Enciclopedismo: storia, caratteristiche e cronologia del sapere enciclopedico
Indice
1L'enciclopedismo, una definizione
Il termine enciclopedia deriva, attraverso una traduzione latina, dal greco e significa ‘istruzione circolare’ cioè completa, che abbraccia tutte le varie aree del sapere.
I primi tentativi di produrre opere capaci di abbracciare ogni aspetto della conoscenza risalgono all’antica Grecia, con Aristotele, e al periodo ellenistico in cui la cultura greca, dopo le conquiste di Alessandro Magno, era entrata in contatto con le millenarie culture orientali, in particolar modo quella persiana ed egiziana; da qui il bisogno di combinare e sincronizzare le diverse conoscenze e, soprattutto, di riordinarle e categorizzarle in maniera razionale, in modo da raggiungere un’esposizione della conoscenza che fosse il più possibile completa.
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Per conoscere e ricordare i concetti, gli eventi e i principali avvenimenti della storia dalle origini a oggi.
Con il tempo l’aggettivo ‘enciclopedico’ è stato, per associazione, esteso anche ad opere che, pur concentrandosi su uno specifico aspetto del sapere, ne affrontavano tutti i diversi aspetti: per quanto riguarda il mondo antico un esempio di opere di questo genere può essere quello dei bestiari diffusi nel medioevo, che raccoglievano lunghi elenchi di animali catalogati in base alle categorie concettuali dell’epoca.
Ai giorni nostri le enciclopedie sono impostate secondo le basi del pensiero scientifico e la catalogazione procede come fosse quella di un enorme vocabolario che contiene, però, solo quelle voci che possono essere categorizzate come fonti di sapere intellettuale.
Le enciclopedie, infatti, si rivolgono ad un pubblico che è il più ampio possibile, preoccupandosi di fornire al lettore una spiegazione esaustiva e sommaria dal punto di vista teorico degli argomenti trattati, ma comunque priva di informazioni o risvolti pratici: come nel medioevo la lettura di un bestiario non dava informazioni su come organizzare un allevamento o sulla caccia, così oggi la lettura della voce enciclopedica sull’architettura non dà alcuna informazione su come progettare ed erigere un edificio.
1.1Aristotele e gli ellenisti
La produzione scritta di Aristotele era stata pensata come supporto per facilitare i suoi studenti nella comprensione dei suoi insegnamenti, pertanto abbracciava gli argomenti più diversi, dalla politica alla biologia e all’anatomia, dalla fisica alla metafisica e alla logica, ma per quanto questi scritti fossero improntati alla razionalità, non producono certamente qualcosa che assomigli ad un’enciclopedia.
Si deve piuttosto ai successori dello stagirita, cioè a quanti diressero la scuola peripatetica dopo di lui, quell’opera di riorganizzazione degli scritti che li avrebbe restituiti in una forma coerente e organizzata di tipo enciclopedico; tra tutti un ruolo di primo piano va riconosciuto ad Andronìco di Rodi, che visse intorno al I sec a.C. e raccolse tutti gli scritti aristotelici e li riordinò in base alle materie trattate dando così un senso compiuto e complessivo all’opera del suo maestro.
È assai probabile che il lavoro di Andronìco sia stato influenzato dalla produzione di raccolte organizzate che andava diffondendosi in età ellenistica e che aveva il suo fulcro nella città di Alessandria, dove una serie di dotti inizia la redazione di una serie di opere, dette lessici, che partendo dalla raccolta e dall’uso delle parole ambivano ad affrontare in maniera esaustiva il sapere di determinati campi della conoscenza umana; disgraziatamente nessuna di queste grandiose opere è arrivata fino a noi.
1.2L’enciclopedismo a Roma
Per quello che sono la vastità delle materie affrontate e il metodo, si può dire che la cultura romana abbia essenzialmente prodotto tre enciclopedisti: Varrone, Celso e Plinio il Vecchio.
