Elaborato sulla propaganda fascista: arte, stampa, sport
La progaganda fascista: come i mezzi di comunicazione di massa, lo sport e l'arte hanno orientato il consenso delle masse sotto il fascismo
Indice
La propaganda fascista
Il fascismo fu sempre autoritario e intollerante verso le manifestazioni popolari. Parte della sua forza veniva, tuttavia, da quella che è passata alla storia come propaganda, una grande capacità comunicativa che si serviva di diverse metodologie di diffusione di idee e contenuti, penetrando nei gangli della società in modo pervasivo, e generando consenso all'interno della popolazione di ogni sesso ed età.
Questa azione comunicativa partiva fin dal modo in cui i fascisti si presentavano: volto sbarbato, corpo atletico, saluto romano obbligatorio nelle circostanze ufficiali e nelle parate. Per un periodo si cercò addirittura, senza successo, di abolire la stretta di mano.
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Mussolini nella sua Dottrina espose una concezione dello stato che sembrava rifarsi al pensiero risorgimentale, ma pretendeva invece di costruire uno stato che accogliesse in sé ogni individualità per annullarla in una volta ad affermare il primato del dominio e della forza.la volontà individuale venne cancellata in favore dell'esaltazione assoluta del sacrificio e della sottomissione alla volontà del capo per il bene della patria.
Il processo di fascistizzazione del paese avvenne in modo capillare sfruttando ogni mezzo di comunicazione di massa. L'opinione pubblica venne orientata e caricata esaltando la missione nazionale. I messaggi furono rivolti a tutte le categorie della società e vennero diffusi attraverso la radio, la stampa e il cinema.
La propaganda fu anche un mezzo fondamentale per offrire una giustificazione alle iniziative di guerra e di conquista.
Il dopolavoro
A partire dal 1925 il regime fascista avviò il programma di ”nazionalizzazione” del tempo libero. Per fare questo, il primo passo fu la creazione dell'OND, Opera Nazionale Dopolavoro. Questo permise di rendere istituzionali iniziative già esistenti, come i circoli ricreativi patrocinati dai sindacati fascisti sorti autonomamente nelle sedi socialiste. Di queste si eliminò il carattere politico, sopprimendo contestualmente le analoghe organizzazioni antifasciste.
Tra il 1927 e il 1939 da ente per l’assistenza sociale qual era, l'OND diventò “movimento” nazionale che vigilava sull’organizzazione del tempo libero. Il programma era univoco:
- Istruzione: cultura fascista e formazione professionale;
- Educazione fisica: sport e turismo;
- Educazione artistica: musica, cinema, radio…
Inizialmente il programma era rivolto agli ambienti urbani e industriali, ma a partire dal 1929 divenne anche dopolavoro agrario.
Alla fine degli anni '20 fu messo a punto un programma ricreativo destinato alle donne, che comprendeva anche corsi di pronto soccorso, igiene ed economia domestica.
Dal giugno del 1935 Mussolini istituì il sabato fascista, che interrompeva la giornata lavorativa del sabato alle ore 13.00 perché il pomeriggio venisse dedicato all’istruzione pre o post-militare.
L'OND forniva anche assistenza ai lavoratori.
La Gioventù italiana del littorio
Il fascismo considerava fondamentale la missione educativa, e per questo creò la GIL, Gioventù Italiana del Littorio, che raccoglieva sotto la sua egida i ragazzi dai sei ai ventun anni:
- Maschi: Giovani Fascisti, Avanguardisti, e Balilla;
- Femmine: Giovani Fasciste, Giovani Italiane e Piccole Italiane;
- Maschi e femmine: Figli della lupa
mentre i maschi dovevano coltivare l'attitudine militare e formarsi ad una carriera in Marina o nell’Aviazione, le ragazze venivano indirizzate ai corsi di economia domestica e governo della casa.
I mezzi di comunicazione di massa
La propaganda sotto il fascismo si servì ampiamente dei grandi mezzi di comunicazione di massa.
Vediamo nel dettaglio quali mezzi sono stati utilizzati.
La radio
Più di ogni altro mezzo, la radio assunse un ruolo di primo piano. I programmi trasmessi erano costituiti per lo più da discorsi tenuti da Mussolini, marce ufficiali o conversazioni sul razzismo.
La radio diventò nei fatti la voce ufficiale dello Stato.
La stampa
Importante sottolineare come il controllo attuato dai regimi sull’informazione fu possibile grazie all’acquisto, tra il 1911 e il 1925, delle maggiori testate giornalistiche e all’introduzione degli albi.
I quotidiani, attuando una censura su cronache nere o fallimenti economici, dipingevano il periodo fascista come un modello storico di pace e moralità. Lo stesso accadde nei giornali pensati per i bambini.
Mussolini aveva il controllo sulla maggior parte dei giornali, anche se alcuni giornali d’opposizione come La Stampa e Il Corriere della Sera riuscirono a sopravvivere.
