Educarsi a fare il bene e a capirsi: una questione di valore (e di valori)

Siamo liberi di fare il bene e di fare il male e per questo è importante capire quando bisogna fermarsi. Avere cognizione del bene e del male ci aiuta ad avere spirito critico perché, la vera libertà, è valutare il peso delle azioni e scegliere di fare o non fare qualcosa
Educarsi a fare il bene e a capirsi: una questione di valore (e di valori)
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1“È stato più forte di me”

Tutte le frasi che utilizziamo per giustificarci quando commettiamo qualcosa di cui ci vergogniamo.
Tutte le frasi che utilizziamo per giustificarci quando commettiamo qualcosa di cui ci vergogniamo. — Fonte: getty-images

Partiamo da alcune frasi che sentiamo spesso usare – perché le usiamo anche noi – quando dobbiamo giustificarci per aver commesso qualcosa di cui ci vergogniamo. 

«Non sono riuscito a trattenermi»; «Non so cosa mi è preso»; «Non l’ho fatto apposta»; «Qualcosa mi è scattato dentro» «Mi è sembrato che fosse un‘altra persona ad agire al posto mio»; «Mi è partito l’embolo»; e la più usata di tutte che infatti le riassume: «È stato più forte di me». 

Sono sicuro che anche tu le hai usate per giustificarti di qualcosa. In generale le usiamo mentendo (più o meno tanto) a noi stessi su come sono andate realmente le cose. Il guaio è che frasi simili funzionano bene, e infatti le accettiamo e le prendiamo tutti per buone perché attenuano i sensi di colpa. 

Frasi che sollevano dalla responsabilità il colpevole che lo fanno quasi sembrare una vittima.
Frasi che sollevano dalla responsabilità il colpevole che lo fanno quasi sembrare una vittima. — Fonte: getty-images

Possiamo giustificare una lite, un tradimento, un’offesa o anche cose più gravi ancora con queste frasi. Persino gli omicidi a volte vengono fatti passare per fatalità indipendenti dalla volontà del singolo che li commette. Sono frasi pericolose che sollevano dalla responsabilità – latino respondeo, cioè rispondere di quel che si dice, fa, commette – e fanno sembrare il colpevole (il responsabile) alla stregua di una vittima. E la vittima è sacra, giacché ha subìto il male, non lo ha commesso: ha semplicemente perso la partita contro quel “qualcuno” che ci abita dentro.  

Che ne pensi? Prova a rifletterci sopra prima di proseguire.

2Il male che non voglio e il bene che desidero

Ti propongo un passo che spiega bene cosa significa sentirsi attratti dal male o anzi “dominati” dal male. È un passo di San Paolo tratto dalla Lettera ai Romani (7:15-21)

È difficile fare sempre il bene, essere saggi, equilibrati e armoniosi.
È difficile fare sempre il bene, essere saggi, equilibrati e armoniosi. — Fonte: getty-images

«Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto (…) c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me». 

Soffermiamoci su questa frase: «Infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio». Perché è difficile fare il bene, scegliere sempre per il bene, essere saggi, equilibrati, armoniosi, amanti degli altri come di noi stessi. Non è per niente facile, e lo sappiamo, scoprendolo ogni giorno, arrabbiandoci, divincolandoci, ritenendo che gli altri debbano vivere per noi e secondo il nostro modo di intendere e volere la vita. 

3Accettare la libertà dell’altro

Accettare la libertà è molto difficile.
Accettare la libertà è molto difficile. — Fonte: getty-images

Accettare la libertà dell’altro – ossia il suo libero arbitrio, il suo libero movimento nel mondo – è qualcosa di difficilissimo. Infatti non possiamo controllare da noi quello che gli altri desiderano fare e scopriamo che sono incredibilmente diversi e che questa diversità ci "urta" (che viene dall’inglese to hurt, ferire). 

Se dipendesse da noi, vorremmo certamente gli altri bloccati e stabili davanti a noi, ghiacciati nella posizione in cui ci è comodo, come nostra emanazione; ci piacerebbe che avessero i nostri stessi valori, che esaudiscano la nostra volontà, altrimenti ci arrabbiamo, ci sentiamo feriti e delusi. 