La lunga vita di Marco Terenzio Varrone si stende tra il II e il I secolo a.C. e la sua opera rispecchia quel senso di responsabilità e appartenenza civica che caratterizza lo spirito dei cittadini romani della Repubblica: le sue Antiquitates parlano della storia di Roma, mentre il De lingua latina e lo Ius civile ne descrivono la lingua e le leggi; in breve, Varrone, affronta tutti gli aspetti relativi alla cultura romana, dalla storia al linguaggio e al diritto.
Più particolare è l’opera di Aulo Cornelio Celso, vissuto a cavallo tra la fine della Repubblica e la prima età augustea e autore di un opera voluminosa, il De Artibus, in cui affronta le materie più diverse, dalla zoologia all’arte militare, dalla filosofia all’agricoltura; il De Artibus non è un’opera originale ma un compendio in cui sono selezionati brani scritti da autori più antichi che l’autore ritiene più significativi per parlare di ogni singola materia; di questa voluminosa raccolta ci è nota soltanto la parte che parla della medicina e che raccoglie tutto il sapere dei romani su quest’argomento.
Ma il più importante enciclopedista romano è senz’altro Plinio il Vecchio, autore dei 37 libri della Naturalis historia, in cui affronta i temi più diversi legati al mondo naturale ma superando l’approccio degli autori passati – e quindi non limitandosi alla compilazione sullo stile di Celso – e mettendo in pratica una suddivisione ed una catalogazione rigorosa dei vari argomenti.
Ovviamente non si tratta di un’opera assolutamente nuova, anzi, le fonti bibliografiche usate da Plinio sono notevoli e riguardano e coinvolgono uno spettro enorme di argomenti, si può dire anzi che uno degli aspetti più interessanti e innovativi dell’opera di Plinio sia proprio quello dell’utilizzo di autori sia romani che provenienti dalla cultura greca ed ellenistica.
2L’enciclopedismo medievale
Caratteristica della cultura medievale è quella di inserire la conoscenza in un’ottica religiosa, metafisica. Questo avviene anche nelle enciclopedie che, differentemente a quanto avveniva nel mondo classico, non vengono più concepite come mezzi di diffusione del sapere, quanto come mezzi di organizzazione di questo: le enciclopedie medievali limitano la diffusione della conoscenza ai soli concetti che vengono ritenuti corretti e ortodossi da un punto di vista dottrinale; d’altro canto c’era anche la necessità, avvertita in maniera distinta dai dotti cristiani, di preservare le tracce della grandiosa cultura classica e pagana dalla scomparsa in seguito alla caduta dell’Impero d’Occidente.
Esempi di queste nuove necessità sono le opere di Cassiodoro, che nelle sue Institutiones tenta di imitare l’opera di Plinio dando tuttavia larghissimo spazio ad un tema assolutamente nuovo come la descrizione delle istituzioni ecclesiastiche, e quelle di Boezio, che traduce in latino parte delle opere della sapienza greca permettendone la lettura anche in un Occidente in cui la conoscenza di quella lingua andava perdendosi.
Ma l’opera più interessante dell’alto medioevo, e non solo dal punto di vista enciclopedico, sono le Etymologiae scritte da Isidoro di Siviglia. Nei venti libri che la costituiscono, Isidoro approccia gli ambiti più disparati della conoscenza come l’astronomia, la guerra, l’agricoltura, il mondo animale e quello minerale e li descrive partendo da un’indagine etimologica, convinto che il nome delle cose ne riveli la loro intima essenza.
2.1Il caso di Dante
Per quanto riguarda il periodo basso medievale è certamente la Commedia di Dante Alighieri a presentare il caso più affascinante.
Tutta quest’opera è piena di rimandi, citazioni, allusioni alla cultura classica greca e romana e a quella religiosa; forti i richiami filosofici, teologici e letterari che fanno della Commedia un’opera letteraria dal fortissimo sapore enciclopedico, in quanto in grado di contenere una parte enorme del sapere occidentale di quei tempi.
La tendenza tipicamente dantesca, che emerge anche in opere come il Convivio o il De vulgari eloquentia, di appoggiarsi a discipline e fonti diverse per argomentare le sue posizioni trova nella Commedia la sua realizzazione più compiuta: la storia, la filosofia e la teologia vengono messe al servizio della costruzione immaginifica del mondo ultraterreno in cui Dante si muove nella veste di narratore e protagonista.