Con le Leggi Fascistissime e quelle del '25, Mussolini dispose che ogni giornale avesse un direttore responsabile inserito nel partito fascista e che il giornale stesso, prima di essere pubblicato, fosse sottoposto ad un controllo.
Venne istituito l'Ordine dei Giornalisti, i cui membri erano tenuti a far parte del Partito Fascista. Mussolini creò inoltre l’Ufficio Stampa, che nel 1937 venne trasformato in Ministero della Cultura Popolare.
Questo ministero aveva l’incarico di controllare ogni pubblicazione, sequestrando documenti ritenuti pericolosi o contrari al regime e diffondendo i cosiddetti “ordini di stampa”, detti anche veline, con i quali si impartivano precise disposizioni circa il contenuto degli articoli, l’importanza dei titoli e la loro grandezza.
A capo del questo Ministero era Galeazzo Ciano, che poi divenne ministero degli Esteri e si interessò anche dei mezzi di comunicazione di massa come radio e cinema.
Il Min.Cul.Pop, oltre a controllare le pubblicazioni, cercò anche di suscitare entusiasmo nelle masse ed esaltare il mito del Duce.
Il cinema
Nel 1925 avvenne la costituzione dell’istituto nazionale L.U.C.E., L’Unione Cinematografica Educativa. Nello stesso periodo si chiudeva il cinema privato UCI, ente parastatale e poi statale per la propaganda e la diffusione della cultura popolare.
L'istituto LUCE, in cui i cinegiornali venivano proiettati obbligatoriamente in tutte le sale a partire dal 26, rappresenta il più efficace mezzo in campo dello spettacolo. La tematica più ricorrente diventa il mito bellico con il conseguente elogio del patriottismo.
L'istituto LUCE divenne il fulcro del cinema che venne posto alle dirette dipendenze del Capo del governo con l’obbligo della supervisione diretta di Mussolini sui materiali realizzati. La produzione del cinegiornale era costituita da immagini con notizie sul Duce e documentari dell’estero nella parte interna.
Negli anni '30 nacquero gli studi di Cinecittà e gli stabilimenti di Tirrenia, importanti rivista del cinema. Lo Stato sostenne finanziariamente l’industria cinematografica, al punto che le sale presenti in Italia non erano poche, ma non così tanto da coprire l’intero territorio nazionale, così nacque il Cinemobile, che proiettava i film nelle piazze.
Nel 1931 avvenne il passaggio dal cinema muto a quello sonoro.
Lo sport
Fin dagli anni ’30 venne perseguita la realizzazione di un’educazione fisica di massa. Mussolini fu spesso ritratto in foto come aviatore, schermidore, automobilista, cavaliere, incarnando il simbolo di una concezione attiva e virile dello sport e dello stato.
Il regime mussoliniano costituì il primo esempio di utilizzazione dell’organizzazione sportiva come strumento di propaganda. Al nascere della Prima guerra mondiale fu molto importante il crescendo di vittorie olimpiche dell’Italia. Negli sport motoristici la nostra nazione raggiunse significativi risultati: la Mille Miglia concretizza nella propaganda il mito della velocità:. Le vittorie dell’Alfa Romeo, della Bugatti e della Maserati erano prova dell’elevato grado tecnologico dell’industria automobilistica italiana. Campioni come Tazio Nuvolari entrarono nella leggenda.
Lo sport assunse un valore come attività educativa in sintonia con i valori della nazione guerriera propagandati dal Fascismo. Questo, come attività di massa, doveva stabilire una nuova gerarchia di valori ed essere espressione di uno stile di vita basato sulla supremazia del più forte.
Donne e propaganda fascista
La politica fascista aveva verso le donne un duplice atteggiamento:
- le collocava a casa come custodi del focolare
- le coinvolgeva nella partecipazione al regime nella ricerca di un consenso alla dittatura.
La propaganda voleva creare “una donna fascista per l’Italia fascista” sottolineando il ruolo della madre, della massaia, fino ad arrivare alla missione patriottica. Il modello della donna madre viene sostenuto dalla retorica, e ad esso si uniscono una serie di interventi legislativi quale la creazione del O.M.N.I. (Opera Nazionale per la Protezione della Maternità e dell’Infanzia).
”Madri nuove per figli nuovi” è lo slogan che tende sempre ad esaltare in ogni occasione la funzione sociale della donna in un'ottica di crescita del nucleo familiare per la patria. Si rivolge direttamente a lei nei momenti di difficoltà perché essa dia sempre il proprio contributo alla patria e lancia il mito della fecondità e della sanità della razza. La donna iene, sostanzialmente, relegata al ruolo di fattrice ed educatrice dei cittadini dell'Italia fascista.
Nel 1935 la guerra di Etiopia segna la svolta verso il nazionalismo sempre più razzista e antifemminista: vengono sciolte le maggiori associazioni femminili e soppresse alcune riviste come “L’Almanacco della donna italiana” e “Donna italiana”.
L'audiolezione su Fascismo e propaganda
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