L'educazione nei regimi totalitari: storia e caratteristiche

Caratteristiche dell'educazione nei regimi totalitari, le società di massa del Novecento accomunate dall'assenza di pluralismo politico, repressione del dissenso e ruolo importante della propaganda
L'educazione nei regimi totalitari: storia e caratteristiche
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1Cos'è il totalitarismo e caratteristiche

Membri dell'organizzazione giovanile fascista italiana, Balilla, fuori dalla stazione ferroviaria di Roma
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Con il termine totalitarismo ci si riferisce a quei sistemi politici che impongono un controllo politico capillare alle società e che intendono educare e plasmare i cittadini.     

I regimi totalitari, caratteristici di alcune società di massa novecentesche, pur contraddistinti da differenze fondamentali legate ai fini dello stato e alle ideologie sottese, sono accomunati da una serie di caratteristiche:   

  • uno stato fortemente autoritario e burocratizzato;
  • assenza di pluralismo politico;
  • repressione del dissenso, delle voci critiche e delle opposizioni;
  • soppressione fisica degli oppositori e dei cittadini che non si ritengono conformi al modello di uomo proprio della società totalitaria (questo in particolare nel caso dei campi di concentramento e di sterminio nazisti, esempio più estremo di questa volontà di soppressione);
  • sovrapposizione tra stato, nazione, società;  
  • partito unico che controlla e dispone delle forze di polizia, dell’esercito, dei mezzi di comunicazione, del potere politico.
  • ruolo fondamentale rivestito dalla propaganda e dall’educazione dei giovani sia attraverso la scuola, sia attraverso attività extrascolastiche.     

Tre tipologie di sistemi totalitari sono quello fascista, nazista e sovietico.     

2L'educazione durante il fascismo

Il progetto totalitario fascista realizzò alcune iniziative che riguardavano l’educazione giovanile, sia con una riorganizzazione della scuola, sia istituendo organizzazioni extrascolastiche dedicate ai più giovani. 

2.1La riforma della scuola di Giovanni Gentile

Quando Mussolini prese il potere, tra gli intellettuali più influenti era annoverato Giovanni Gentile. Gentile divenne l’intellettuale di punta del fascismo e fu Ministro della Pubblica Istruzione tra il 1922 e il 1924. 

Nel 1923 attuò una riforma della scuola italiana, in base alla quale: 

  • l’obbligo scolastico fu portato ai 14 anni;
  • dopo la scuola elementare, di cinque anni, si poteva accedere o al ginnasio (preliminare all’iscrizione al liceo), o all’istituto tecnico o all’istituto magistrale (entrambi suddivisi in un ciclo inferiore e in uno superiore) e infine in una scuola complementare, il cui ciclo copriva tre anni. La scuola complementare era articolata negli indirizzi agrario, commerciale e tecnico; non dava la possibilità di accedere a successivi corsi di studio.

La riforma stabilì inoltre:

  • un riordino dei licei: quello scientifico, indirizzato ai giovani che intendevano proseguire gli studi nel campo della medicina, delle scienze o dell’ingegneria; quello classico, indirizzato a fornire la preparazione per gli studi universitari;
  • la creazione di un liceo femminile, ideato per quelle giovani che intendevano avere un minimo di preparazione, pur non aspirando a continuare gli studi;
  • l’istituzione dell’esame di maturità;
  • l’introduzione, nella scuola primaria, dell’insegnamento della religione cattolica;
  • il numero massimo di 35 allievi per classe;
  • la creazione di scuole per ciechi e sordomuti.
Insegnante d'italiano in uniforme militare fascista
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Questa riforma non fu esente da critiche: giudicata elitaria ed estremamente selettiva, fu accusata di privilegiare le materie umanistiche e letterarie rispetto alle materie tecniche. Le prime erano infatti considerate alla base della formazione delle classi dirigenti. 