Ma, in fondo, perché? Cosa dovremmo pretendere? Forse è proprio questo il punto: capire perché ci sentiamo delusi e imparare a comunicare meglio le nostre sensazioni, le emozioni e i sentimenti che ne derivano. Anche Sanremo 2024 ha detto la sua a questo proposito con le parole di Matteo Bussola.   

4Il moto inutile: un itinerario verso il niente, Lucifero

Inferno di Dante e riflessione sul concetto di "male automatico"
Inferno di Dante e riflessione sul concetto di "male automatico" — Fonte: getty-images

Durante una lezione sull’Inferno di Dante, canto XXXIV, insieme alla classe si è ragionato sul concetto di "male automatico". Senza dirlo, avevo in mente proprio il passo di San Paolo che ho appena citato. Il male automatico, il movimento a vuoto sarebbe il vento che proviene dalle ali Lucifero, incastrato nella ghiacciaia da lui stesso creata. E Lucifero piange mentre «a guisa di maciulla» dilania Bruto, Cassio e Giuda Iscariota; e su questo pianto ci si può interrogare. 

A me è venuto in mente il fatto che spesso ci muoviamo, facciamo, ci adoperiamo in ogni cosa senza capire il senso di quello che stiamo facendo; muovendoci senza creare “senso” intorno a noi, senza generare e fecondare di luce la felicità non solo nostra, ma anche delle persone che ci sono accanto. Perché non c’è tempo, forse, perché il moto ostinato e automatico ci impedisce di raccoglierci, ascoltare, capire meglio quello che accade fuori e dentro di noi. Nonostante questo continuiamo come topolini nella ruota, perché così ci sembra giusto, perché così fanno tutti e allora non ci si può mica fare troppo domande.  

Ci ammaliamo di movimento: può essere il lavoro, la movida, lo studio, l’ambizione, lo sport. Ma la verità è che sentiamo spesso un grande vuoto: basterebbe fermarsi un attimo e ascoltare la parte più profonda di noi che inutilmente cerchiamo di mettere a tacere.   

5Prova a fermarti ogni tanto

Dobbiamo fermarci per ascoltarci, comprendere cosa abbiamo dentro.
Dobbiamo fermarci per ascoltarci, comprendere cosa abbiamo dentro. — Fonte: getty-images

Quindi la nostra libertà a volte non è nel fare il male, ma proprio nel fermarci: se è vero che qualcosa più forte di noi potrebbe spingerci a fare il peggio che possiamo, la vera libertà è fermarsi, capire, comprendere. Per questo è difficile. Misurare l’azione è una vera e propria sfida e mi piace la parola latina "ponderare", cioè valutare il peso. Perché ogni movimento ha la sua inerzia e quindi fermare un treno in corsa richiede uno sforzo fisico e mentale immenso. A seconda del peso. 

Esercizio: prenditi di tanto in tanto un’ora di tempo "buono" a non fare niente. Niente cellulare, televisione, niente vetrine dei negozi. Fai una passeggiata al mare, in campagna, visita una chiesa o magari stai semplicemente disteso sul letto a pensare. Ascoltati. Magari all’inizio non sentirai niente ma poi chissà…  

6Alcune considerazioni su questo moto continuo e disperato

Allora facciamo qualche considerazione sul “moto automatico” Lucifero style. 

  1. Possiamo muoverci finché vogliamo, correre, scappare, riempire la nostra vita di cose da fare ma se abbiamo il vuoto dentro, se non ci interroghiamo sul senso profondo delle cose, il nostro movimento sarà triste e continuo (pensa alle lacrime di Lucifero). 

  2. Se ci fermiamo di colpo o se l’ingranaggio salta (si perde il lavoro, c’è un infortunio, si lasciano o si viene lasciati da amici, amiche, fidanzate e fidanzati, parenti, coniugi) allora ecco che ci troviamo a sperimentare la perdita di senso. Finché ci si muove, non si pensa
  3. Dobbiamo avere tempo per conoscere ciò che proviamo, ciò che nel nostro animo si agita senza lasciarci in pace. Muoviamo e indirizziamo le nostre vite non per non ascoltare la nostra coscienza, ma dopo averla ascoltata – e interrogandola spesso.

