, all'inizio del sec. III Plotino offrì uno sviluppo innovatore (un neoplatonismo) delle dottrine platoniche.
Muovendo dall'anima quale principio motore dei corpi, Plotino stabilì una scala di realtà: dalla materia all'anima umana, all'anima del mondo, all'intelligenza, all'Uno, principio supremo e ineffabile.
Quello di Plotino, affiancato in forme più tipicamente orientaleggianti e manichee dallo gnosticismo del suo discepolo Porfirio e poi di Proclo (sec.
V) e di Simplicio (sec. VI), fu l'ultimo tentativo pagano di rispondere razionalmente e misticamente alla sfida che il cristianesimo pose alla civiltà antica.