L'empirismo scettico di David Hume

Riassunto sull'empirismo scettico di David Hume: critica alla sostanzialità dell'io, del mondo, di Dio e al principio di causa ed effetto. Spiegazione facile

L'empirismo scettico di David Hume
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David Hume

Statua di David Hume a Edimburgo
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Nella sua opera filosofica, David Hume propone quello che definisce empirismo scettico. La parte più significativa del suo pensiero dove esporrà il suo empirismo scettico è la Teoria della conoscenza.

Hume dice che la conoscenza umana non può essere considerata nèéniversale (valida per tutti) né necessaria (valida per sempre); quindi distrugge alla radice il tentativo di costruire una metafisica ma allo stesso tempo mette in crisi la stessa validità della conoscenza scientifica della natura.

Lo scetticismo per Hume

Hume arriva alle conclusioni scettiche partendo dal tentativo di costruire una scienza dell'uomo sempre su basi sperimentali; non a caso, oltre a parlare di gnoseologia, si è occupato in modo approfondito anche di politica, estetica, religione e ha toccato molte altre sfere importanti della conoscenza umana: fu infatti anche un grandissimo storico.

Per Hume scetticismo significa ritenere che la conoscenza umana non ha un solido/valido fondamento e, a differenza di Cartesio, per Hume è impossibile costruire un fondamento inconcusso. Ciò però non significa che non bisogna più conoscere perchè anche se non ho un solido fondamento questo non ci autorizza a negare ogni valore e attività alla conoscenza dato che quest'ultima è basata su strutture psicologiche basate a loro volta su un alto grado di probabilità che è quindi utile per la vita dell'uomo, anche se le pretese conoscitive dell'uomo risultano limitate dal suo scetticismo.

I bersagli critici per Hume

I bersagli critici di Hume sono tre:

  1. Critica la sostanzialità dell'io
  2. Critica la sostanzialità del mondo
  3. Critica il principio di causa-effetto (principio cardine che caratterizza il mondo)

Hume come Locke era rimasto colpito / disorientato / infastidito dal fatto che tra amici filosofi si creassero discussioni lunghissime inconcludenti e anche lui elabora il progetto di esaminare lo strumento di queste discussioni: l'intelletto umano.

Lui voleva essere il Newton della natura umana: voleva costruire una scienza della natura umana. Osserverà che Newton aveva definito un metodo d'indagine per quanto riguarda le leggi della natura invece per quanto riguarda la natura interna si resta nel buio. Hume dice di non voler costruire una scienza dell'uomo diversa dalle scienze fisico-matematiche (mentre Giambattista Vico lo fa: la storia) ma anzi cerca di costruirla così che abbia le caratteristiche della scienza newtoniana della natura.

Critica della sostanzialità dell'Io

Hume vuole sapere cos'è l'io dell'uomo. Ben presto si accorge che accettando l'impostazione empiristica viene a mancare la possibilità di parlare dell'io (mente umana) come di una sostanza (come di un'entità naturale).

Come sappiamo, partendo dall'empirismo, Berkeley negò l'esistenza del mondo esterno all'uomo; Hume radicalizza questo pensiero e dice che nemmeno il soggetto (mente umana) esiste: va oltre Berkeley e quindi dice che non esiste oggettivamente la mente al di là del suo essere percepita.

Se l'essere della realtà oggettiva consiste nel suo essere percepita (Berkeley), Hume aggiunge, anche l'essere della realtà soggettiva consiste unicamente nel suo percepire.

La mente è centro di raccolta delle sensazioni, dice Hume. L'io è un fascio di impressioni che si susseguono nel tempo (non è però un fascio duraturo). "L'io è solo un palcoscenico sul quale si succedono le sensazioni" – questo palcoscenico potrebbe però avere come limite l'essere vuoto. Possiamo fare un altro paragone e dire che "la mente umana è come un televisore, in quanto esiste solo se acceso e sincronizzato su un un certo canale; se spento non esiste".

Quindi per Hume l'io non è altro che funzione conoscitiva senza alcuna realtà sostanziale che sia indipendente dal suo conoscere.

Egli parte newtonianamente nel capire l'io, ma capisce che c'è qualcosa che gli sfugge dalla mani. Così arriva a concepire l'io come privo di sostanzialità. "Se l'essere del mondo è solo percipi allora l'essere dell'io è solo percipere.