Ogni aspetto dell’architettura dantesca trova riscontri infatti nelle opere teologiche ed escatologiche dei religiosi medievali, o nei libri della Bibbia; ogni episodio, ogni incontro che segna il viaggio del protagonista nei regni d’oltretomba contiene riferimenti a fatti storici, a precisi concetti filosofici o a rappresentazioni figurative diffuse nel medioevo: tutte cose che contribuiscono a rendere la Commedia una vera e propria ‘summa’ del sapere medievale.
3L’enciclopedismo dal Rinascimento all'Illuminismo
Il Rinascimento vede un'esplosione della compilazione delle enciclopedie e della loro diffusione dovuta all'utilizzo della stampa.
La perdita della prospettiva religiosa e metafisica, l'approccio filologico ai classici e la nascita del pensiero scientifico sono tutti aspetti che caratterizzano la cultura europea tra Cinquecento e Seicento e che lasciano le loro tracce nelle raccolte enciclopediche: a differenza di quelle medievali, infatti, le enciclopedie rinascimentali recuperano Plinio come punto di riferimento e, invece che una cernita della conoscenza in base al criterio dell'ortodossia religiosa, puntano a produrre opere in grado sia di diffondere il sapere che di conservarlo.
Il rinnovato interesse per i classici e l'approccio filologico danno piena contezza ai dotti del Rinascimento di quanto sia stato perduto della cultura antica nel corso dei secoli.
Il nuovo approccio alla conoscenza, basato sulla razionalità e il pensiero scientifico, inducono inoltre alla ricerca di una rinnovata metodologia per l'approccio e la categorizzazione del sapere all'interno delle enciclopedie.
In Inghilterra, dove la riflessione su questo tipo di opera produce risultati piuttosto avanzati, il filosofo Francis Bacon individua quelle che per lui sono le categorie principali in cui il sapere dev'essere suddiviso e di come queste devono essere affrontate e indicate in un'opera enciclopedica; le sue riflessioni influenzano fortemente il lavoro di Diderot e D'Alembert.
3.1L'Encyclopédie di Diderot e D'Alembert
Nel 1728 in Inghilterra viene pubblicata per la prima volta la Cyclopaedia di Ephraim Chambers, un'enciclopedia in due volumi che, priva di voci biografiche, storiche e filosofiche, elenca il lessico e le nozioni collegate alla conoscenza tecnica e meccanica; è un'opera che riscuote un largo successo in tutta Europa e che affronta con un lessico specifico tutto quell'ambito di sapere lontano da quello delle cosiddette arti liberali, cioè quelle puramente teoriche come la filosofia o la matematica, e perciò considerate inferiori.
Un editore francese propone al filosofo Denis Diderot di compilare una versione francese dell'opera di Chambers, e la proposta viene accettata; ma con il passare del tempo l'opera diventa più ambiziosa, Diderot coinvolge un altro filosofo, D'Alembert, e insieme progettano un'opera più ampia e complessa.
Pubblicata tra il 1751 e il 1772, composta di 35 volumi e spesso soggetta alla censura ecclesiastica, l’Encyclopédie è considerata l’opera che apre definitivamente all’idea delle enciclopedie moderne ed è allo stesso tempo considerata una sorta di manifesto del pensiero illuminista, racchiuso nel Discorso Preliminare che apre l’opera.
L’opera è aperta, come quella di Chambers, al sapere tecnico e meccanico ma comprende anche voci di stampo filosofico, storico e biografico che però affronta da un punto di vista secolare; l’Encyclopédie espone il punto di vista plurale, liberale della borghesia francese che si contrappone alla nobiltà che face da puntello alla monarchia assoluta. Sia per la sua organizzazione, per la metodologia che per la modalità con cui affronta i contenuti quest’opera diventa un modello per tutte le enciclopedie successive, come per esempio l’Enciclopedia britannica.