Da questa differente valutazione dei curricula scolastici derivava anche una netta differenziazione tra le scuole e gli studenti iscritti ad esse. La riforma tendeva infatti a esasperare la sperequazione sociale: da un lato, i giovani iscritti al liceo, per i quali si aprivano le porte dell’università e poi dei lavori più prestigiosi e remunerativi, dall’altro le classi subalterne, iscritte alle scuole professionali e per le quali era decisamente più difficile una ascesa professionale e sociale attraverso l’istruzione. 

2.2Dal concordato al giuramento del 1931

La scuola fu investita da un nuovo cambiamento a partire dal 1929, l’anno in cui vennero firmati i Patti lateranensi tra lo stato italiano e la Chiesa cattolica. La religione cattolica divenne materia obbligatoria in tutti i cicli di studi, tranne all’università. L’esonero dall’insegnamento poteva avvenire solo tramite una richiesta. All’autorità ecclesiastica spettava il compito di riconoscere gli insegnanti di religione. Nel 1929 entrò anche in vigore la norma che sanciva l’uso del testo unico nelle scuole elementari.

L’ideologia fascista si fece ulteriormente pervasiva due anni dopo, quando, nel 1931, fu imposto ai docenti universitari di giurare fedeltà al fascismo.

2.3L’antisemitismo a scuola

Il 5 settembre 1938 alla scuola venne impressa una svolta antisemita: entrò in vigore infatti il regio decreto-legge n. 1390, “Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista” in base al quale gli studenti ebrei vennero espulsi dalle scuole e si vietò agli insegnanti ebrei di esercitare la loro professione. Fu uno dei primi passi con i quali furono attuate le leggi razziali in Italia, volte a classificare, discriminare e umiliare i cittadini ebrei, anticipando di pochi anni le deportazioni e lo sterminio. 

2.4La carta della scuola di Bottai

L’ultima iniziativa da ricordare è rappresentata dalla riforma elaborata dal ministro Bottai e contenuta nella Carta della scuola. In base alle sue direttive si introdussero:

  • la scuola media unica di tre anni come proseguo delle scuole elementari;
  • l’obbligo scolastico fu portato a 8 anni di scuola;
  • una scuola triennale professionale parallela alla scuola media;
  • la scuola materna.

Tale riforma, risalente al 1939, non venne applicata a causa dell’avvio della Seconda Guerra Mondiale.

2.5Le organizzazioni

Membri della "Gioventù Italiana del Littorio", organizzazione giovanile fascista
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I giovani, per poter divenire gli uomini nuovi fascisti, dovevano essere educati e irregimentati anche nel loro tempo libero. Vennero così create una serie di organizzazioni. In particolare, è da ricordare l’Opera Nazionale Balilla, un’istituzione volta all’educazione fisica e morale dei bambini e degli adolescenti. In essa erano raggruppati i Balilla, bambini tra gli 8 e i 14 anni; gli adolescenti tra i 14 e i 18 anni erano invece chiamati Avanguardisti. Le bambine e le ragazze erano raggruppate nelle Piccole e nelle Giovani Italiane.

Nel 1937 nacque la Gioventù Italiana del Littorio (GIL) che accoglieva al suo interno tutti i bambini e i ragazzi, di sesso maschile e femminile, tra i 6 e i 21 anni.

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3L'educazione nel regime nazista

L’educazione nazista era militarizzata, autoritaria e razzista, antisemita e antidemocratica. L’indottrinamento avveniva sia tramite la scuola, sia attraverso l’irreggimentazione in organizzazioni che occupavano il tempo extrascolastico dei giovani.

