Filosofia presocratica: monismo e pluralismo, scuola di Elea, Democrito e l'atomismo
Indice
1La scuola di Elea
La scuola di Elea si sviluppa in Magna Grecia nel VI secolo a.C. A differenza dei filosofi ionici che, interrogando la natura, ricercavano un principio fisico da cui avesse avuto origine l’universo, gli eleatici cercano di andare al di là della molteplicità del reale e dell’esperienza sensibile, per indagare un essere unico, eterno e immutabile, dando così avviò all’ontologia.
Il fondatore della scuola eleatica è Parmenide, vissuto tra il 550 e il 450 a.C. ad Elea, sulle coste dell’attuale Campania. Nel suo poema Sulla natura, di cui sono giunti a noi solo 154 versi, Parmenide descrive tre vie di ricerca dell’uomo:
- la via della verità (alètheia), basata sulla ragione;
- la via dell’opinione (dòxa), basata sui sensi;
- la via dell’opinione plausibile.
Attraverso la ragione il filosofo è in grado di cogliere il principio fondamentale della verità, ovvero che l’essere è e non può non essere, mentre il non essere non è e non può essere. Formulando queste affermazioni Parmenide elabora per la prima volta il principio di non contraddizione, che diverrà un caposaldo del suo pensiero filosofico e di tutta la logica occidentale.
Applicando la logica basata sul principio di non contraddizione, Parmenide riesce anche a ricavare gli attributi dell’essere:
- L’essere è ingenerato e imperituro, perché se nascesse o se morisse dovrebbe passare dal non essere all’essere e viceversa, e questo non è possibile.
- L’essere è quindi eterno.
- L’essere è immobile e immutabile, perché il movimento e il mutamento presuppongono uno stato o una situazione in cui l’essere ancora non è.
- L’essere è unico e indivisibile, perché se si differenziasse al suo interno implicherebbe degli intervalli di non essere.
- L’essere è finito, perché la finitudine è sinonimo di perfezione e completezza.
Molti uomini invece di seguire la ragione e di giungere attraverso di essa alla verità, si affidano ai sensi, che però formano in noi delle opinioni errate. I sensi infatti si fermano sulla superficie dei fenomeni e non riescono a cogliere in profondità le caratteristiche dell’essere. Secondo la percezione sensibile sembrerebbe che tutto nasce e muore, che tutto diviene e muta, ma questa è pura apparenza, che è possibile superare solo grazie alla ragione.
L’esperienza sensibile, per Parmenide, non conduce sempre all’errore. Insieme all’opinione ingannevole c’è, infatti, anche l’opinione plausibile, che pur partendo dai sensi non entra in contrasto con il principio di non contraddizione. Questo avviene quando i fenomeni opposti che si presentano alla nostra percezione sensibile (luce-tenebre ad esempio) sono pensati come appartenenti e ricompresi sempre nell’essere.
Discepolo di Parmenide, Zenone è il filosofo dei paradossi che ha sviluppato la dimostrazione per assurdo, che consiste nell’ammettere come vera l’affermazione che si vuole contestare, per poi farne derivare delle conseguenze assurde.
Proprio questo metodo è utilizzato da Zenone per difendere le tesi del maestro da chi affermava che la realtà era mutevole e molteplice. Celebre ad esempio il paradosso di Achille e la tartaruga, grazie al quale Zenone nega l’esistenza del movimento e mostra come, in uno spazio infinitamente divisibile, Achille non raggiungerà mai la tartaruga che lo precede e l’inseguimento risulterà essere infinito.
2I filosofi pluralisti
Nel V secolo, alcuni filosofi tornano a interrogarsi sulla natura, cercando una sintesi tra Eraclito, per cui tutto si trasforma, e Parmenide e gli eleatici, per cui tutto è immutabile. Per conciliare queste due visioni apparentemente inconciliabili, questi filosofi credono che le cose siano formate da elementi immutabili (originari ed eterni) e composti (le cose del mondo) che nascono e muoiono per unione e divisione degli elementi.
Nel loro studio della natura, quindi, si differenziano dai fisici della scuola di Mileto, perché affermano che i principi (gli elementi) da cui deriva la realtà sono molteplici, e per questo verranno chiamati i fisici pluralisti.
Nato ad Agrigento nel V secolo, Empedocle è d’accordo con Parmenide nell’affermare che l’essere è ingenerato ed eterno, ma cerca di spiegare come mai nella nostra esperienza sensibile ci confrontiamo continuamente con la nascita e la morte.
