Riassunto sull'Età dei Lumi
Età dei lumi: riassunto sulla centralità della ragione, il ruolo dell'intellettuale, su Voltaire, L'enciclopedia, Montesquieu, Rousseau, la fisiocrazia e il liberalismo di Smith
ETÀ DEI LUMI
L’illuminismo è il più importante movimento intellettuale dell’Europa del '700, ed esprime la convinzione che l’uomo debba essere illuminato, cioè guidato dalla luce della ragione.
L’illuminismo ha origine in Inghilterra nel fine '600 dal filosofo John Locke (1632-1704),si sviluppò intensamente in Francia, dal 630 al 700.Secondo Venturi l’Illuminismo raggiunse il suo massimo splendore nel 1763 con la fine della guerre e terminò nel 1789 con la rivoluzione francese: questa è l’epoca della primavera dei lumi.
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LA CENTRALITÀ DELLA RAGIONE
La caratteristica dell’Illuminismo fu la fiducia della ragione ciò che tutti gli uomini hanno e che consente loro di risolvere i problemi, ma non si tratta di una fiducia cieca.
Alcuni illuministi riconobbero l’importanza del sentimento. Gli Illuministi respinsero la filosofia razionale di Cartesio che pretendeva di fare della ragione l’unica fonte della conoscenza umana: al contrario riconobbero che la ragione andava applicata all’esperienza secondo il metodo della scienza sperimentale di Galileo e Isaac Newton.
Affidarsi alla ragione significava respingere il valore della tradizione, cioè di tutto ciò che mai scientificamente era stato provato ma che per abitudine si riteneva vero.
Per questo, la ragione andava intesa come spirito critico, l’atteggiamento opposto di chi crede ciecamente in una cosa. L’illuminismo denunciò arretratezza culturale del passato e fondò una nuova epoca. Fu anche caratterizzato da polemiche nei confronti delle religioni, che si fondavano sulla fede per questo motivo loro erano a favore di una religione naturale cioè fondata sulla ragione: Dio non interviene nelle vicende umane, ma è l’architetto del mondo.
Gli ecclesiastici vennero criticati perché responsabili dell’intolleranza religiosa che gli illuministi respinsero esaltando il valore della tolleranza.
GLI INTELLETTUALI ILLUMINISTI
L’illuminismo considera l’attività culturale come impresa politica, capace di incidere sull’esistenza degli uomini fornendo conoscente tecniche e un’organizzazione dello stato migliore e efficace.
Gli illuministi credevano nel progresso e avevano fiducia nelle possibilità di impegno per realizzarlo, sostenendo che la storia fosse proprio in progressivo passaggio. Per la realizzazione del progresso il ruolo importante era dell’intellettuale che educava l’uomo all’esercizio della ragione e lo liberava dall’ignoranza.
L’unione tra gli intellettuali che i contemporanei definirono “partito dei filosofi” si impegnò contro le ingiustizie di un tempo, E in particolare i privilegi: tutti gli uomini sono dotati di ragione E tutti sono uguali, dunque i privilegi di cui i nobili e il clero godevano era un’ingiustizia.
Uguale era la contrapposizione tra le nazioni, che aveva causato numerose guerre e doveva essere superata con l’idea del cosmopolitismo: tutti gli uomini dovevano far parte della comunità mondiale della ragione eternamente in pace.
VOLTAIRE
L’intellettuale francese del partito dei filosofi fu Voltaire (1694 1778), un anticonformista protagonista di una battaglia civile per il rinnovamento della società.
Le sue lettere inglesi (1733) sono state definite la prima bomba scagliata contro l’antico regime. L’obiettivo di Voltaire era ottenere una società con libertà individuale con uno stato tollerante, ma capace di imporre la legge. Era necessaria una battaglia contro le ingiustizie capace di condurre con la forza della ragione attraverso l’opinione pubblica che impose al potere le necessarie riforme: la filosofia serviva così a risolvere un problema concreto, non essendo più un’ideologia.
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Secondo gli illuministi, in quanto razionale, l’uomo era buono. I problemi della vita non derivano quindi dalla natura umana, ma dalla società: per il rinnovamento si doveva cambiare il modo di pensare.
Per questo era importante far conoscere le novità scientifiche, servendosi di un’opera di divulgazione.
Nell’arco di un ventennio, dal 1751 al 1772, sotto la direzione di Denis Diderot (1713-1784) e Jean-Baptiste Le Rond d’Alembert (1717-1783) vennero stampati i volumi dell’enciclopedia o dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri. L’enciclopedia non era rivolta a tutti ma solo ai borghesi.
Voltaire in proposito scrisse che la plebe non ha il tempo e la capacità di istruirsi, altrimenti morirebbe di fame prima di diventare filosofi: non è la gente dei campi che bisogna istruire, ma il borghese medio e l’abitante della città. Gli illuministi volevano solo una società più moderna fondata sulla legge, non sul privilegio.
MONTESQUIEU E LA SEPARAZIONE DEI POTERI
Molti illuministi volevano che il sovrano promuovesse il rinnovamento della società: doveva mettere il suo potere al servizio delle riforme, quindi il potere assoluto non andava abbattuto ma trasformato in assolutismo illuminato.
Charles de Secondat barone di Montesquieu (1689-1755) fu un avversario dell’assolutismo. Per Montesquieu in tutti gli Stati si possono distinguere tre fondamentali funzioni:
- Il potere legislativo, ovvero il potere di fare le leggi;
- Il potere esecutivo, il potere di governare applicando le leggi;
- Il potere giudiziario, ovvero il potere di punire i delitti e giudicare e le liti tra privati.
tre poteri devono essere attribuiti a organi separati, affinché la costituzione di uno Stato possa dirsi libera.
Montesquieu ha una concezione pessimistica dell’uomo che vive in società: per arrestare la sete di dominio è necessario che il potere arresti il potere. In questa prospettiva Montesquieu esprime la teoria della separazione dei poteri elaborata sulla base del modello inglese enunciata nello Spirito delle leggi.
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