3.1La scuola

Per quanto riguarda la scuola, vennero intraprese alcune iniziative volte a educare i giovani secondo l’ideologia nazista. Tra queste, si possono segnalare: 

  • controllo dei testi scolastici;
  • richiesta ai professori di giurare di fedeltà al nazismo e di aderire alla “Lega nazionalsocialista degli insegnanti”;
  • grande importanza rivestita dall’educazione fisica;
  • ampio spazio dato nei programmi scolastici alla questione della razza, per inculcare nei più giovani da un lato l’esaltazione dellarazza ariana”, dall’altro per educare ai principi razzisti e antisemiti dell’ideologia nazista;
  • l’espulsione dalla scuola degli insegnanti di religione ebraica e di tutti coloro non ritenuti sufficientemente conformi al credo nazista.

3.2Le organizzazioni giovanili

Raduno di Norimberga, 1936: membri della "Lega delle Giovani Tedesche"
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Per quanto riguarda l’educazione al di fuori della scuola, tutti i giovani tra i 6 e i 18 anni erano raccolti nella Gioventù Hitleriana che, fondata nel 1926, si occupava di educare i giovani ai principi nazisti attraverso gare ginniche, gite, lezioni di propaganda. Un ruolo fondamentale all’interno di tale organizzazione era la preparazione del giovane alla vita militare.

Le ragazze erano raggruppate nella Lega delle Giovani Tedesche. Anche in questo caso, l’educazione fisica occupava un ruolo centrale: la ginnastica ritmica era la disciplina impartita alle giovani che, spesso, si esibivano in parate pubbliche per dare dimostrazione degli insegnamenti appresi.

Entrambe le associazioni erano estremamente controllate e le attività svolte al loro interno erano tutte finalizzate a una educazione ideologica e alla diffusione della propaganda. L’iscrizione, sia alla Gioventù Hitleriana, sia alla Lega delle Giovani Tedesche, divenne obbligatoria a partire dal 1939.

4L'educazione in Unione Sovietica

L’approccio educativo in Unione Sovietica si esplicò sia nel mondo della scuola, dove l’accesso era molto più ampio ed egualitario rispetto agli altri regimi, sia nelle attività legate al tempo libero dei giovani. L’organizzazione scolastica andò incontro ad alcune fasi:

1. Tra la Rivoluzione d’ottobre e il 1927, il mondo scolastico conobbe una fase di profonda sperimentazione. In questo periodo, grazie all’iniziativa della pedagogista Nadežda Kostantinovna Krupskaia (1869-1939), si cercò in particolare di associare educazione scolastica e lavoro in fabbrica, lavoro produttivo e intellettuale, superando la vecchia scuola tradizionale, impostata su programmi dal contenuto religioso e nazionalistico. Grande impulso ebbero le discipline tecniche e scientifiche.   

2. Negli anni dello stalinismo, la scuola abbandonò le sperimentazioni. Lo studio, più sistematico e organizzato, si distaccò dal lavoro. Si impose una scuola volta alla formazione culturale dei giovani. Fu in questa fase che la scuola venne influenzata dall’ideologia totalitaria: si adottarono nuovi libri di testo, conformi ai principi del socialismo sovietico

Il pedagogista più noto, in particolare negli anni Trenta, è Anton Makarenko, figura principale della pedagogia sovietica, il quale sosteneva la necessità di educare i ragazzi attraverso l’organizzazione nel collettivo e una ferrea disciplina.

I cicli scolastici subirono inoltre un riordino: dal 1934 la scuola elementare durava 4 anni, la scuola media incompleta 7 anni, la scuola media completa 10 anni.

Scuola statale sovietica, 1920
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Nel 1937 venne abolito il lavoro nelle scuole. In generale si può osservare che a partire dalla metà degli anni Trenta fino al 1955 si ebbe un notevole sviluppo della scuola e delle politiche legate all’educazione. 

Come per ogni sistema totalitario, fondamentale era anche l’educazione dei giovani nel tempo extrascolastico. I ragazzi erano radunati nella Gioventù comunista, a sua volta suddivisa in gruppi per fasce d’età, e per essi erano organizzate varie attività: gare sportive, conferenze, raduni, riunioni di propaganda, giochi