Secondo il filosofo l’essere è composto da quattro radici, che corrispondono ai quattro elementi: fuoco, aria, acqua e terra. Questi elementi sono ingenerati e imperituri, ma la loro unione o la loro divisione provocano la vita e la morte di tutte le cose. Questi elementi si combinano o si disgregano perché sono soggetti a due forze opposte: l’amore, che li spinge ad unirsi, e l’odio, che al contrario li divide.
L’azione di queste due forze produce un ciclo cosmico che si ripete eternamente:
- I fase: tutti gli elementi sono uniti in armonia, domina l’amore.
- II fase: gli elementi cominciano a separarsi per effetto dell’odio.
- III fase: tutti gli elementi sono separati nel regno del caos, dove domina l’odio.
- IV fase: gli elementi cominciano a riunirsi per effetto dell’amore.
Vissuto ad Atene durante l’età di Pericle, anche Anassagora prende le mosse dal pensiero di Parmenide sull’immutabilità dell’essere, cercando poi di spiegare la nascita e la morte di tutte le cose attraverso l’unione o la separazione di particelle eterne, che definisce semi. I semi sono infinitamente divisibili, di differenti qualità e ordinati grazie al noùs, un’intelligenza divina che li organizza per dare vita a tutte le cose.
3L'atomismo e Democrito
Democrito nacque ad Abdera nel 460 a.C. circa e visse molto a lungo, tanto che secondo la tradizione divenne quasi centenario. Della sua vita abbiamo poche notizie certe, ma molte leggende e aneddoti. Pare che provenisse da una famiglia ricca e che a un certo punto abbia abbandonato gli agi della sua condizione per viaggiare e dedicarsi agli studi e alla filosofia. Contemporaneo di Socrate, visse anche ad Atene, dove entrò in contatto con la cultura sofistica e socratica.
La sua impostazione filosofica appare debitrice alla scuola eleatica per la distinzione tra due piani della conoscenza: uno fallace, legato all’apparenza, e uno che oltrepassa l’apparenza e giunge alla «verità che dimora nel profondo». Secondo Democrito, però, la conoscenza non può prescindere dai sensi, ma partendo da essi deve elaborare l’esperienza sensibile attraverso l’intelletto, per giungere ad una conoscenza reale del mondo.
La realtà secondo Democrito si divide in:
- essere, che viene identificato con la materia;
- non essere, che viene identificato con il vuoto.
Privo di strumenti scientifici, ma solo in base a una deduzione razionale, Democrito ipotizza che la materia a sua volta è formata da atomi, ovvero particelle minime non ulteriormente divisibili. Questi atomi sono poi immersi nello spazio vuoto, ovvero nel non-essere, poiché se c’è movimento deve esserci anche un vuoto in cui gli atomi possono spostarsi.
Democrito, ispirandosi alle caratteristiche dell’essere parmenideo, dice che gli atomi sono eterni, immutabili, ingenerati e pieni. Gli atomi compongono ogni cosa, ma sono qualitativamente identici, tutti fatti della stessa materia; ciò che li differenzia è solo la forma geometrica e la grandezza.
La nascita, il mutamento e la morte di tutto ciò che fa parte della natura sono ricondotti dal filosofo agli atomi, che unendosi fanno nascere un corpo, mutando ordine e posizione cambiano questo corpo e dividendosi lo fanno morire. Tali atomi inoltre sono in costante movimento, sono infiniti e infinite sono le loro combinazioni, e quindi dalla loro aggregazione possono nascere infiniti mondi.
Posto su queste basi, il pensiero di Democrito è la prima forma di materialismo dell’antichità, in quanto tutto ciò che esiste è fatto di materia e si nega l’esistenza di sostanze spirituali.
Mentre per alcuni pensatori che lo avevano preceduto la natura era stata creata da un’intelligenza regolatrice (Anassagora ad esempio) e, conseguentemente, tutto aveva un fine, Democrito elabora una visione meccanicistica, dove il mondo è inteso come un’enorme macchina che esiste in virtù del costante e caotico movimento degli atomi, ma dove niente ha uno scopo.
La sua filosofia, infatti, è anche considerata una forma di determinismo dove tutto ciò che succede nel mondo è spiegabile facendo riferimento ad una catena di precise e necessarie cause e non esiste nessun caso o destino o progetto divino.
4Guarda il video su Socrate
-
Domande & Risposte
-
Cos’è il monismo in filosofia?
Dottrina che sostiene che esista un unico principio o sostanza. Dalla pluralità degli esseri si passa dunque ad un’unica sostanza.
-
Cos’è il pluralismo in filosofia?
La corrente di pensiero che ritiene che tutto sia immutabile e le cose composte da elementi immutabili.
-
Cos’è la scuola di Elea?
Scuola che nasce in Grecia nel VI secolo a.C. che dà origine all’ontologia.