Critica l'esperienza del mondo e di Dio

Qui Hume esamina le modalità di questo percipere: Come funziona il mondo?

La conoscenza comincia con la sensazione che lui chiama percezione e resta nella percezione. La mente umana può conoscere solo percezioni. Ogni percezione è doppia:

  1. è sentita in modo immediato e vivace come impressione
  2. è pensata in modo debole come idea ( = immagine o ricordo sbiadito dell'impressione)

Impressioni e idee

Hume pone una distinzione fra impressioni e idee:

  • Le impressioni sono dati sensibili veri e propri che penetrano la mente umana con forza. Sono i mattoni originari della conoscenza umana.
  • Le idee sono il risultato di un'elaborazione secondaria delle impressioni. Attraverso quest'elaborazione si sistemano le impressioni che ci sono arrivate in modo confuso, fluttuante e tale elaborazione viene effettuata tramite 3 modalità: Riflessione, Memoria, Immaginazione, ovvero la facoltà di stabilire relazioni tra idee tramite un principio di associazione.

Le idee quindi sono "immagini sbiadite delle impressioni". Ogni idea deriva da un'impressione (sensazione diretta) e non esistono da questo punto di vista le idee innate.

La mente riceve impressioni come una sorta di fasci associati e non solo in maniera disordinata. Noi percepiamo un mondo stabile perchè percepiamo impressioni associate attraverso rapporti stabili.

Hume dice che questo è un dato di fatto e possiamo solo constatarlo ma non spiegarlo poichè c'è un legame segreto che spinge le impressioni a legarsi in un fascio, ma noi questo fascio non possiamo ricondurlo a qualcosa di sostanziale. Non posso parlare di un oggetto al di là delle molteplici impressioni che ho di questo. Noi quindi non conosciamo le cose, ma solo le sensazioni.

Hume conclude dicendo che l'uomo non conosce mai sostanze ma solo fasci associati di sensazioni (percezioni) e allo stesso tempo nemmeno l'io è una sostanza ma centro di raccolta di queste sensazioni (percezioni). È perciò assurdo parlare dell'esistenza di un mondo oggettivo, dell'anima, di realtà soggettive al di fuori delle percezioni e a questo punto è anche assurdo parlare di Dio.

Per lui la religione non ha un fondamente razionale però non è nemmeno possibile parlare di un Hume ateo. Da un lato dice che la religione è negativa ma dall'altro dice che un popolo senza religione si differenzia poco dalle bestie. Dice poi che l'idea del divino è entrata nella vita dell'uomo a motivo del grave problema della morte e il problema realtivo all'esistenza di Dio resta ambiguo, resta un mistero. All'uomo conviene rifugiarsi nelle calme regioni della filosofia.

Restando nel tema della conoscenza umana: esiste solo ciò che si percepisce e si percepiscono solo percezioni. Per l'uomo è istinitivo e inevitabile però concepire ciò come realtà oggettiva anche se questa realtà non esiste.

Non esistono quindi nè le idee innate, nè gli universali anche se noi ne parliamo di questi ultimi. Parliamo di universali come del cogliere elementi comuni da esperienza individuali.

Quindi queste idee astratte che noi chiamiamo universali non corrispondono alla realtà. Ma tra queste le più importanti sono quelle di spazio e di tempo: nozioni astratte (non realtive alla realtà).

Quando percepisco un corpo esteso, contemporaneamente percepisco anche la percezione dello spazio che esso occupa ma quest'ultima non è diversa da quella del corpo perchè senza il corpo non percepisco lo spazio. È una percezione unica da cui però astraggo il concetto di spazio.

Allo stesso modo quando percepisco cinque note di flauto, percepisco anche il tempo ma solo come successione dopo le cinque note: se non percepissi le cinque note non percepirei nemmeno il tempo.

Lo scetticismo

L'uomo conosce solo fasci di percezioni relativi all'individuale, pertanto possiamo parlare in maniera fondata solo di ciò che stiamo percependo in atto.

  • Ma allora che validità ha la conoscenza (scienza newtoniana)?
  • Chi mi dice che anche domani funzioneranno le leggi di natura (es. Gravità)?

Se io espongo un pietra al sole, dopo un po' di tempo mi accorgo che è calda. Ma chi mi dice che questo avverrà anche domani? Hume dice che nNon abbiamo nessuna garanzia assoluta che quelle percezioni da noi registrate si ripeteranno in futuro. Questo principio di causa effetto è elaborato dalla mente umana soltanto in base a un principio d'abitudine. La proposizione -Domani il sole si leverà- non è meno intellegibile/contradditoria della proposizione -Domani il sole non si leverà. È illegittimo passare dall'essere al dover essere.