Esercizio: rispondi alle domande. Ti muovi nella vita senza capire il senso di quello che fai? Cosa ti dà senso, quali sono i valori per cui ti piace spenderti? Riesci sempre nei tuoi intenti prima o poi? 

7Il male che voglio, quando gli eroi sono veramente cattivi

Quando gli eroi sono veramente cattivi.
Quando gli eroi sono veramente cattivi. — Fonte: getty-images

Cercando su internet ho trovato questo articolo di Fabrizio Lombardo che mi sembra da una parte semplicistico, ma dall’altra interessante e sintomatico dei problemi inerenti al fare il male (comportarsi male) perché è uno spettacolo buono per tutti. Questo perché – a mio avviso – vedere gli altri fare il male ci illude che noi non siamo così; che siamo diversi; che siamo "buoni". Ma è infatti un’illusione. 

Andiamo avanti. Lombardo sostiene che dobbiamo tornare ad avere degli eroi positivi che sostituiscano quelli negativi che imperversano nelle serie televisive. Il ragionamento non fa una piega, ma le cose stanno davvero così? Avere modelli positivi corrisponde ad essere più invogliati a fare il bene? Anche su questo punto ci sarebbe da ridire, perché modelli positivi ci sono sempre e ci sono sempre stati: solo che è innaturale seguirli, come dice bene San Paolo. 

Tuttavia è condivisibile quanto afferma Roberto Saviano, cioè che una raffigurazione positiva del male – come in Romanzo criminale, in Joker, o altri film o altre serie televisive – è molto subdola e pericolosa, specialmente se a fruirla sono persone con poco spirito critico o con uno spirito critico ancora poco sviluppato perché il rischio di imitazione è sempre possibile.  

8Una questione di prospettive e di spirito critico: Il visconte dimezzato

Non deve (dovrebbe) mai mancare la tensione al bene e questa si può ottenere proprio analizzando e comprendendo le pieghe nascoste del male in noi stessi e nella società in cui viviamo; così la letteratura, l’arte, le serie televisive possono aiutarci a comprendere le tipologie e le simbologie che si celano dietro i modelli e ci possono aiutare a comprendere meglio quali sono le forze in campo, nel bene e nel male. 

Italo Calvino (15 ottobre 1923 - 19 settembre 1985).
Italo Calvino (15 ottobre 1923 - 19 settembre 1985). — Fonte: getty-images

Nel Visconte dimezzato Italo Calvino immagina che un uomo si sia spaccato in due parti: una incredibilmente malvagia, una incredibilmente buona. Prese in assoluto nessuna delle due parti è in grado di muoversi bene nel mondo; solo quando si riuniscono creano un equilibrio dinamico nella persona. Proprio come dice San Paolo: «quando voglio fare il bene, il male mi è accanto». Dunque avere cognizione del bene e del male ci aiuta ad avere spirito critico, che è fondamentale.   

9La letteratura piena di modelli tossici?

Recentemente è uscito un articolo che si chiama Storia tossica della Letteratura Italiana di Lorenza Pieri e Michela Volante, tutto incentrato sui modelli negativi maschili di cui la nostra letteratura è cosparsa; a questo articolo ha risposto Galatea Vaglio. Entrambi gli articoli sono molto problematici, ma su una cosa si può facilmente obiettare al primo e su uno si obietta al secondo.  

Orlando furioso: La frenesia di Orlando: incisione di Filippo Pistrucci.
Orlando furioso: La frenesia di Orlando: incisione di Filippo Pistrucci. — Fonte: ansa

I modelli negativi maschili della nostra letteratura da Orlando a Zeno, dal Cavaliere di Ripafratta a Guido Cantelmi non sono eroici, ma tutti complessi e pieni di spaccature: servono appunto a riflettere e a capire quanto sia facile narrare la realtà in un modo o in un altro e come il gioco di prospettive possa facilmente ingannare. 

