La nascita del pensiero scientifico
Quando nasce il pensiero scientifico? Le origini, le caratteristiche e gli autori greci che hanno contribuito allo sviluppo del pensiero scientifico.
LA NASCITA DEL PENSIERO SCIENTIFICO
Nonostante i numerosi contributi tramandati dagli Egizi e dagli Assiro-Babilonesi, la tradizione colloca in Grecia la nascita del vero e proprio sapere scientifico.
Infatti la matematica, l'astronomia, la statica e la medicina trovarono in Grecia le condizioni per costituirsi come discipline fornite di preciso contenuto e di caratteristiche metodologiche assai ben delineate.
Iniziatori del lungo processo che portò all'affermazione di un orientamento razionale, liberando la cultura greca nel suo complesso dalle influenze mitico-religiose precedenti, furono i filosofi o fisici della scuola di Mileto (sec. VI a. C.).
Ma fu con Pitagora e la sua scuola che vennero poste le basi di una scienza razionale, formulata nei suoi fondamenti astratti e avulsa da ogni contesto empirico: la matematica.
I pitagorici, attratti in modo particolare dalla regolarità dei fenomeni celesti, tentarono di spiegare tutta la realtà sulla base dei numeri, delle loro proprietà e armonie, creando l'aritmo-geometria, dottrina che ebbe il merito di conseguire importanti risultati quali la generalizzazione dei procedimenti matematici allora in uso e la formulazione della teoria dei numeri razionali.
Quest'ultimo risultato si dimostrò abbastanza presto inadeguato di fronte ai sottili problemi sollevati dalle grandezze incommensurabili. Inoltre, lo studio dei tre classici problemi della quadratura del cerchio, della trisezione dell'angolo e della duplicazione del cubo impose, oltre che l'abbandono dell'aritmo-geometria, un notevole potenziamento degli strumenti concettuali.
Protesi a questo scopo furono i lavori del matematico Ippocrate di Chio, di Archita di Taranto e soprattutto di Eudosso di Cnido, che delineò una geniale teoria delle proporzioni, poi ripresa e utilizzata da Euclide.
Il punto più alto raggiunto dalla matematica greca si colloca però tra il sec. IV e il III, nel periodo alessandrino, nel quale operarono Euclide, Archimede di Siracusa e Apollonio di Pergamo.
STORIA DEL PENSIERO SCIENTIFICO
Euclide ebbe il merito di raccogliere tutte le ricerche precedenti in un edificio che per il rigore delle argomentazioni e per la chiarezza concettuale fu guardato per secoli come esempio prestigioso di cosa deve essere "scienza".
Archimede, approfondendo le ricerche di Eudosso sul metodo di esaustione ed estendendo i suoi studi sui centri di gravità alla geometria, giunse a trattare problemi attinenti coni e cilindri e superfici limitate da sezioni coniche e loro solidi di rivoluzione, con un metodo originalissimo, descritto nella famosa lettera a Eratostene.
Ad Archimede si devono pure la fondazione della statica, da lui trattata come un vero e proprio capitolo della meccanica razionale, nonché ricerche sulle leve e sull'equilibrio dei liquidi, che segnarono una decisa rottura nei confronti della fisica qualitativa di Aristotele e furono utilizzate ampiamente nel corso della rivoluzione scientifica del sec. XVI e XVII.
Apollonio studia le proprietà delle figure coniche elementari: ellisse, iperbole, parabola. Strettamente collegate con la matematica furono le ricerche di astronomia che culminarono nel sec. IV a. C. con la teoria delle sfere omocentriche di Eudosso e con l'ipotesi di Eraclide Pontico secondo cui, mentre il Sole gira intorno alla Terra, Mercurio e Venere ruoterebbero intorno al Sole.
La spiegazione puramente matematica dell'universo formulata da Eudosso fu successivamente inserita nella fisica di Aristotele.
Il successo vieppiù incontrastato del sistema aristotelico non impedì l'enunciazione di altre ipotesi sull'universo destinate a riemergere in epoca moderna.
Tipiche sotto questo profilo sono la geniale teoria eliocentrica di Aristarco di Samo e quella di Ipparco di Nicea, il quale introdusse per primo nel sistema aristotelico gli epicicli, ripresi, in epoca romana, da Tolomeo.
Una profonda svolta si ebbe in Grecia anche nell'ambito della medicina e della biologia, che da scienze o arti puramente empiriche e pratiche, acquistarono già con Alcmeone di Crotone una dignità teoretica notevole.
La scoperta che il centro di coordinamento delle varie percezioni risiede nel cervello portò a respingere le teorie che presupponevano un rapporto naturale e immediato tra uomo e natura.
La scienza medica non poteva fondarsi su un'osservazione immediata dei vari casi, ma esigeva una specificazione dei metodi e dei concetti in base a un'esperienza criticamente concepita.
La critica di Alcmeone, nonostante varie resistenze incontrate, fu ripresa nella controversia che oppose le due scuole mediche più importanti del sec. V: la scuola di Cnido e quella di Cos.
La prima, nella quale si distinsero Eurifonte ed Erodico, cercò di legare strettamente la medicina all'osservazione immediata, escludendo ogni genere di teorizzazione: ne derivò una medicina empirica, rozza, che prescriveva una molteplicità illimitata di rimedi alquanto incontrollati, taluni stranissimi, alla cui base stava la mancanza assoluta di una prognosi.
Contro questo indirizzo si pose la scuola di Cos con un complesso di lavori ascritti al leggendario Ippocrate. Con tale scuola la medicina ha trovato una sua originalissima collocazione nell'ambito del sapere.
A una valorizzazione dell'esperienza critica nel senso di Alcmeone si accompagna in Ippocrate una profonda consapevolezza dell'importanza della teoria come momento di sintesi del particolare, di "comprensione", di previsione.
Un rivolgimento diverso per significato ma altrettanto profondo fu compiuto da parte di Aristotele nell'ambito della biologia, che riuscì a levare dalla pura speculazione per collegarla a un'esperienza sistematicamente condotta.
Frutto di questo orientamento metodico fu un'importante classificazione degli animali, una teoria della generazione legata a una concezione vitalistica dei fenomeni biologici.
Tale concezione si inserisce in una visione teleologica di tutti i processi naturali, che trionfò sulla opposta concezione meccanicistica, sostenuta in precedenza da Democrito di Abdera, dominando sino al periodo moderno tutta la cultura occidentale.
Oltre agli stretti legami con la filosofia della natura, caratteristica della scienza greca, a eccezione della medicina, è lo scarso interesse per le applicazioni tecnologiche.
Ciò è dovuto probabilmente al carattere schiavistico della società greca che comportava un basso costo del lavoro. Infine la sperimentazione, pur venendo usata, non trovò un'applicazione sistematica e rigorosa anche per lo scarso interesse a definire in modo quantitativo le leggi di natura.