Il nesso causa-effetto trova il suo fondamento in due elementi essenziali:

  1. Continuità spaziale e successione temporale (hoc post hoc – questo dopo questo)
  2. Connessione necessaria (hoc propter hoc – questo a causa di questo)

Quando si sperimentano Continuità spaziale e successione temporale viene determinata un'abitudine, una credenza e questo ci da l'impressione di una connessione necessaria. In realtà so solo che le cose sono andate in questo modo fino ad oggi ma non posso concludere che, di diritto/necessariamente dovrà sempre andare così. Quindi il rapporto causale non è giustificabile a priori (col ragionamento) ma solo a posteriori (dopo l'evento accaduto, e quindi con l'esperienza).

Hume mette in crisi il principio di causa ed effetto caratterizzante la conoscenza che filosofi prima hanno usato per spiegare le leggi naturali. Da ciò deriva la legge di Hume: "È illegittimo ogni passaggio dal post hoc al propter hoc, dall'essere al dover essere, dal possibile al necessario". Non possiamo ricavare da ciò che accade di fatto il diritto che accada anche domani. Egli fa un esempio utilizzando il gioco del biliardo: abbiamo una palla bianca e un rossa vicino alla buca e se tiro la bianca sulla rossa quest'ultima andrà in buca; ma chi mi dice che questo accadrà anche domani allo stesso modo?

Immanuel Kant
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Non posso quindi dire che il primo fenomeno è causa del secondo perchè farei un'affermazione priva di fondamento. Per capire meglio, prendiamo un sofisma:

"Post hoc ergo propter hoc" – si è prodotto A e si è prodotto B quindi A è causa di B – si prende per causa quello che è un antecedente temporale. Secondo Hume credenze e superstizioni non sono altro che il risultato di questo sofisma e cioè privi di fondamento.

Con questo ragionamento Hume vuole rimarcare un fatto importante: "L'uomo non è in condizione di conoscere il mondo per quello che è; possiamo solo dire come si è mostrato fin'ora perchè in futuro potrà essere diverso". L'uomo crede nell'uniformità di leggi di natura ma dovrà accontentarsi di questa credenza, dell'apparenza del mondo, perchè non può essere raggiunta alcuna certezza assoluta. Se qualcuno afferma di poter conoscere in sè il mondo, questo sarà un dogmatico (che non sa dimostrare/dare un fondamento alle proprie affermazioni).

Le certezze matematiche

Noi siamo sicuri che 2+2=4 oggi ma lo saremo anche domani. Hume dice che la matematica è un sapere valido per tutti e necessario ma non riguarda i fatti che noi conosciamo ma solo le relazioni su di essi. Le matematica consiste in un serie di verità tautologiche che non accrescono la nostra conoscenza (es. il triangolo ha tre lati: il predicato non aggiunge niente alla nostra conoscenza/ al soggetto).

Di conseguenza, le conoscenze matematiche implicano una pura relazione tra le idee. Esse sono dotate di una necessità logica e in questo senso sono assolutamente certe perchè sono costruite dalla nostra mente in base al principio di non contraddizione e non derivano dall'esperienza.

Le conoscenze invece che derivano dai dati di fatto: "domani il sole sorgerà" possono aspirare a un alto grado di probabilità che corrisponde alla verifica (domani controllerò se è sorto o meno) e quindi necessita l'esperienza e si fondano sul principio di causalità (che però è basato a sua volta su quello di abitudine e quindi non è fondato).

Conclusioni

L'uomo che si affida al senso comune è convinto che:

  • guardando questa penna blu, lui dice che lui vede la penna blu perchè effettivamente questa penna è blu. Questo è consentito perchè anche gli altri la vedranno blu e domani sia io che gli altri la vedremo sempre blu.

Hume replica invece che:

  • tu vedi questa penna blu, ma non puoi dire che lo sia anche effettivamente e nemmeno che gli altri la vedano blu (qualcuno può vederla gialla). Se resti convinto che la penna sia blu, sei un dogmatico.

Per risolvere i problemi che ha introdotto David Hume, bisognerà aspettare il pensiero di Immanuel Kant.

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