Per il resto direi che in buona sostanza è vero: la prospettiva maschile sul mondo femminile ha fatto sedimentare nella letteratura un immaginario che solo adesso (forse) sta cominciando a rimodularsi. Bene. 

10«Questa è l’acqua», parola di David Foster Wallace

Il concetto di "acqua" di Wallace per rappresentare tutta la realtà intorno a noi.
Il concetto di "acqua" di Wallace per rappresentare tutta la realtà intorno a noi. — Fonte: getty-images

Con il concetto di «acqua» Foster Wallace vuole rappresentare tutta la realtà intorno a noi, e in particolare quella a cui non facciamo caso. Infatti spesso ignoriamo quello che ci è noto proprio perché ci sembra poco stimolante. Tuttavia il "mondo reale" è fatto di tante cose che sembrano banali – forse lo sono – ma che non conosciamo davvero.   

La nostra "configurazione di base", dice Foster Wallace, è agire come se tutto il mondo fosse in nostra funzione. Per questo ci arrabbiamo quando siamo immersi nel traffico, quando gli altri ci ostacolano (mettersi in fila per qualcosa e perdere tempo, un brutto voto o un rimprovero, i genitori che litigano, il fastidio che ci danno le persone diverse, gli anziani in macchina che vanno piano e ci fanno fare tardi). Percepiamo tutto come fastidioso perché la nostra "configurazione di base" ci ha resi delle monadi e noi coincidiamo con l’universo in cui abitiamo. Leggi qui: 

David Foster Wallace (1962- 2008).
David Foster Wallace (1962- 2008). — Fonte: getty-images

«E il cosiddetto "mondo reale" non vi scoraggerà dall’operare con la configurazione di base , poiché il cosiddetto "mondo reale" degli uomini e del denaro e del potere canticchia allegramente sul bordo di una pozza di paura e rabbia e frustrazione e desiderio e adorazione di sé. La cultura contemporanea ha imbrigliato queste forze in modo da produrre una ricchezza straordinaria e comodità e libertà personale. La libertà di essere tutti dei signori di minuscoli regni grandi come il nostro cranio, soli al centro del creato. Questo tipo di libertà ha molti lati positivi». 

Che ne pensi? Vedi che anche qui c’è il moto ostinato? Il continuare continuare continuare a fare cose, l’inerzia della vita, il fastidio di non riuscire a essere nella pienezza come si vorrebbe? 

11Altri tipi di libertà

Potresti chiedermi quali sono allora le libertà. Intanto avere quella di scegliere a cosa pensare in certe situazioni; la libertà di ricordami che gli altri sono liberi e che vivono situazioni magari più complesse della mia; che non sono l’unico al mondo e che l’acqua comprende e avvolge tutti nella complessità.  

L'importanza della gentilezza.
L'importanza della gentilezza. — Fonte: getty-images

Ecco allora che l’istruzione e l’educazione acquistano un valore fondamentale: sono infatti il modo attraverso cui cresciamo e capiamo meglio come stanno le cose, anche in modo prosaico (cioè non eroico e magari invisibile). La vera sfida è esserci nel momento in cui viviamo, pieni di ogni consapevolezza e non correre verso un futuro che invece sgattaiola di continuo. A volte basta dire un "buongiorno" caloroso per capire che la gentilezza, se abituata, se resa abito della nostra vita, ci rende più intelligenti, capaci di comprensione e dunque più educati. Infatti leggi qui e con questa concludiamo:   

«Ma naturalmente vi sono molti altri tipi di libertà, e del tipo che è il più prezioso di tutti, voi non sentirete proprio parlare nel grande mondo esterno del volere, dell’ottenere e del mostrarsi. La libertà del tipo più importante richiede attenzione e consapevolezza e disciplina, e di essere veramente capaci di interessarsi ad altre persone e a sacrificarsi per loro più e più volte ogni giorno in una miriade di modi insignificanti e poco attraenti. Questa è la vera libertà. Questo è essere istruiti e capire come si pensa. L’alternativa è l’incoscienza, la configurazione di base, la corsa al successo, il senso costante e lancinante di aver avuto, e perso, qualcosa di infinito».