Eutanasia | Video

Il termine eutanasia deriva dal greco e significa buona morte. Oggi viene utilizzato per indicare l'atto di concludere la vita di un'altra persona, affetta da malattie incurabili, per diminuirne le sofferenza.

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L’eutanasia è una pratica antica, che risale ad alcune società dell’antichità. In Grecia e a Roma era possibile praticarla in particolari situazioni, ad esempio a Sparta venivano soppressi i bambini che presentavano difetti fisici, cioè venivano eliminate quelle persone che potevano risultare un peso per la società. Nel Medioevo con la nascita delle organizzazioni religiose, l’eutanasia divenne eticamente e moralmente inaccettabile. Il cristianesimo, l’ebraismo e l’islamismo, ritenendo sacra la vita umana, condannarono qualsiasi forma d’eutanasia. Nel XX secolo l’eutanasia sociale venne praticata in modo più massiccio. In Germania già prima dell’inizio del nazismo ci fu un’impennata delle morti dei malati cronici presenti negli ospedali, sia per alleviare le sofferenze di essi e dei parenti, che per ridurre le spese dello stato. Con il nazismo, l’eutanasia veniva utilizzata nei confronti di alcune categorie di persone, malati gravi o minorati psichici, per preservare la razza ariana.

È possibile distinguere diversi tipi d’eutanasia: quella collettivista, cioè che riguarda più persone, e quella individualistica che riguarda invece la singola persona.
Forme d’eutanasia collettivistica sono l’eugenica, con cui vengono eliminate persone portatrici di handicap per migliorare la qualità della razza e l’economica, con cui sono soppresse persone anziane o inutili nel processo economico per favorirne altre socialmente più utili.

L’eutanasia individualistica, che consiste nel porre fine alle sofferenze di una persona destinata a morire, si distingue in attiva e passiva. Nell’eutanasia attiva il medico, accogliendo la richiesta di un malato terminale, per il quale non vi siano più speranze né di guarigione né di attenuazione delle sofferenze, somministra un farmaco ad azione letale, dopo avergliene fatto sottoscrivere la richiesta.  
Quella passiva si riferisce alla morte naturale, quando cioè viene sospeso l'uso degli strumenti vitali o delle medicine in modo che si verifichi una morte completamente naturale, che non contrasti le leggi della natura. Una variante dell'eutanasia attiva è il cosiddetto "suicidio assistito", che si verifica quando un medico o un'altra persona fornisce del veleno ad un ammalato, che ne abbia fatto richiesta, ed assista a che esso venga ingerito dal richiedente, senza prestare alcuna collaborazione.

Nel nostro Paese l'eutanasia è vietata dalla legge, anche se il malato è consenziente, viene equiparata all'omicidio ed è perseguita penalmente, anche se viene considerata meno grave rispetto all'omicidio volontario. L’Olanda è stato il primo paese al mondo a consentire l’eutanasia e il suicidio assistito, anche se con la condizione che il paziente abbia fatto una scelta volontaria e meditata, abbia di fronte sofferenze insopportabili e non abbia alternative. In Svizzera l’eutanasia non è consentita, ma viene accettata la pratica del suicidio assistito, cioè il paziente deve ingerire da solo un farmaco letale. In Francia l'eutanasia è illegale, ma il codice penale tratta diversamente quella attiva e quella passiva: nel primo caso il reato è assimilato all'omicidio, mentre nel secondo caso non c'è reato. Secondo la Corte tedesca, la "dolce morte" può essere autorizzata solamente se è inequivocabilmente corrispondente alla volontà del paziente, ma deve comunque essere approvata dai tribunali tutori. Nel Regno Unito non sono ammessi né l'eutanasia né il suicidio assistito, ma si sono verificati dei casi in cui la giustizia britannica ha autorizzato alcuni medici ad anticipare la morte di malati ormai senza speranza di sopravvivere e tenuti in vita in maniera artificiale. In Spagna dal 1995 il codice penale non tratta più l'eutanasia e l'assistenza al suicidio come un omicidio.
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