Fai l'Erasmus e poi torna: come trovare lavoro in Italia
Di Marta Ferrucci.Il nuovo rapporto Almalaurea su giovani e lavoro indica la strada per trovare lavoro in Italia con più facilità. Ecco qual è
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COME TROVARE LAVORO IN ITALIA

Il segreto per trovare lavoro? Partire per poi tornare. Fare un'esperienza all'estero, imparare o migliorare la conoscenza di una lingua straniera, imparare a "stare al mondo", a cavarsela. Per tutti questi e altri motivi le aziende giudicano positivamente l'esperienza Erasmus, al punto da farla diventare un elemento che fa la differenza in una selezione.
A dirlo è l'ultima indagine Almalaurea secondo la quale, ad un anno dalla laurea, con una esperienza di studio all'estero le chance di trovare lavoro aumentano del +12% rispetto a chi questa esperienza non l'ha fatta. L'obiettivo che si è posta la U.E. è di arrivare - entro il 2020 - al 20% di laureati con una esperienza Erasmus al termine degli studi.
IDENTIKIT DELLO STUDENTE ERASMUS
Chi è lo studente erasmus "tipo"? Il XIX Rapporto sul Profilo dei Laureati AlmaLaurea ne traccia l'identikit. Dall'Indagine emerge che tra i laureati che compiono l'intero percorso "3+2" la scelta di intraprendere un percorso Erasmus si colloca più spesso nel biennio magistrale che nel primo livello.
Fra i laureati di primo livello le esperienze di studio all'estero con un Erasmus o con un programma dell'Unione europea hanno coinvolto il 6% degli studenti.
QUALI SONO LE FACOLTA' CHE SFORNANO PIU' STUDENTI ERASMUS?
La scelta di intraprendere o meno un'esperienza Erasmus dipende in particolare dalla disciplina di studio: sono frequenti solo fra gli studenti dell'area linguistica ("solo" 22 laureati su 100), mentre in tutti gli altri gruppi disciplinari, a parte medicina e odontoiatria (16%), architettura (13%), giuridico e politico-sociale (entrambi 10%), la mobilità riguarda meno del 10% dei laureati. A svolgerne meno, sono i laureati delle professioni sanitarie ed insegnamento (entrambi 2%) ed educazione fisica (3%).
ERASMUS: DA QUALI UNIVERSITA' SI PARTE DI PIU'
A influire sulla diffusione di queste esperienze è anche la collocazione geografica dell'ateneo. Le università dell'Italia Nord-orientale, fra le 71 coinvolte nell'Indagine, hanno in generale percentuali di laureati con un'esperienza di studio all'estero con un Erasmus o con un altro programma dell'Unione europea più elevate (11%); all'opposto, nell'Italia meridionale e insulare tali percentuali sono pari rispettivamente a 6 e 7%.
STUDENTI ERASMUS: DA QUALI FAMIGLIE PROVENGONO
Ancora oggi la condizione socio-economica della famiglia di origine è un fattore selettivo nell'accesso allo studio all'estero.
I laureati che hanno svolto tale esperienza risultano il 14% fra i figli di genitori entrambi in possesso di laurea e sono il 5% fra i figli di genitori che non hanno conseguito la maturità. Anche la classe sociale ha un ruolo importante: per le famiglie di estrazione sociale meno elevata, infatti, l'ipotesi di un soggiorno all'estero viene spesso vista come un impegno oneroso che le borse Erasmus o altre fonti di finanziamento non sono sufficienti a compensare. I laureati che hanno svolto un'esperienza di studio all'estero con un programma Erasmus o con un altro programma dell'Unione europea, infatti, sono l'11% tra quelli di estrazione più elevata e il 6% tra quelli provenienti da contesti meno avvantaggiati.