Edward Hopper: vita, stile e opere

La vita e le opere più importanti di Edward Hopper, uno degli artisti statunitensi più celebri, noto per i Nottambuli. Stile, temi e il significato della sua arte.
Edward Hopper: vita, stile e opere
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1Chi è Edward Hopper?

Lighthouse at Two Lights di Edward Hopper
Lighthouse at Two Lights di Edward Hopper — Fonte: getty-images

Edward Hopper (1882-1967) è uno dei pittori statunitensi più celebri del XX secolo. Sono iconiche le sue opere “cinematografiche” che ritraggono la melanconia dell’American way of life degli anni Trenta e Quaranta del Novecento.

Hopper fu il principale esponente del Realismo americano. Egli si distinse per le sue scene di vita quotidiana dell’America rurale e urbana, avvolte in un’atmosfera sfuggente, evocativa e nostalgica.

2Biografia

2.1Giovinezza e formazione

Il pittore americano Edward Hopper, 1955 circa
Il pittore americano Edward Hopper, 1955 circa — Fonte: getty-images

Edward Hopper nacque il 22 luglio 1882 a Nyanck, nello stato di New York. Provenendo da una colta famiglia borghese, il giovane Hopper ebbe la possibilità di dedicarsi allo studio della pittura. Egli si trasferì nel 1900 a New York.

Hopper frequentò la New York School of Art dove ebbe degli ottimi maestri, in particolare Robert Henri (1865-1929) il quale trasmise al giovane allievo la lezione degli impressionisti europei.

Nel 1906 Hopper si recò a Parigi immergendosi nella vivacità artistica e culturale ed edonistica della città, frequentando incessantemente musei, gallerie, mostre e caffè. Dipinse en plein air lungo la Senna, nei parchi e nelle strade, avvicinandosi così alla maniera impressionista.

Dopo la Francia il giovane pittore visitò il Belgio, la Gran Bretagna, la Germania, l’Olanda e la Spagna, mai l’Italia. Hopper attraversò l’Atlantico altre due volte per tornare a Parigi, nel 1909 e nel 1910. Questi soggiorni parigini gli confermarono  la scelta di dedicarsi a una pittura realista.

2.2Esordi

Tornato negli Stati Uniti, Hopper partecipò a diverse mostre a New York; tra queste la più importante fu quella dell’Armory Show del 1913, esponendo Sailing (1911). Tuttavia, anche a causa del coevo successo dell’astrattismo, la carriera del pittore stentò a decollare.

Nel 1920 Hopper riuscì finalmente a tenere la sua prima mostra personale al Whitney Studio Club, esponendo sedici quadri ad olio, dipinti a Parigi, a Monhegan e nel Maine: anche in quest’occasione il pittore non riuscì a vendere nulla.

East Side Interior di Edward Hopper, 1922
East Side Interior di Edward Hopper, 1922 — Fonte: getty-images

Fino al 1924 Hopper riuscì a vendere sì e no un quadro. Per far fronte a questi anni complicati, soprattutto dal punto di vista economico, Hopper lavorò come illustratore commerciale a New York per circa un decennio.

Nonostante ciò Hopper perseverò nella carriera d’artista. Per un periodo l’artista mise da parte la pittura per cimentarsi nella tecnica ad incisione. L’acquaforte East Side Interior (1922) vinse riconoscimenti importanti dall’Art Institute di Chicago e dal Los Angeles Museum.

2.3Fama e successo

The Mansard Roof di Edward Hopper
The Mansard Roof di Edward Hopper — Fonte: getty-images

L’iniziale successo di Hopper si dovette ai suoi acquerelli. Alcuni di questi vennero esposti in una mostra collettiva del 1923 al Brooklyn Museum, poi in seguito anche in una personale alla Rehn Gallery di Gloucester nel 1924. Nello stesso anno si sposò con la pittrice Josephine Verstille Nivison (1883-1968).

La carriera di Hopper si consacrò grazie alle acquisizioni di Apartment Houses (1923), da parte della  Pennsylvania Academy nel 1925, e di Casa vicina alla ferrovia (1925), dal Museum of Modern Art nel 1930. Proprio nel MoMA nel 1933 si tenne la prima retrospettiva dell’artista.

Edward Hopper (1882-1967), October on Cape Cod, 1946, oil su tela, 66.7 x 107.3 cm. Collezione privata
Edward Hopper (1882-1967), October on Cape Cod, 1946, oil su tela, 66.7 x 107.3 cm. Collezione privata — Fonte: getty-images

Il pittore continuò a lavorare ricercando anche dei nuovi soggetti da ritrarre e nuovi stimoli. Esauriti i paesaggi di New York e quelli di Cape Cod, Hopper percorse la costa del New England per poi inoltrarsi anche fino in Messico nel 1943.

