L'Enciclopedia delle scienze filosofiche di Hegel
Di Barbara Leone.L'opera filosofica, pubblicata nel 1817, rappresenta la più compiuta esposizione del pensiero del filosofo ed è considerata un vero e proprio compendio per analizzare le sue idee
Nel 1916, quando insegnava al ginnasio di Norinberga, Hegel viene chiamato dall'Università di Heidelberg per la cattedra di filosofia.
E proprio ad Heidelberg tiene il corso sull'opera “Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio”, che viene considerata la più compiuta esposizione del suo pensiero.
L'opera è stata pubblicata per la prima volta nel nel 1817 e successivamente nel 1827 e nel 1830 con nuove edizioni ampliate.
L'opera era considerata all'epoca un vero e proprio compendio, che gli insegnanti universitari potevano consigliare ai propri studenti per lo studio.
L'opera analizza l'intero sistema di pensiero hegeliano, che parte dal concetto che la totalità della realtà deve essere intesa come ragione assoluta ed infinita.

L’individuo e l’universale
L’individuo viene plasmato dalla realtà storico-sociale e non viceversa.
La realtà storico-sociale, lo Stato, è superiore all’individuo e lo sostanzia.
È una conclusione che toglie ogni margine di libertà al singolo ed ogni sua possibilità di incidere sulla storia, che, invece, è un destino che si compie da solo.
L’individuo è condannato a non raggiungere l’universalità, semmai l’universalità si può particolareggiare.
Al massimo l’artista o il filosofo riescono ad abbracciare l’Assoluto.
La logica
Per Aristotele e per gli studiosi moderni la logica è lo studio delle leggi del pensiero.
Hegel, parlando di logica, ritiene che sia l’impalcatura logica della realtà.
La sua logica è una onto-logica, concreta e sostanziale.
Il pensiero separato dalla realtà è, invece, destinato allo scacco e al fallimento in ogni sua iniziativa.
Una logica formale è impensabile.
La logica è la struttura programmatica o l’impalcatura originaria del mondo.
Le categorie sono determinazioni della realtà oltre che del pensiero.
La sua logica si divide in logica dell’essere, dell’essenza e del concetto.
La filosofia dello spirito
Si presenta attraverso una tripartizione: spirito soggettivo, oggettivo e assoluto. Lo spirito soggettivo è quello nell’ambito individuale, studiato, secondo la tripartizione, da fenomenologia e psicologia. Il diritto astratto, la moralità e l’eticità sono gli aspetti che caratterizzano lo spirito oggettivo.
L’eticità: famiglia, società e stato
L’eticità si articola in tre momenti: la famiglia, la società civile e lo stato. Il passaggio da famiglia a società è dato da una dinamica legata alla crescita dell’individuo. La famiglia si articola in matrimonio, patrimonio ed educazione dei figli. La società civile si identifica con la sfera economico-sociale e giuridico-amministrativa del vivere insieme. Il suo spazio è quello in cui si producono e compongono i conflitti sociali, poiché al suo interno si muovono sempre opposti interessi. “La società civile è il campo di battaglia dell’interesse privato di tutti contro tutti”. La società civile è il momento antitetico della realtà, è ancorata alla realtà concreta da alcune norme. Si articola in sistema dei bisogni, amministrazione della giustizia, politica e corporazioni, quali momenti in cui si concretizza un principio.
Lo stato è il momento culminante dell’eticità nella sua dimensione concreta ed effettiva. Lo stato è la dimensione macroscopica in cui un popolo esprime consapevolmente il proprio ethos. Gli antichi romani nel concepire lo stato concepivano se stessi e vi vedevano un riflesso della propria identità. Lo stato è la sostanza etica consapevole di sé, la riunione del principio della famiglia e della società civile. Questa concezione dello stato si distacca da quella liberale di Kant, Locke e Humboldt, che erano volte a garantire i diritti e la libertà di ciascuno. La concezione di Hegel comporta una confusione di stato e società civile e si differenzia anche dal modello democratico della sovranità popolare. È uno stato monolitico che intende il popolo come un’unità e non ammette le minoranze, sicché rischia di degenerare in tirannia della maggioranza. Il popolo al di fuori dello stato è soltanto una moltitudine informe. La sovranità dello Stato deriva dallo stato stesso: lo stato non è fondato sugli individui ma sulla stessa idea di stato, secondo una concezione un poco platonica che si accosta a quella leniniana di partito. Il leader è una punta di diamante che guida la base in modo aristocratico, secondo una visione agli antipodi del modello rappresentativo. Questa ottica organicistica si oppone al modello contrattualistico del vivere associato.
Lo stato hegeliano è assolutamente sovrano, ma non dispotico, perché deve operare solo mediante le leggi: si configura come uno stato di diritto fondato sul rispetto delle leggi. Ritiene che la costituzione non sia un’elucubrazione a tavolino ma scaturisca necessariamente dalla volontà collettiva, sotto la pressione degli eventi storici. I popoli senza stato non entrano nella storia, sono solo “moltitudini informi”. Lo stato non si fonda sugli individui, ma gli individui sullo stato. Ciò comporta il rifiuto della impostazione contrattualistica (Rousseau) e del giusnaturalismo. Hegel condivide, però, con il giusnaturalismo la tesi del primato della legge. In definitiva la concezione hegeliana è quella dello stato di diritto, ovvero fondato sulle leggi. La costituzione scaturisce collettivamente e necessariamente dal momento storico, non da una elaborazione teorica arbitrariamente avviata. Una costituzione è soltanto una svolta nello spirito in un momento obbligato della storia e della cultura. Se si vuole imporre una costituzione ad un popolo inevitabilmente si fallisce.
Hegel ha il merito di aver trattato in modo interessante la filosofia della storia. Il potere legislativo ha la facoltà di determinare e stabilire l’universale. Ritiene che i ceti politici abbiano sempre dei limiti perché legati ad un qualche interesse particolare. E a questo proposito esprime la sua diffidenza riguardo le democrazie, in modi vicini a quelli di Platone. La logica è l’esposizione dei pensieri di Dio, che è il logos del mondo. Si parla di “statolatria” di Hegel ed alcuni studiosi hanno cercato di difenderlo da questa accusa: Dio non si identifica con lo stato ma con lo Spirito Assoluto (che consta di arte, religione e filosofia), ma per Hegel lo Spirito Assoluto è reale nello stato. Quando Hegel si sofferma sul diritto dello stato giustifica la guerra, in modo inaccettabile: “come il movimento dei venti preserva il mare dalla putredine, così la guerra preserva i popoli dalla fossilizzazione”.