La seconda retrospettiva del 1950 al Whitney Museum of American Art e la comparsa sulla copertina della rivista TIME del 1956 resero Hopper un pittore di fama mondiale. Infine, l’artista morì a New York nel 1967.

3Stile

3.1Modelli e influenze

Come detto precedentemente, Robert Henri introdusse Hopper all’Impressionismo. Già prima a New York e soprattutto poi a Parigi, Hopper guardò assiduamente agli artisti impressionisti e post-impressionisti: ciò ovviamente si riflesse nella sua produzione artistica degli anni Dieci

Hopper attinse anche delle soluzioni formali da artisti d’età moderna

3.2Caratteristiche formali

Route 6, Eastham di Edward Hopper
Route 6, Eastham di Edward Hopper — Fonte: getty-images

A rendere speciali le opere hopperiane sono le sue inquadrature e le sue messe in scena cinematografiche. Il suo sguardo da cinepresa in soggettiva era probabilmente alimentato dal fiorire in quegli anni sia della fotografia che del cinema, soprattutto quello di Hollywood.

Il componente principale delle opere di Hopper è la luce che dà forma e accorda gli ambienti. Tutto ciò gravita attorno agli individui, colti nei loro gesti e nelle loro situazioni più quotidiane

Le pennellate, che definiscono realisticamente gli elementi del quadro in senso sintetico, e l’uso della luce nei dipinti di Hopper infondono un senso di inquietudine e di sospensione, le quali portano a immaginarsi delle realtà metafisiche senza tempo.

3.3Temi

Chop Suey di Edward Hopper del 1929
Chop Suey di Edward Hopper del 1929 — Fonte: getty-images

Convinto che l’arte debba farsi espressione dell’esperienza umana, i temi che Hopper ritrasse nei suoi dipinti furono scene di vita comune americane nelle diverse realtà cittadine e rurali: in questa maniera il pittore ritagliava sia uno spazio fisico che uno psicologico fra gli individui i quali, guardando con attenzione alle sue opere, non si volgono mai lo sguardo fra di loro.

Morning sun di Edward Hopper
Morning sun di Edward Hopper — Fonte: getty-images

L’opera di Hopper non era una né una registrazione né una narrazione dello squallore e della desolazione dell’America, bensì è la restituzione in pittura del canto del tutto americano della vita di ogni giorno: ossia le difficoltà e le fragilità universali di ciascun individuo.  

Hopper detestava le iper-interpretazioni simboliche delle sue opere: «Non dipingo quello che vedo, ma quello che provo». «Io ho sempre voluto fare me stesso» sosteneva il pittore. Infatti egli non fece che ritrarre la sua interiorità che in qualche modo diventava elemento universale.

4Nottambuli

4.1Analisi

Nottambuli di Edward Hopper, 1942. Olio su tela, 84.1 x 152.4 cm. Art Institute of Chicago
Nottambuli di Edward Hopper, 1942. Olio su tela, 84.1 x 152.4 cm. Art Institute of Chicago — Fonte: getty-images

I Nottambuli (1942) è il dipinto più celebre di Hopper nonché uno dei più famosi dell’arte occidentale contemporanea. La tela è attualmente esposta all’Art Institute a Chicago che la acquisì il 13 maggio 1942 per la cifra di $3000.

Ambientata a notte fonda in un angolo di città deserta, dalla vetrina di un diner americano, che si ispira ad un locale visto dal pittore al Greenwich Avenue di New York, si scorgono delle figure che appaiono in attesa di qualcosa di imprecisato e non interagenti tra di loro

Lo spettatore sembra di far parte della scena ma ne è escluso, infatti non ci sono infatti porte d’ingresso. Inoltre, nonostante la prossimità delle persone all’interno la loro incomunicabilità le tiene ancor più distanti.

4.2Interpretazioni

Come molte opere di Hopper, anche Nottambuli ha un significato ambiguo che si presta a diverse interpretazioni. Ad aiutarci nella lettura di quest’opera è l’artista stesso il quale affermò che «con tutta probabilità ho dipinto, a livello inconscio, la solitudine di una grande città». 

La storica dell’arte Gail Levin (1948) ipotizza che questo dipinto abbia preso ispirazione dal racconto Gli uccisori (1927) di Ernest Hemingway (1899-1961) la cui produzione letteraria Hopper conosceva molto bene.